Lo studio di uno scheletro ritrovato ad Avignone in una tomba di oltre 7000 anni fa riporta alla luce la decorazione del suo indumento. Conchiglie marine, denti di cervo e ocra rossa gli elementi di questo preistorico esempio di Bio-fashion
di Redazione FdS
Gusto e senso della forma negli oggetti legati al vivere quotidiano, ovvero un senso estetico capace di esprimersi anche attraverso precise scelte di “design”, non costituiscono affatto una prerogativa esclusiva delle cosiddette civiltà “avanzate”, così come non è una novità tutta contemporanea una moda fatta o integrata con elementi naturali (emblematici i casi degli stilisti colombiani di bio-fashion Karen Ramiez e Juan Pablo Garzon). A confermarlo è l’eccezionale scoperta compiuta nel sud della Francia grazie all’attento studio dei resti di uno scheletro risalente ad oltre 7000 anni fa. Il reperto, riconducibile ad un individuo di sesso maschile di età compresa fra i 20 e i 50 anni e di 1,65 m di altezza, proviene da una sepoltura isolata riemersa negli anni ’70 nel quartiere di La Balance-Ilot P, sulla sponda idrografica sinistra del fiume Rodano, in territorio di Avignone, città situata a un centinaio di chilometri dalla costa che s’affaccia sul Mediterraneo. Sullo scheletro sono state individuate 158 conchiglie marine della specie Columbella rustica, tipica del Mare Nostrum, e 16 denti di cervo, che componevano la ricca decorazione dell’indumento del defunto (forse una tunica). I vari elementi erano disposti in linee e secondo schemi ben precisi: rivolti verso l’alto, verso il basso o alternati in coppie. E’ stato possibile ricostruire tali pattern perchè, sebbene del tessuto (o forse pelle animale) non vi sia più traccia, i duri gusci di conchiglia e i denti di cervo, ricoperti di rossi pigmenti di ocra, sono rimasti nel loro allineamento originario.
La scoperta è stata effettuata da un team di studiosi della Bordeaux Montaigne University che hanno pubblicato l’esito dello studio sulla rivista Journal of Field Archaeology (Volume 42, 2017). La sepoltura, ritrovata durante scavi compiuti fra i resti di un edificio tardo romano o medievale, staccata in blocco con il sedimento originario derivante da alluvioni del Rodano dell’8° millennio a.C. e riposta in una teca di legno, è rimasta per anni esposta e custodita presso il Calvet Museum di Avignone, fino a quando nuove indagini di laboratorio, avviate nel 2009 e condotte a Marsiglia con tecnologie laser 3D e un approccio multidisciplinare, ne hanno permesso una osservazione più approfondita. E’ stato così possibile – per la prima volta in un contesto mediterraneo nordoccidentale con presenze umane della prima età neolitica – identificare un capo ornato con abbondanti e sofisticate decorazioni. L’uso di uno scanner laser 3D ha permesso in particolare la modellazione tridimensionale dei vari elementi di ornamento, oltre ad una migliore comprensione della posizione del defunto, apparso collocato in attitudine fetale, con le gambe ripiegate verso il bacino, postura conferitagli senza dubbio poco dopo la morte, prima che il cadavere si irrigidisse.
Se gli studiosi sono riusciti a ricostruire quello che fu l’aspetto dell’indumento decorato, non è stato invece possibile ricomporre integralmente lo scheletro, del quale purtroppo sono andate perdute diverse parti. Le mani, il cranio (che doveva essere rivolto a Est, verso il sorgere del sole) e le ossa degli arti inferiori dell’uomo sono infatti scomparsi dalla sepoltura, molto probabilmente – affermano i ricercatori – a causa di una fossa scavata durante il Medioevo e di un muro costruito in epoca successiva.
“Sepolture di questo tipo non sono affatto comuni – ha dichiarato Aurélie Zemour, studiosa della Bordeaux Montaigne University, a capo del team di scienziati che si è occupato dell’indagine sui reperti – e sono da inquadrarsi in un periodo in cui c’è una certa diversità di pratiche funerarie, peraltro al momento ancora poco comprese”. Per tutto il sud della Francia, sono infatti note solo dieci-dodici tombe risalenti al Neolitico Antico.“Questa tomba – ha sottolineato Zemour – è particolarmente importante perchè sepolture di questo periodo contenenti elementi di corredo funerario sono abbastanza rare. Si aggiunga che materiali e ornamenti sono qui ben visibili, il che rende l’insieme davvero eccezionale. In particolare la presenza di canini di cervo è in questa regione un ritrovamento davvero unico, così come unica risulta la loro combinazione con conchiglie di Columbella“, dato quest’ultimo che – conclude la studiosa – sembrerebbe testimoniare l’esistenza di scambi commerciali e relazioni interculturali attraverso i confini di aree diverse e anche molto distanti.
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