Intervista a cura di Enzo Garofalo (> leggi l’articolo correlato)
Eletta, lei ha appena 22 anni e una passione per il teatro ed il cinema che già da tempo l’ha portata, per motivi di studio, ad allontanarsi dalla sua città, nella quale tuttavia ritorna periodicamente per far visita alla sua famiglia e ai suoi amici. Ci vuol dire quale tipo di rapporto conserva oggi con Palermo e come vive certe condizioni di degrado che continuano a persistere nonostante il processo di recupero urbanistico avviato ormai da anni?
Io sono andata via da Palermo all’età di 18 anni, nella speranza di poter tornare un giorno e contribuire anch’io al cambiamento della mia città insieme a tutti coloro che lo vogliono realmente. Oggi, avendo qualche anno in più, ritengo che un vero cambiamento della realtà di Palermo sia impossibile se non è accompagnato da un profondo mutamento di mentalità. Fissato questo presupposto, le dico che ogni volta che torno in città per stare con la mia famiglia mi porto sempre dentro un po’ d’angoscia, perchè vorrei tanto già vedere l’inizio di questo cambiamento, ma so di rimanere puntualmente delusa. Non mi fraintenda, Palermo è bellissima: a mio avviso è una delle città più belle d’Italia, ma come tutte le cose belle non dovrebbe essere trascurata, come invece troppo spesso accade. Ed è qui che entrano in gioco i palermitani. Se noi per primi non ci prendiamo cura di “casa” nostra è garantito che vivremo sempre nel disordine. Un esempio lampante è quanto mi capita di vedere facendo il tragitto dall’aeroporto alla città, passando per i vari paesini che costeggiano l’autostrada: spesso ci sono cumuli di rifiuti per i quali una buona dose di responsabilità è da addebitare agli stessi cittadini noncuranti della pulizia e dell’ordine degli spazi comuni. Mi consenta un esempio forse banale, ma realistico: se una signora sta passeggiando per strada con suo figlio e il bambino, maleducato, getta una carta per terra e la madre non dice nulla, non c’è speranza che quel bambino possa crescere come un cittadino modello. Ritengo quindi che se davvero si vogliono cambiare le cose, bisogna partire dall’inizio, ossia dall’educazione dei bambini, la cui cura andrebbe equamente condivisa tra famiglia e scuola. Allo stato attuale temo però che domini un menefreghismo totale da parte di moltissime famiglie mentre la scuola, dal canto suo, fa quello che può e con scarsi risultati. Con queste premesse diventa inutile poi lamentarsi per gli atti di vandalismo che ovviamente ci sono e anche all’ordine del giorno!
Ritiene che anche l’amministrazione cittadina abbi delle responsabilità?
A tal proposito direi che il Comune potrebbe e dovrebbe fare molto di più per migliorare la situazione; alcuni quartieri sembrano lasciati a se stessi e questo non è degno di una città moderna. Teoricamente c’è anche la raccolta differenziata dei rifiuti ma funziona davvero solo in alcune zone. In ogni caso, anche a proposito delle oggettive lacune amministrative rimango dell’avviso che la chiave di tutto sono sempre i cittadini: se non iniziamo a cambiare noi stessi e quello che ci circonda, ancor meno potremo pretendere che lo faccia chi ci governa. Penso che le due cose debbano andare di pari passo. A volte ho l’impressione che ai palermitani – almeno a molti di loro – vada bene tutto; sembra non ci siano altre priorità a parte il proprio lavoro, lo stipendio e il quieto vivere, ossia il non avere seccature. Trovo che però certa indifferenza rischi alla lunga di diventare una forma di insano egoismo; se non ci si aiuta a vicenda, se non si pensa anche al bene comune, se ognuno pensa sempre e solo per sé, si capisce perchè poi solo in pochi riescono a vedere il disordine e la sporcizia! Eppure sono lì, sotto gli occhi di tutti.
Trova ci sia molta ipocrisia fra i cittadini palermitani?
Ovviamente non in tutti. C’è chi si indigna davvero per le cose che non vanno e tenta in vari modi di far emergere il malcontento con l’obiettivo di stimolare interventi risolutivi, ma c’è anche un’ampia fetta di gente, soprattutto nelle fasce sociali più elevate, che vive molto della propria apparenza, che si lamenta di tutto quello che non va ma che assurdamente poi non agisce affinchè le cose cambino! Alla base di questo atteggiamento c’è la convinzione, errata, che solo chi ha il potere politico possa cambiare le cose, e che il popolo debba solo obbedire (quando e se lo fa). Per non parlare poi della mafia, del controllo da essa esercitato su alcuni quartieri, con tutto ciò che ne consegue…
Considerata la passione con cui parla della sua città, viene da pensare che in fondo non ne abbia solo una visione negativa…come del resto tutti quelli che amano Palermo, e non sono certo pochi.
E’ vero. Senza dubbio ogni volta che torno a Palermo mi lamento molto e per tante ragioni: i posteggiatori abusivi, i mezzi di trasporto pubblici che non funzionano come si deve, gli abitanti e la loro mentalità per molti aspetti ancora chiusa, l’adagiarsi sugli allori da parte di tante persone, una certa disinformazione e quindi l’ignoranza che ne deriva. Ma personalmente amo molto Palermo: le bellezze che riserva questa città sono uniche al mondo. Le tradizioni, il cibo, il mare, l’ospitalità sono un mix straordinario di colori e di profumi che inebriano. Se sono andata via non è certo per mancanza di amore verso Palermo ma per il lavoro che voglio fare e anche perchè ho sentito l’esigenza di ampliare i miei orizzonti, di superare quella mentalità chiusa che qui molti purtroppo ancora conservano. In un futuro mi piacerebbe tornarci, semplicemente perché credo che a Palermo ci sia anche tanta gente di buona volontà che crede nella possibilità del cambiamento. Nulla di più facile è che nel palazzo dove oggi abito a Roma ci sia uno studente palermitano che magari vuole fare la stessa cosa; in fondo ci vuole poco per unire delle teste con un obiettivo comune. Mio nonno Agostino a proposito di questo diceva sempre “La barca è buona…è l’equipaggio che non va”…Ebbene, io penso che l’equipaggio si possa cambiare e che questa nostra splendida barca – Palermo e la Sicilia intera – possa presto veleggiare verso lidi migliori.