di Redazione FdS
E’ endemica dell’area sardo-corsa e cresce in luoghi rocciosi caldi e assolati, privilegiando le aree costiere; è ricca di oli essenziali e di molteplici proprietà medicinali note fin dai tempi di Plinio e Dioscoride, ma ora la scienza ne ha scoperto un’ulteriore facoltà, quella di ”mangiare” gli elementi tossici delle miniere abbandonate. Si tratta dell’elicriso che, nella sua varietà Helichrysum microphyllum Cambess. subsp. tyrrhenicum Bacch., Brullo & Giusso, è al centro di uno studio appena pubblicato sulla rivista internazionale “Bulletin of Enviromental Contamination and Toxicology” da un gruppo di ricercatori sardi facenti capo all’Hortus Botanicus Karalitanus (HBK), al Centro Conservazione Biodiversità (CCB), al Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente, al Dipartimento di Ingegneria civile, ambientale ed Architettura e al Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche dell’Università di Cagliari.
La pianta si rivela dunque una preziosa alleata per la bonifica dei siti minerari dismessi, avendo dimostrato la capacità di trattenere elevatissime concentrazioni di zinco, piombo e cadmio a livello radicale e di limitarne la diffusione negli organi epigei come i fusti e le foglie. Questi metalli compaiono ad es. fra i più pericolosi elementi inquinanti della discarica mineraria di Campo Pisano, a Iglesias. Come si può intuire si tratta di una scoperta di grande rilievo per una realtà come quella sarda, nota per le sue tradizionali attività minerarie, molte delle quali dismesse, con conseguenze di forte impatto ambientale sul territorio. Tali attività hanno infatti innescato nel tempo una serie di problematiche che coinvolgono l’aria, il suolo, sottosuolo, le acque superficiali e quelle sotterranee, compromettendo la biodiversità e la salute umana.
Queste proprietà, unitamente alla grande adattabilità alle differenti condizioni climatiche e fisico-chimiche del terreno, rendono dunque l’elicriso un’ottimo candidato per interventi di fitostabilizzazione di aree minerarie dismesse. E’ questo un risultato che, a pochi mesi dalla scoperta dell’azione dell’iperico degli altopiani carbonatici della Sardegna centro-orientale nella lotta contro l’AIDS, vede ancora una volta i ricercatori cagliaritani all’avanguardia nello studio della flora autoctona come risorsa naturale in grado di contribuire al miglioramento della qualità della vita.
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