di Redazione FdS
Lo scorso Venerdì 10 aprile, presso l’Azienda Agraria Sperimentale dell’Università degli Studi di Catania – Zona Passo Martino si è tenuta la conferenza stampa di presentazione del progetto “Energia dagli agrumi – Un’opportunità per l’intera filiera”. Alla presentazione – alla quale hanno partecipato ricercatori e rappresentanti delle istituzioni – ha fatto seguito la visita all’impianto pilota in cui prenderà corpo la nuova frontiera di utilizzo delle parti di scarto degli agrumi, la quale segue di pochi mesi il progetto Orange Fiber, il tessuto inventato da due siciliane utilizzando gli scarti delle arance.
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Non solo spremute dunque, o canditi, granite o bavaresi. La nuova invenzione Made in Sicilia utilizza i frutti simbolo dell’isola regina del Mediterraneo per produrre energia. In che modo? Trasformando il cosiddetto “pastazzo” di agrumi in fonte di energie alternative. Il ”pastazzo” è lo scarto derivato dalla trasformazione degli agrumi dal quale, con tecnologie avanzate, si può ottenere energia elettrica, biometano, bioprodotti e nutrienti per il terreno. In altri termini lo scarto umido derivante dalla trasformazione degli agrumi può generare energia pulita, grazie a tecniche che sfruttano il processo di digestione anaerobica, ossia la degradazione della sostanza organica da parte di microrganismi in condizioni di anaerobiosi (cioè di assenza di ossigeno molecolare O2); un processo alternativo al compostaggio, che invece è strettamente aerobico.
Nella produzione industriale di succo di agrumi, il residuo umido generato dalla lavorazione dei frutti rappresenta circa il 60% della materia prima trattata ed è considerato un rifiuto. Solo in piccole parti viene già utilizzato come fertilizzante che migliora le caratteristiche fisiche del terreno, come mangime per animali, come integratore nell’alimentazione umana e come compost. Oggi con nuove tecniche anche un impianto di piccole dimensioni sarà in grado di utilizzare a scopi energetici il “pastazzo” di agrumi e altri scarti delle filiere agroalimentari del Sud come le pale di fichi d’India, le vinacce, la sansa.
Il progetto – che si vorrebbe presto estendere all’intera regione – nasce con l’intento di venire incontro alle esigenze manifestate dai principali attori della filiera agrumicola riuniti all’interno del Distretto Agrumi di Sicilia ed è stato avviato nel 2014 grazie al finanziamento non condizionato della The Coca-Cola Foundation e al lavoro del Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania insieme alla Cooperativa Empedocle, che hanno avuto il compito di individuare i processi industriali più adatti per il riutilizzo degli scarti della lavorazione agrumicola.