Esce in Italia “Difret”, il film-capolavoro etiope in difesa delle donne contro un’antica pratica vessatoria

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Un’inquadratura dal film Difret del regista etiope Zeresenay Berhane Mehari

di Valerio Giancaspro*

Segnalo ai lettori di Fame di Sud che dal 22 gennaio verrà proiettato nelle sale italiane (speriamo tante) il film Difret, un lungometraggio – diretto dallo scrittore e regista etiope Zeresenay Berhane Mehari e co-prodotto dalla celebre attice americana Angelina Jolie – che racconta la storia di Meaza Ashenafi, fondatrice di una organizzazione non governativa che offre supporto legale alle vittime della “telefa”, la pratica etiope (ma anche di altre culture) che prevede il rapimento delle adolescenti per forzarle al matrimonio. Tale pratica, particolarmente radicata nel paese africano, coinvolge il 40% della popolazione adolescente femminile.

Una breve sinossi del film: Difret – vincitore del Premio del pubblico al Sundance 2014 e alla Berlinale 2014 – nel raccontare l’attivismo di Meaza Ashenafi, narra la storia (vera) di Hirut, una intelligente ragazzina che in un luogo a tre ore da Addis Abeba, mentre sta tornando a casa, viene aggredita e rapita da un gruppo di uomini a cavallo. Hirut riesce ad afferrare un fucile e, nel tentativo di fuggire, spara uccidendo Tadele, suo pretendente e organizzatore del rapimento. L’episodio è espressione di una antica tradizione, la telefa, ossia la pratica del rapimento a scopo di matrimonio che nel villaggio di Hirut, cosi come nel resto dell’Etiopia, è una delle tradizioni più antiche e radicate. La ribellione di Hirut all’uomo che vuole imporle di sposarlo rischia però di travolgerla. Il costume sociale vorrebbe far passare Hirut per una carnefice mentre invece è soltanto una vittima.  A condizionarne le sorti sarà però l’intervento proprio della giovane donna avvocato di Addis Abeba, Meaza Ashenafi, che si batte con tenacia e determinazione per difendere i diritti dei più deboli, e lo fa attraverso l’attività di ANDENET, un’ssociazione di  sue colleghe che offre assistenza legale gratuita ai non abbienti. Obiettivo di Meaza è far rispettare la legge ufficiale del Paese, togliendo così efficacia alle decisioni prese, secondo conseuetudine, dai consigli tradizionali popolari. Meaza decide così di dedicarsi al caso di Hirut per tentare di dimostrare che la ragazzina ha agito a scopo di legittima difesa e per proteggerla sia dalla vendetta dei familiari del defunto sia dal carcere a vita che potrebbe esserle imposto dal sistema giudiziario.

Nel link qui di seguito trovate un breve estratto video del lungometraggio.

*Valerio Giancaspro, pugliese di Molfetta (Bari), dopo la laurea in Architettura presso il Politecnico di Bari, la partecipazione ad un progetto di ricerca del Politecnico Federale di Zurigo e un Master in Business Administration presso The Open University di Milton Keynes (Inghilterra), ha iniziato un percorso professionale che lo vede oggi impegnato come Development Manager per l’inglese McArthurGlen Group. Grande viaggiatore in Europa e nel resto del mondo per lavoro e per passione, non ha mai interrotto il suo rapporto con la terra d’origine dove torna con piacere non appena i suoi molteplici impegni gli lasciano del tempo libero. Estimatore del patrimonio culturale, ambientale ed enogastronomico del Sud Italia, ha condiviso con gli altri membri della Redazione di Famedisud l’idea di un progetto editoriale che potesse promuovere la più ampia conoscenza di uno straordinario contesto territoriale non di rado ‘invisibile’ ai più, talvolta persino agli stessi meridionali. I suoi interventi sul magazine vogliono a volte essere anche degli sguardi ironici e divertiti fuori dal Sud su temi che riguardano tutti.
 
latuapubblicita2
 

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