“L’arte è una gran maga! Essa crea un sole che splende per tutti…e coloro che vi si avvicinano, anche i poveri…gli rapiscono un po’ del suo calore, un po’ dei suoi raggi”
Alphonse Daudet
di Kasia Burney Gargiulo
Quella che sto per raccontarvi è una storia che ha dell’incredibile e si svolge fra Londra, Parigi, Torino e Siracusa. Nel 1970 due dipinti vengono trafugati a Londra presso la casa di una ricca coppia (i coniugi Marks e Kennedy, dei quali Marks è il titolare di Marks & Spencer, la nota catena di abbigliamento). Finiscono misteriosamente in Francia e da lì arrivano in Italia su un treno per Torino. Per un qualche strano disguido le due opere restano a bordo del treno e quando a Torino il personale delle pulizie sale sulla vettura, le trova e le porta all’Ufficio Oggetti Smarriti, alla stessa stregua di una qualsiasi cosa dimenticata sul sedile. Ma c’è una bella differenza fra un anonimo ombrello abbandonato ed un Gauguin da 35 milioni di euro più un Bonnard che sebbene meno prezioso del primo, viaggia comunque sull’ordine delle migliaia di euro. Ma allora nessuno lo sapeva ancora.“Fruits sur une table ou nature au petit chien” e “La femme aux deux fauteuils”: questi i suggestivi titoli dei dipinti di due maestri rispettivamente dell’Impressionismo e dei Nabis, il cui destino non si era però ancora compiuto col loro ritrovamento sul treno.
Non rivendicate nè identificate, le due opere finiscono nel 1975 vendute ad un’asta di oggetti smarriti svoltasi in una sala alle spalle della Stazione Torino Porta Nuova. Qui a comprarle c’è il signor Nicolò, un operaio siciliano dello stabilimento Mirafiori della Fiat. L’uomo non si intende d’arte, ma segue l’istinto della persona sensibile al Bello che non si lascia condizionare da altro se non da ciò che vede. Su uno è rappresentata una tavola con della frutta e un cagnolino sullo sfondo, mentre in primo piano campeggia una dedica alla contessa di N(imal) e una data, 1889, riferibile al periodo in cui Gauguin era in contatto con van Gogh. L’altro raffigura una fanciulla seduta su una poltrona di vimini, fra il verde di un giardino. Anche qui c’è un autografo, ma poco significativo per un non esperto. L’operaio si aggiudica i due dipinti con altri oggetti privi di particolare valore, per un totale di 45 mila lire. I due quadri hanno misure quasi identiche (44 x 54, il Bonnard; e 46,5 x 53 il Gauguin, a causa di un taglio effettuato dai ladri). Nicolò, innamorato delle due tele e ignaro di possedere un tesoro, le appende in cucina, prima a Torino e poi in Sicilia, nella sua casa di Siracusa, dove ritorna una volta andato in pensione.
E’ stupefacente il racconto che Nicolò ha fatto di recente circa lo svolgimento di quell’asta per lui a dir poco fortunata. Quei quadri non li voleva nessuno – racconta l’operaio – e persino il banditore non faceva molto per incoraggiare i potenziali acquirenti considerato che continuava a lungo a definirli “rumenta, spazzatura”. A Nicolò non importava chi potesse averli dipinti; per lui erano bellissimi, e tali sono rimasti per 40 anni, lì in casa sua, sotto i suoi occhi, guardati e riguardati con amore ogni mattina all’alba, al rientro dal defatigante turno di notte alla Fiat. Ma la storia non finisce qui.
Di recente, la svolta. Il figlio di Nicolò, studente universitario di Architettura, sta sfogliando un catalogo delle opere di Gauguin, quando improvvisamente gli pare di riconoscere un tratto pittorico a lui familiare. Il ragazzo e la sua famiglia a questo punto cominciano a farsi delle domande per cui decidono di rivolgersi alla Soprintendenza siciliana per far visionare i due quadri, ma il funzionario contattato – racconta Nicolò – respinge al mittente la richiesta dichiarando di non avere tempo da perdere. Da lì la decisione di rivolgersi al Comando dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale che – ironia della sorte – non rileva la presenza dei due dipinti fra le opere oggetto di ricerca. Ad ogni modo, la segnalazione dell’operaio, accompagnata da un memoriale che dimostra la sua perfetta buona fede, ha comportato l’avvio di un’indagine per tentare di identificare i dipinti: è stata rintracciata una sola fotografia relativa all’asta londinese del 1961 dove fu inizialmente acquistato il Gauguin. Per il resto nessuna delle due opere compariva in alcun catalogo successivo al 1964, segno che le tele o erano state rubate o erano andate disperse. La conferma del furto e del nome degli originari proprietari è emersa finalmente da alcune fotografie sul The New York Times e su un quotidiano di Singapore del 1970, che parlavano del trafugamento.
La storia arriva dunque ad un bivio. Da una parte ci sono Nicolò e la sua famiglia che spontaneamente hanno consegnato alle autorità le due opere, e dall’altra c’è l’interrogativo su quale sarà il loro destino. Si scopre così che i Marks-Kennedy non hanno eredi, ma potrebbero verosimilmente giungere rivendicazioni inaspettate. Sarebbe riuscito il signor Nicolò a riportare nella sua casa di Siracusa le due opere a cui era stato legato per ben 40 anni?
E’ notizia di oggi che il signor Nicolò è rientrato da poco in possesso dei due dipinti, riconosciuto dalle autorità come loro legittimo proprietario. Ad attestarlo – dopo i dovuti accertamenti – sono i carabinieri di Roma che in questi mesi si sono occupati del caso. Non sta nella pelle l’ex operaio, è comprensibilmente felice e vorrebbe poter condividere col pubblico le due preziose opere. “Le cose belle sono di tutti – afferma – e tutti devono vederle”. Ormai Nicolò è un uomo ricco: il suo Gauguin potrebbe presto essere venduto ad uno dei collezionisti privati che già hanno avanzato le loro proposte di acquisto ora in corso di valutazione. Diverso sarà il destino del Bonnard, col quale – dice Nicolò – si è creato un legame affettivo che lui e la sua famiglia non intendono interrompere.
Cosa farà Nicolò con i 35 milioni di euro del Gauguin? Il sogno dell’ex operaio Fiat è innanzitutto quello di riuscire finalmente a fare quel viaggio di nozze tanto agognato ma mai realizzato con la sua consorte. Un viaggio che toccherà Trieste e Vienna. L’altra aspirazione è quella di avviare un’azienda nel settore agroalimentare per valorizzare i “tesori” enogastronomici della Sicilia e creare delle opportunità di lavoro per altre persone: “a 70 anni – ha dichiarato Nicolò – mi sento ancora carico di energie per poterlo fare“.
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