di Redazione FdS
“Lo sterminator Vesevo”…così lo chiamava il poeta Giacomo Leopardi che nei pressi delle sue pendici ebbe casa, la famosa Villa delle Ginestre a Torre del Greco. E sterminatore lo fu davvero nell’antichità, nel 79 d.C., allorchè distrusse le magnifiche città di Pompei, Ercolano e Stabia. Oggi il Vesuvio, dopo l’ultima eruzione avvenuta nel 1944, durante la IIa Guerra Mondiale, è un gigante quiescente ma ancora attivo e ad alto rischio di eruzione. Ecco perchè esiste un piano di emergenza legato ad una possibile ripresa di attività eruttiva. A tal proposito nei giorni scorsi, l’ex premier Letta ha firmato le disposizioni per l’aggiornamento della pianificazione di emergenza per il rischio vulcanico del Vesuvio. Il documento, che ha ottenuto l’intesa della Conferenza unificata lo scorso 6 febbraio, oltre a stabilire l’area da evacuare cautelativamente in caso di ripresa dell’attività eruttiva, definisce i gemellaggi tra i 25 Comuni che hanno aree ricadenti proprio nella cosiddetta zona rossa e le Regioni e Province autonome che accoglierebbero nei loro territori la popolazione evacuata*.
Le aree da sottoporre ad evacuazione cautelativa sono, infatti, sia quelle soggette ad alta probabilità di invasione di flussi piroclastici (zona rossa 1) sia quelle soggette ad alta probabilità di crolli delle coperture degli edifici per importanti accumuli di materiale piroclastico (zona rossa 2).
In particolare, saranno i successivi protocolli d’intesa che Regioni e Province Autonome dovranno sottoscrivere con la regione Campania e le amministrazioni comunali interessate – d’intesa con il Dipartimento della Protezione civile – a rendere effettivamente operativi i gemellaggi, prevedendo specifici piani per il trasferimento e l’accoglienza della popolazione da assistere. Nel frattempo, entro 45 giorni da quando le disposizioni del presidente del consiglio verranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale, il capo del dipartimento della protezione civile – d’intesa con la Regione Campania e sentita nuovamente la Conferenza unificata – dovrà fornire alle diverse componenti e strutture operative del servizio nazionale della Protezione Civile le indicazioni per l’aggiornamento delle rispettive pianificazioni di emergenza previste per lo specifico rischio vulcanico al Vesuvio, aggiornamento che dovrà compiersi entro i successivi quattro mesi.
La pianificazione nazionale nasce dal concorso delle pianificazioni di tutti i soggetti coinvolti, dalle istituzioni centrali e periferiche, alle organizzazioni di volontariato e alle società di servizi: l’obiettivo del piano di emergenza nazionale, infatti, è quello di assicurare la mobilitazione di tutte le componenti e strutture operative del servizio nazionale della Protezione Civile come un’unica organizzazione volta a portare soccorso e assistenza ai cittadini.
Le aree da sottoporre ad evacuazione cautelativa, fa sapere la Protezione civile, sono sia quelle soggette «ad alta probabilità di invasione di flussi piroclastici» (zona rossa 1) sia quelle «soggette ad alta probabilità di crolli delle coperture degli edifici per importanti accumuli di materiale piroclastico» (zona rossa 2). I flussi piroclastici sono la colata lavica e di gas ad alte temperature.
L’ALLARME DAGLI STATI UNITI
Mentre in Italia si pensa ai probabili interventi di emergenza, dagli USA arriva intanto un rapporto sugli effetti che potrebbe provocare una nuova eruzione del Vesuvio. Ed il quadro è tutt’altro che rassicurante. A quanto si è appreso, studi americani confermerebbero che l’esplosione del vulcano devasterebbe l’intero golfo di Napoli producendo conseguenze drammatiche in soli quindici minuti. A dare la notizia il vulcanologo Flavio Dobran, della New York University: “Il Vesuvio che dorme dal 1944 esploderà con una potenza mai vista ed in appena quattro minuti inghiottirà già 5 o 6 Comuni della zona rossa”. Il quadro è devastante: “Una colonna di gas, cenere e lapilli si innalzerà per duemila metri sopra il cratere – dice l’esperto – Valanghe di fuoco rotoleranno sui fianchi del vulcano alla velocità di 100 metri al secondo con una temperatura di 1.000 gradi centigradi, distruggendo l’intero paesaggio in un raggio di sette chilometri, spazzando via strade e case, bruciando alberi, asfissiando animali, uccidendo forse un milione di esseri umani in appena 15 minuti”. A quanto pare si tratterebbe di un’ipotesi documentata, frutto di studi approfonditi con la sola incognita della data in cui tutto ciò si verificherà: “Questo purtroppo non possiamo prevederlo – precisa il professor Dobran – Certo non sarà tra due settimane, però sappiamo con certezza che il momento del grande botto arriverà”.
*Ecco i gemellaggi decisi per l’evacuazione.
PIEMONTE gemellato con PORTICI
VALLE D’AOSTA gemellata con NOLA
LIGURIA gemellata con CERCOLA
LOMBARDIA gemellata con TORRE DEL GRECO
TRENTO E BOLZANO gemellate con POLLENA TROCCHIA
VENETO gemellato con SAN GIUSEPPE VESUVIANO, SANT’ANASTASIA, POMIGLIANO D’ARCO
FRIULI VENEZIA GIULIA gemellato con PALMA CAMPANIA
EMILIA ROMAGNA gemellata con ERCOLANO
TOSCANA gemellata con SAN GIORGIO A CREMANO
UMBRIA gemellata con SAN GENNARO VESUVIANO
MARCHE gemellate con POGGIO MARINO
LAZIO gemellato con OTTAVIANO e NAPOLI (parte della circoscrizione Barra-Ponticelli-San Giovanni a Teduccio)
ABRUZZO gemellato con TERZIGNO
MOLISE gemellato con MASSA DI SOMMA
PUGLIA gemellata con TORRE ANNUNZIATA e SAN SEBASTIANO AL VESUVIO
BASILICATA gemellata con BOSCOTRECASE
CALABRIA gemellata con BOSCOREALE
SICILIA gemellata con SCAFATI
SARDEGNA gemellata con POMPEI