di Kasia Burney Gargiulo
Pindaro, poeta greco del VI secolo a.C., la definì “la più bella tra le città dei mortali” e tale dovette davvero essere se ancor oggi le maestose rovine di Akragas /Agrigento concentrate nella Valle dei Templi, Patrimonio dell’Umanità, sono di una bellezza da mozzare il fiato. Presto tanto splendore potrebbe arricchirsi di un nuovo elemento, immancabile in ogni città greca che si rispetti, ossia il teatro, per gli antichi strumento d’arte, vita, spiritualità, in una parola civiltà. È dei giorni scorsi la notizia del probabile ritrovamento dell’edificio sulla cui esatta ubicazione nel corso dell’ultimo secolo sono state formulate le più disparate ipotesi. A far trapelare la notizia, in anticipo rispetto all’avvio degli scavi previsto per il prossimo 10 ottobre, è stato il direttore del Parco archeologico di Agrigento Giuseppe Parello, il quale ha parlato del ritrovamento, in un’area a sud degli uffici della Soprintendenza e del Museo, di una conca e di quello che sembrerebbe il gradone più alto della cavea.
E mentre l’attesa, pur fra dubbi e cautele, si è ormai fatta elettrizzante, non manca chi ricorda la voce di antichi autori come quel Tommaso Fazello che nel ‘500, basandosi sulla presenza di alcuni resti, ipotizzò l’ubicazione del teatro nelle vicinanze della chiesa di San Nicola, oppure i tentativi di scavo fatti dall’archeologo Pirro Marconi, finanziato dal capitano inglese Alexander Hardecastle, che negli anni 1920-30 ritenne senza risultati di individuare l’area in una conca poco a nord della stessa chiesa. Dopo la seconda guerra le ricerche del teatro sono state vagheggiate più dagli appassionati che dagli studiosi, almeno fino al 1988 quando in occasione di un convegno di studi su Agrigento e la Sicilia greca fu annunciato da parte di alcuni archeologi il ritrovamento di un teatro con gradoni da trecento posti nei pressi del bouleuterion (sede del consiglio della polis) a poca distanza dal Museo Archeologico, ma l’allora Soprintendente Graziella Fiorentini bene fece ad esser cauta perchè lo studio della struttura ne rivelò poi una diversa funzione. Nel 2010 fu quindi la volta di una progetto finanziato dalla Regione Sicilia e promosso dall’allora direttore dell’Ente Parco Giuseppe Castellana, il quale prevedeva lo scavo nella zona dell’agorà a sud-est della chiesa di San Nicola: un progetto che non ebbe seguito ma basato su un’intuizione che oggi potrebbe rivelarsi azzeccata.
La nuova ipotesi di ritrovamento è derivata infatti da ricerche in corso proprio nella zona dell’agorà a sud-est del Museo archeologico e della citata chiesa di San Nicola, condotte da Monica Liviadotti del Politecnico di Bari e da Luigi Calio dell’Università di Catania, insieme alle archeologhe del Parco Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Serena Rizzo. Si trattava di indagini concernenti la catalogazione e la raffinata analisi delle immagini dell’intera area prodotte negli ultimi decenni. Grazie a questo studio e a un successivo saggio di scavo, si è arrivati ad una struttura circolare al momento ritenuta compatibile con un gradone ed altri elementi architettonici di un teatro probabilmente risalente al periodo ellenistico-romano. Il 10 ottobre partiranno gli scavi che andranno avanti per qualche mese, quanto basta per rendersi conto della funzione del manufatto. In caso di esito positivo se ne prevede la prosecuzione allo scopo di far riemergere la struttura, per poi approdare a un suo restauro e ad una successiva musealizzazione.
“Dal 10 ottobre – ha dichiarato il sindaco di Agrigento Calogero Firetto – ci sarà la verifica decisiva. Per ora, i rilievi e le indagini scientifiche, condotte anche con georadar e fotografie dall’alto dai docenti dell’Università di Bari e dai tecnici del Parco archeologico della Valle dei Templi, hanno rilevato una serie di indizi che fanno propendere con forza verso questa ipotesi. Se dovesse davvero essere il teatro dell’antica Akragas, si troverebbe nel posto giusto, esposto a sud come accadeva a quel tempo, quasi sotto il Tempio della Concordia”.
Molto cauta l’archeologa Maria Concetta Parello, funzionaria dell’Ente Parco e membro del team di ricerca, che ritiene prematuro ostentare certezze ma definisce i dati finora raccolti “un risultato incoraggiante e interessante”, giunto al termine di circa un triennio di studio che ha riguardato tutta la conformazione topografica dell’agorà. Anche lei conferma che ad ottobre partirà la prima parte dello scavo archeologico, utile a corroborare le ipotesi degli studiosi, i quali per ora più che di teatro preferiscono parlare di “struttura ad andamento circolare”. Le indagini svolte finora – spiega la studiosa – sono state possibili grazie ai fondi della Comunità Europea. Presto si attingerà a quelli che il Parco Archeologico ha stanziato per la ricerca, ma per completare tutto lo scavo occorrerà attivarsi per cercare altre fonti di finanziamento.
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