In mostra a Gerace la restaurata “Madonna degli angeli musicanti” di Fra’ Diego da Careri. Restaurate anche le statue dei santi Francesco d’Assisi e Ludovico di Tolosa
di Redazione FdS
Lo scorso 19 agosto 2020 a Gerace (Reggio Calabria), nella Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta, si è inaugurata la mostra del gruppo scultoreo della Madonna degli angeli musicanti realizzato tra il 1640 e il 1644 dal grande artista francescano Fra’ Diego da Careri. L’opera, proveniente dal convento di S. Maria degli Angeli di Badolato (Catanzaro), è stata sottoposta di recente a un accurato intervento di restauro confluito nell’esposizione “…e il legno si fece melodia per il Cielo”, a cura di Sante Guido, Giuseppe Mantella e Maria Saveria Ruga. L’operazione rientra nell’ambito delle attività della Va edizione del cantiere di restauro “Un’estate tra Arte e Fede nella diocesi di Locri-Gerace”, ideato dal restauratore Giuseppe Mantella, coordinato da don Fabrizio Cotardo e don Angelo Festa e promosso da S. E. R. Mons. Francesco Oliva, Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace. L’inedita iniziativa consiste nell’accogliere nella cittadella vescovile un gruppo di allievi provenienti da Università e Accademie di tutta Italia, creando un vero e proprio laboratorio di formazione con l’obiettivo di condurre una ricerca sistematica sulle opere d’arte del territorio e tutelare emergenze conservative per restituirle alla fruizione.
È il caso della Madonna degli angeli musicanti tra i santi Francesco d’Assisi e Ludovico di Tolosa, fastosa macchina barocca in legno policromo proveniente da Badolato, opera del frate e scultore fra Diego da Careri (1606-1661), oggetto del cantiere di Arte e Fede nell’edizione 2019, a cui hanno partecipato allievi della Pontificia Università Gregoriana, l’Università degli studi di Napoli Federico II, l’Università della Calabria, le Accademia di Belle Arti di Catanzaro, L’Aquila, Napoli e Reggio Calabria, in collaborazione con il Segretariato Regionale della Calabria, Regione Calabria, Soprintendenza ABAP per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, Soprintendenza ABAP per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone.
Il prezioso restauro ha così restituito piena leggibilità al gruppo scultoreo che si conferma come uno degli episodi più significativi della cultura figurativa barocca in Calabria, dando nuovo impulso alle ricerche intorno alla personalità artistica di fra’ Diego da Careri, attivo in Italia meridionale e nella provincia lombarda.
L’opera sarà visibile a Gerace fino al 19 ottobre 2020 per far poi rientro nella chiesa di S. Maria degli Angeli a Badolato.
Nell’opera di Fra’ Diego trova espressione tutta la maestria e l’esuberanza decorativa di questo artista francescano nato nel 1606 a Careri, un piccolo centro del reggino nei pressi di Gerace dove oggi è in mostra l’opera restaurata. Il gruppo scultoreo comprende due elementi, uno verticale e l’altro orizzontale: il primo è composto da un gruppo di serafini e cherubini che sorreggono la Vergine col Bambino in apoteosi.
il secondo, a mo’ di predella, è formato da una doppia schiera di angeli in tripudio, a sinistra e a destra di un tabernacolo: nel gruppo si scorgono angeli musicanti, dotati di strumenti tipici del periodo barocco, e angeli cerifori ovvero portatori di candelabri.
La macchina d’altare, di notevole complessità tecnica e compositiva, una volta riposizionata nelle sua sede originale a fine mostra, sarà fiancheggiata da due coppie di colonne d’ordine corinzio dai fusti riccamente decorati con motivi floreali policromi; decorazione e policromia che ritroviamo anche nella trabeazione e nel frontone sorretti dalle colonne.
Al complesso si accompagnano le estatiche figure di S. Francesco d’Assisi e S. Ludovico di Tolosa, destinate ad essere collocate ai lati del gruppo con la Vergine, il Bambino e gli angeli, al cui vertice sarà posta un’altra coppia di angeli attualmente custoditi presso il convento francescano di Badolato e già oggetto di restauro circa dieci anni fa (li si può intravedere nella foto seguente risalente agli anni ’50).
Un armonico gioco di sguardi carichi di meraviglia mette in correlazione le molteplici figure della scena che, nella loro fulgida policromia, concorrono alla celebrazione del mistero della sacra maternità di Maria, mentre lo splendore della patina aurea che ricopre vesti dai ricchi e movimentati panneggi, angeliche ali e capelli, richiama l’essenza divina del soggetto rappresentato. Ed è proprio l’oro (si tratta di uno strato di foglia d’oro zecchino) alla base del cosiddetto estofado, la tecnica di policromia applicata alla superficie lignea delle statue per imitare le stoffe pregiate; una tecnica nata con l’arte gotica ma molto utilizzata nell’arte barocca spagnola e dalla Spagna esportata in vari luoghi tra cui il Sud Italia.
Gli storici dell’arte più in generale invocano per il gruppo scultoreo di Badolato l’influenza dei retablos spagnoli, ossia le grandi pale d’altare con incorniciatura architettonica elaborata e ricca di figure e di elementi intagliati, e non manca chi intravede – in particolare per il modulo compositivo della Vergine – un’influenza diretta della Maddalena sollevata dagli angeli, del Trittico di Antonello Gagini custodito nel Duomo di S. Leoluca a Vibo Valentia.
Mentre per i prossimi due mesi il pubblico avrà la possibilità di ammirare questo capolavoro a Gerace, si conclude l’edizione 2020 del cantiere aperto “Un’estate tra Arte e Fede nella diocesi di Locri-Gerace” che ha avuto ad oggetto l’avvio degli studi su un nucleo di pergamene del fondo archivistico diocesano Locri-Gerace, i paramenti liturgici appartenenti alla Basilica di Gerace, la statua della Madonna della Montagna, conservata presso il Santuario di Polsi, affiancando il lavoro sui materiali a un programma di formazione a distanza, in collaborazione con l’Associazione Meissa e Chiese Aperte, con la consueta e rafforzata partecipazione di esperti di Istituti di Alta formazione nazionali.
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