di Marzio Luras
Ci sono luoghi nei quali il passato più remoto e la modernità si intrecciano creando realtà suggestive che affascinano il visitatore. E’ il caso della Grotta di San Giovanni, ubicata nella Sardegna sud-occidentale nel territorio di Domusnovas, un borgo di circa 7 mila abitanti nella regione storica del Sulcis-Iglesiente; una cavità carsica caratterizzata dall’essere interamente percorribile su strada, un percorso carrabile di 850 metri, oggi asfaltato, creato nel XIX secolo da un nobile che volle agevolare in tal modo il trasporto di materiale dalla vicina miniera di Sa Duchessa. La peculiarità della grotta, oltre alle belle concrezioni di vario genere presenti al suo interno, è di essere la cavità naturale transitabile su strada più grande del mondo. Di grotte simili ne esistono solo altre due su tutto il pianeta: una in Francia (la Grotte du Mas-d’Azil, nei Pirenei) e una in Australia (nel Grand Arch delle Jenolan Caves, a Oberon). La strada non è più aperta alle auto da quando, con provvedimento dell’Assessorato alla Difesa dell’Ambiente della Regione Autonoma della Sardegna, è stata riconosciuta monumento naturale e come tale sottoposta a vincolo. Una soluzione inevitabile per salvaguardarne le condizioni ambientali. In compenso è percorribile a piedi, grazie ad un moderno impianto di illuminazione, e attraversarla rimane un’esperienza indimenticabile, così come ricercatissime da arrampicatori sportivi provenienti da tutto il mondo sono le spettacolari pareti rocciose che ne sovrastano i due ingressi.
La grotta è il risultato di un eccezionale fenomeno di carsismo, ossia di erosione dovuta allo scorrimento di un fiume sotterraneo all’interno della massa calcarea del Monte Acqua, ed è una delle gallerie naturali più lunghe d’Europa. Oltre alla cavità attraversata dalla strada, la grotta ha infatti altre diramazioni, accessibili solo agli speleologi, con gallerie, cunicoli, laghetti sotterranei e sifoni. Il percorso praticabile dai visitatori inizia e finisce con due ingressi naturali monumentali (quello sud, per chi proviene dal paese, e quello nord che si affaccia sulla Valle di Oridda), accessi che nell’antichità erano fortificati da possenti mura preistoriche purtroppo demolite nell’800 in occasione della costruzione della strada (oggi ne sono visibili solo i resti). La Grotta di San Giovanni non è l’unica cavità naturale della zona: molto suggestive sono anche l’Abisso Paradiso e la Voragine della Rana, ben note agli speleologi.
Il nome le deriva dall’antica presenza al suo interno di una cappella medievale dedicata a S. Giovanni, demolita per permettere il passaggio della strada e sostituita dall’omonima chiesetta oggi visibile all’esterno a poca distanza dall’ingresso sud della grotta naturale, raggiungibile uscendo dal paese di Domusnovas in direzione nord e percorrendo la provinciale che fiancheggia il rio San Giovanni. Lungo il tragitto, che termina in un’area di parcheggio con punto ristoro, si incontrano una ex cartiera, testimonianza storica di archeologia industriale e, nei pressi, i resti di un vecchio mulino. Attraversando un ponte sul rio S. Giovanni si giunge proprio alla piccola chiesa campestre, che biancheggia fra gli ulivi secolari di una suggestiva vallata. Se invece si ritorna verso Domusnovas, si ha la possibilità di raggiungere un altro dei luoghi di interesse del territorio, il nuraghe Sa Domu’e s’Orcu, alle falde sud-orientali del rilievo calcareo del Monte Mannu. Si tratta di un complesso formato da una torre inclusa in un bastione trilobato e da un antemurale pentalobato, con resti murari che suggeriscono la presenza di un villaggio annesso al nuraghe, già di per sè uno dei più grandi esempi di edilizia nuragica, databile al 1600-1000 a.C. In un cortile sono stati identificati alcuni vani utilizzati per fondere metalli, come si è dedotto da scarti di fusione del bronzo rinvenuti sul posto.
STORIA, GASTRONOMIA E FOLKLORE DI UN TERRITORIO PLURIMILLENARIO
Raggiungere Domusnovas significa addentrarsi in una zona ricca di miniere oggi abbandonate, alcune delle quali note già nell’antichità, come testimoniato dal non distante sito archeologico di Metalla, insediamento di epoca romana al cui distretto apparteneva il villaggio di Domusnovas ricco di piombo argentifero, sfruttato in precedenza anche da Fenici e Cartaginesi ed estratto dalle miniere di Baraxiutta e Sa Duchessa. La presenza umana in quest’area risale peraltro a tempi ancora più antichi: a parte i resti del villaggio nuragico di Sa Domu’e’s Orcu, significative in tal senso sono le tracce di vasellame d’epoca neolitica rinvenute all’interno della Grotta di S. Giovanni e le citate rovine delle mura preistoriche che ne fortificavano gli ingressi. Nel Medioevo, il piccolo centro della valle del rio Cixerri fece parte del giudicato di Cagliari e nel XIII secolo passò sotto la dominazione pisana diventando un feudo del celebre Conte Ugolino della Gherardesca, ricordato da Dante nella Divina Commedia, e attestandosi come il più importante centro minerario dell’Iglesiente. Nel XIV secolo sarebbe poi passato sotto il dominio degli Aragonesi.
La forte vocazione mineraria dell’economia di Domusnovas è durata fino ai tempi moderni, almeno fino a quando, negli anni ’50 del ‘900, il comparto minerario non è entrato in crisi. Oggi il borgo vive soprattutto di agricoltura, pastorizia e artigianato, attività che peraltro appartenevano già al suo più antico passato. Per chi decidesse di visitare questi luoghi, motivo di interesse è anche la gastronomia locale particolarmente incentrata sui funghi, sulla selvaggina e sulla rinomata qualità di pane e frutta. Il folklore locale offre invece due appuntamenti di grande suggestione: in occasione della sagra di S. Giovanni, che si festeggia il 24 giugno nella chiesetta campestre nei pressi della Grotta, ha luogo una solenne processione di antichi carri trainati da gioghi di buoi (is traccas), mentre alla festa patronale di S. Maria Assunta (15 agosto) è legata la sagra di “su carru de sa linna” (il carro della legna), un’antica tradizione basata su un voto degli scapoli del paese, i “bagadius”, che consiste nel trasportare con i carri trainati da buoi, fino al piazzale della chiesa, della legna da costruzione. Tagliata nei boschi, trasportata in paese e sistemata infine su un unico carro addobbato, viene messa in palio per ricavare i soldi necessari a celebrare i festeggiamenti della Madonna. Il tutto fra musica, canti e danze in costumi tradizionali sardi.
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