Fra sacro e profano l’ancestrale rito del fuoco nella monumentale Fòcara di Novoli. La pira di quest’anno è stata disegnata dall’artista Hidetoshi Nagasawa
di Enzo Garofalo
Muta forme e suggestioni di anno in anno, ma la sostanza non cambia. E la sostanza è quel fuoco che a Novoli (Lecce) pur ardendo per volontà degli uomini riecheggia il fuoco perenne che per gli antichi da’ vita all’universo intero. Nel borgo salentino lo si accende ogni gennaio in omaggio a S. Antonio abate, l’eremita egiziano vissuto nel III sec. d.C. considerato fondatore del monachesimo cristiano; un legame che risale alla leggenda del santo pronto a inoltrarsi fra le fiamme dell’inferno per contendere al demonio le anime dei peccatori, prerogativa che lo ha reso protettore di tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco. Ma se il volto attuale della tradizionale Focara di Novoli – il più grande falò del Mediterraneo (25 metri di altezza per più di 80mila fascine di tralci secchi di vite Negramaro) – è quello cristiano del culto antoniano, ufficializzato a Novoli nel ‘600, ce n’è un altro più remoto che affonda le radici nel connubio tra il fuoco e la sua capacità di produrre luce e calore, principi vitali senza i quali non esisteremmo; una legge di natura che già le antiche religioni conoscevano e che ha posto il fuoco in relazione con i riti volti a celebrare in diversi momenti dell’anno il ciclo di vita-morte-rinascita a cui la Natura e l’uomo soggiacciono sul piano della materia e dello spirito. E’ così che a livello popolare, già nelle espressioni più arcaiche della cultura contadina, comparve l’uso dei falò con i quali si tendeva a propiziare la crescita dei raccolti (proprio a tal fine, a volte la cenere di quei fuochi veniva sparsa nei campi) ed il benessere di uomini ed animali. Una pratica che ancor oggi si segue in tutta Italia nelle diverse stagioni dell’anno e in occasione di festività religiose come quelle dedicate a S. Antonio, S. Giuseppe, San Vincenzo, alla Vergine Maria, ecc.
Fame di Sud lo scorso 16 gennaio era dunque a Novoli per documentare la festa della Focara, senza dubbio una delle manifestazioni folkloriche più suggestive di Puglia, capace di attrarre ogni anno – in un borgo di appena 8mila abitanti – dalle 50mila alle 80mila persone desiderose di vivere questa affascinante fusione fra sacro e profano, ritualità cristiane e pagane, per custodire la cui tradizione è stata addirittura creata una apposita Fondazione. L’incendio della Focara in realtà è solo l’evento clou di una festa che dura fino al 18 gennaio coinvolgendo la comunità e i visitatori con vari appuntamenti, religiosi e profani.
Siamo arrivati all’alba con l’intenzione di catturare alle prime luci del giorno l’immagine dell’enorme catasta di tralci di vite che iniziano ad essere raccolti già dal mese di dicembre ed abbiamo trovato alcuni novolesi intenti negli ultimi ritocchi di una costruzione che parte dal 7 gennaio per concludersi a mezzogiorno della vigilia della festa del Santo. Grazie all’abnegazione di un gruppo di cittadini, il Comitato Festa, vengono raccolti i fondi necessari per l’evento. Fra loro figurano anche i cosiddetti pignunai, ossia i maestri che si dedicano alla costruzione del gigantesco falò, aiutati da un centinaio di collaboratori. Sono gli unici conoscitori delle tecniche costruttive che si tramandano da una generazione all’altra: a cominciare dalla formazione delle singole fascine, ciascuna delle quali è composta da circa 200 tralci di vite, per finire con la complessa costruzione della ‘’galleria’’, ossia il tunnel che attraversa il falò da un’estremità all’altra della base e serve da passaggio per la processione del santo che muove dalla chiesa a lui intitolata.
LA COSTRUZIONE DELLA FOCARA (7-16 gennaio)
A SPASSO PER NOVOLI
Il corteo si svolge nel pomeriggio del 16 gennaio dopo la solenne benedizione degli animali (cani, gatti, uccelli, cavalli) che molti cittadini portano sul sagrato della chiesa per invocare la protezione del Santo Patrono. La benedizione termina con festosi rintocchi di campane e fragorose salve che danno l’avvio alla processione con la statua del santo, un simulacro di pregevole fattura barocca portato a spalla per le vie del paese fra due ali di folla. Oltre ai membri di alcune congregazioni, in abito da parata, e alla numerosa folla di comuni cittadini, spiccano i figuranti in costume storico che vanno ad arricchire la suggestione del corteo, ultimo passaggio rituale prima dell’incendio del falò, programmato per le 20, sul quale brucia anche un’effigie del santo issata da un gruppo di uomini nella cerimonia cosiddetta della bardatura.
GLI ULTIMI RITOCCHI ALLA FOCARA E IL RITO RELIGIOSO
La sera del 16 densi banchi di nebbia si sono insinuati fra le case di Novoli, impregnando d’acqua ogni anfratto, compresi i tralci di vite della Focara. Problemi con gli inneschi dei fuochi d’artificio hanno ritardato lo spettacolo di mezz’ora. Intanto col trascorrere dei minuti l’enorme piazzale del falò si è riempito di gente all’inverosimile. Stracolme di persone anche le strade che immettono sulla piazza, costeggiate lungo tutto il percorso da bancarelle con merci d’ogni genere, soprattutto prodotti alimentari tipici, qui al Sud elemento imprescindibile di ogni evento festoso che si rispetti. Ma giunto il momento fatidico tutti gli sguardi si sono rivolti verso la cima della Focara per assistere un’ennesima volta alla magia di questo straordinario elemento che è il fuoco, capace di catalizzare l’attenzione con l’intensità di un potere ipnotico. E poi via…musica, canti e balli fino a notte fonda.
Poiché, come scriveva Alphonse Daudet nella Parigi dell’800, “l’arte è una gran maga…Essa crea un sole che splende per tutti…e coloro che vi si avvicinano, gli rapiscono un po’ del suo calore, un po’ dei suoi raggi”, ecco che ormai da tempo la Focara sposa l’arte ospitando ogni anno un artista di fama internazionale che appone la sua ‘’griffe’’ al grande falò. Questa volta è toccato al allo scultore e architetto giapponese Hidetoshi Nagasawa che ha ideato una Focara più stilizzata rispetto a quella a ‘’gradoni’’ delle ultime edizioni, senza però rinunciare alla classica ‘’galleria’’ sottostante: un cono in piena regola avvolto in una spirale. Di Nagasawa anche l’affascinante installazione realizzata presso la Saletta della Cultura, uno spazio antico con volta a botte, in cui ha ‘inscritto’ un poliedro in legno di castagno montato a incastro, secondo quel dialogo tra ambiente e scultura, opera e spazio, tipico dell’artista giapponese.
FòcarArte: ARTE A NOVOLI
Protagoniste degli spazi artistici della Focara 2014 anche le foto di Letizia Battaglia, che dopo un lungo periodo di grande impegno civile (sue le sconvolgenti immagini sulle stragi di mafia in Sicilia) ha scelto un filone più intimista, raccontando le emozioni sui volti della gente coinvolte nella grande festa salentina. I suoi scatti, riferiti alla edizione 2012, sono in mostra presso la Drogheria delle Arti. Abbiamo intravisto la fotografa seguire con il suo obiettivo anche l’edizione di quest’anno, curiosa e attenta ad ogni sfumatura umana del contesto. Per le vie del centro, intento a prendere un caffè e a rilasciare un’intervista abbiamo incrociato anche il noto regista e musicista serbo Emir Kusturica, stupefatto dall’atmosfera a suo dire ‘felliniana’ di questo evento che lo ha visto protagonista anche in “A fuoco” un docufilm di Gianni De Blasi che ricostruisce la storia dell’antica festa pugliese.
Un’ultima curiosità: il grande falò di quest’anno era affiancato da un focara in miniatura che abbiamo appreso essere stata costruita in omaggio ad uno dei maestri pignunai scomparso di recente. In una delle immagini del nostro servizio, l’obiettivo del fotografo ha catturato una farfalla ad ali spiegate, ferma su uno dei tralci di vite della piccola pira. Gli antichi greci avevano un termine unico, “psyche”, che definiva contemporaneamente la farfalla e l’anima che lascia il corpo dopo la morte…