di Redazione FdS
C’è un punto della costa calabra in cui prendono corpo visioni d’infinito, in cui paesaggio e Mito si fondono ad addolcire, nel tempo di un pensiero fugace, le asperità del reale. Ma si sa, la felicità è fatta di attimi, a volte straordinari, come quelli che solo la Natura sa offrire a chi ha occhi per vedere e cuore per sentire. Il tramonto del sole sull’isola-vulcano di Stromboli, in pieno Mar Tirreno, è uno di questi. Stromboli è un punto del Mediterraneo dove per millenni si sono incrociate rotte marine lungo le cui traiettorie hanno viaggiato merci e civiltà, dove l’uomo ha intessuto racconti di vita e di morte, e il vulcano, col suo fuoco inesausto, ha segnato la direzione nelle lunghe notti buie sul mare. Di quel lontano passato oggi rimane l’incontro tra il fuoco ipogeo del vulcano e quello del sole al tramonto “quando il giorno si spegne e l’oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle” – direbbe Hermann Hesse – e quell’incontro si fa momento di contemplazione estetica e di ideale accesso a una dimensione in cui il tempo sembra aver cessato di esistere.
Un momento e un luogo magici che nel 2017 un gruppo di giovani calabresi, riuniti sotto il nome di Calabria Network Mediterraneo, ha deciso – col supporto di numerosi soggetti istituzionali e sociali – di candidare a Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO. Una scelta fondata sul VII Criterio della Convenzione sul patrimonio dell’Umanità del 1972 in base al quale sono riconoscibili “fenomeni naturali o atmosfere di una bellezza naturale e di una importanza estetica eccezionale”, unitamente ad attributi di unicità, universalità e insostituibilità. Caratteristiche che ben definiscono lo spettacolo di un cielo e di un mare che, d’estate, al calar della sera diventano una tavolozza fauve di arancio, rosso, azzurro e nero d’intensità inaudita, pronta a trascolorare in sfumature sempre più tenui ma non meno suggestive, via via che il sole si dilegua oltre l’orizzonte marino.
Questo spettacolo naturale – godibile nel tratto di costa da Pizzo Calabro a Zambrone, passando per Tropea e pochi altri borghi dell’entroterra affacciati sul Tirreno – in alcune località raggiunge l’apice della sua unicità a primavera e nell’ultima settimana di agosto quando il sole fa la sua “discesa” in asse col vulcano sembrando scomparire nelle sue viscere, quasi a nutrirne il fuoco che da millenni lo mantiene attivo. Stromboli si mostra come un’enigmatica sagoma scura, spesso coronata da volute di fumo, e il sole è un globo infuocato che via via la illumina, rivelando all’orizzonte le altre isole Eolie, comprese Alicudi e Filicudi, le più lontane. Nelle immagini qui pubblicate, scattate in questi giorni di fine giugno da Rinaldo De Maria, pittore di San Giorgio Morgeto (Reggio Calabria), vediamo tutte le fasi del tramonto, col fenomeno dell’allineamento ancora in via di formazione; il sole, più che penetrare nel cratere del vulcano, sembra infatti scivolare lungo le sue pendici orientali per poi scomparire oltre l’orizzonte marino. Uno spettacolo d’innegabile bellezza che prelude a quello, unico, di piena estate.
Intanto a marzo scorso la Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO ha confermato l’avvenuta trasmissione del dossier di candidatura del Tramonto sullo Stromboli come patrimonio dell’Umanità al competente Ministero per i Beni e le Attività Culturali, atto che rappresenta l’avvio formale dell’attività istruttoria riguardante la proposta di candidatura che, nel corso degli ultimi tre anni è stata integrata da informazioni e attività di studio e ricerca geo-astrofisica, culturale, antropologica, letteraria e filosofica su tutto ciò che attiene al fenomeno.
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