Gianmartino di Tiriolo: in un libro appena pubblicato i dettagli di una scoperta archeologica straordinaria

AA. VV. Giammartino di Tiriolo – Scavi e ricerche 2014-2018, Edizioni D’Andrea

di Redazione FdS

Passione per il proprio lavoro – quello dell’archeologia, vissuta come una disciplina in grado di dialogare col pubblico -, amore per la cultura e per le sue importanti ricadute sociali, riscoperta delle proprie radici culturali che diventano strumento di coesione nel perseguimento di un obiettivo comune di sviluppo: sono gli ingredienti della storia straordinaria che andiamo a raccontarvi, a una parte della quale – quella più strettamente archeologica – è dedicato un libro di recente pubblicazione. Si tratta del volume “Giammartino di Tiriolo – Scavi e ricerche 2014-2018” (Edizioni D’Andrea, 100 € ), che presenta lo studio firmato da un gruppo di archeologi su una delle più importanti scoperte archeologiche avvenute in Calabria negli ultimi anni e, in particolare, sui risultati della campagna di scavi e restauro tenutasi tra il 2014 eil 2016 in località Gianmartino, a Tiriolo, suggestivo borgo di circa 4 mila abitanti in provincia di Catanzaro, affacciato in posizione panoramica sull’istmo di Catanzaro-Sant’Eufemia, nel punto più stretto della penisola italiana.

E’ il 2015 quando, dopo un’indagine preliminare, in un’area di Tiriolo già nota per il ritrovamento nel ‘600 della tavola bronzea legata al Senatus consultum de Bacchanalibus, sono emerse alcune strutture riferibili a un edificio del IV-III sec. a.C. di probabile destinazione religioso-sacrale, ricco di decorazioni e molto ben conservato – con muri superstiti per oltre 1 metro e mezzo di altezza – del quale risultano leggibili varie fasi di costruzione, ristrutturazione e riutilizzo, prima che un violento incendio lo distruggesse. Rilevante è anche la documentazione numismatica, costituita da diverse centinaia di monete in bronzo e in argento, riferibili a varie emissioni italiche e cartaginesi. La struttura riportata alla luce, convenzionalmente denominata Palazzo dei Delfini, si presenta come un lungo corridoio colonnato sul quale si affacciano tre ambienti, oltre a una stanza pavimentata in cocciopesto con riquadro centrale a mosaico raffigurante due delfini e un terzo pesce di specie incertauna seconda stanza dotata di porta monumentale, una terza con pavimento a cocciopesto decorato a motivi geometrici e, infine, un grande atrio-vasca. Si tratta senz’altro di una preziosa testimonianza – non priva di aspetti inediti – di una presenza brettia fortemente ellenizzata nel catanzarese interno e di un insediamento che fu senza dubbio fra i più importanti dell’area istmica.
 

Scorcio del Palazzo dei Delfini, nell’area archeologica di Gianmartino, IV-III sec. a.C., a Tiriolo (CZ)

Intorno a questa scoperta, grazie all’intuizione e alla caparbietà dell’archeologo veneto Ricardo Stocco, direttore tecnico dello scavo e convinto sostenitore dell’idea che la valorizzazione sostenibile dei beni comuni con il coinvolgimento delle comunità locali possa aprire preziose prospettive di crescita civile e anche economica, si sono sprigionate una serie di dinamiche che hanno movimentato la vita della piccola Tiriolo: dalla partecipazione appassionata e quotidiana dei cittadini alle fasi di lavoro e scavo alla trasformazione dell’area – già campo sportivo del paese – in un Parco Urbano, fino alla nascita spontanea di un gruppo di giovani tiriolesi che, mossi dalla curiosità per il procedere delle ricerche, hanno cominciato a condividere idee, aspettative e progetti con l’archeologo Stocco, il quale ha finito per guidarli nella creazione di una Cooperativa di Comunità denominata “Scherìa” dal nome della mitica patria felice dell’omerico popolo dei Feaci che una leggenda colloca proprio da queste parti. Decine di soci fondatori fra i 19 e i 65 anni hanno così dato vita a un sodalizio che si è posto l’obiettivo di progettare e creare, insieme a tutti gli attori della comunità locale, valide opportunità lavorative per i suoi Soci, salvaguardando e valorizzando il patrimonio paesaggistico, storico, artistico, archeologico e antropologico locale.
 

Particolare della decorazione architettonica, Palazzo dei Delfini, IV-III sec. a.C., Tiriolo (Cz)

La conoscenza di questa scoperta archeologica, diventata fonte di innovazione sociale nonché un esempio lampante di come intorno ai beni culturali possano aprirsi significative possibilità di sviluppo, può finalmente essere approfondita proprio grazie allo studio appena pubblicato che vede Ricardo Stocco capofila del gruppo di studiosi che ne hanno curato i contenuti (Stefania Argenti, Alfredo Ruga, Giuseppe Sarcinelli, Germana Scalese) . Il volume segue l’uscita, nel 2022, del saggio di Germana Scalese e Ricardo Stocco “Tiriolo Antica. Storia degli studi e delle ricerche” (ed. Città del Sole), lavoro che – come ci spiega Stocco – è stato una sorta di introduzione alla pubblicazione del contesto di Gianmartino, perché in esso sono raccolti i dati e le notizie che hanno consentito agli archeologi di ricostruire la storia degli studi sul centro antico di Tiriolo. Il nuovo volume va invece finalmente ad analizzare e ad interpretare i dati specifici del sito e dello scavo 2014-2016; è dunque il frutto di un accurato lavoro di squadra che ha consentito di passare dalla raccolta dei dati grezzi di magazzino alla loro “lettura” e interpretazione. Questo saggio naturalmente non esaurisce la tematica ma fa da cruciale apripista ad un confronto ulteriore tra studiosi che attraverso future pubblicazioni andranno ad approfondire ulteriormente singoli aspetti di quanto emerso nel sito di Gianmartino.

Di fronte all’ampia messe di dati trattata nel volume è stato naturale chiedersi se e in che misura la ricerca su quest’area possa considerarsi compiuta. A rispondere è ancora una volta Stocco dal quale apprendiamo come in realtà gli scavi siano soltanto all’inizio: “Di fatto c’è ancora tutto l’ex campo sportivo da scavare. Sicuramente ci sono, sepolte, diverse altre strutture, anche collegate a quelle già emerse: l’edificio non è stato interamente riportato in luce. Quindi ancora altre evidenze di notevole valore architettonico e decorativo, ma anche storico-archeologico, che ci consentirebbero di comprendere appieno la funzione del sito di Gianmartino. Poi c’è la cosiddetta “grotta”, che può considerarsi il cuore del sito e che è tutta da esplorare…”. Quest’ultimo ”enigmatico” accenno dello studioso si riferisce a un anfratto artificialmente ottenuto scavando un lungo cunicolo, a forma di U rovesciata; di questa struttura sono ben visibili le due distinte imboccature, aperte verso l’ex Campo Sportivo e se ne coglie il preciso allineamento con uno degli ambienti dell’edificio ritrovato, quello, cioè, dotato di una grande porta monumentale di ingresso.

Stocco ipotizza che questa grotta rappresentasse il ”cuore sacrale” del sito, luogo di provenienza dell’acqua sorgiva presumibilmente impiegata in rituali che avevano luogo nell’edificio riportato alla luce, il quale potrebbe essere stato parte integrante dell’area pubblica dell’antico centro tiriolese. Tale acqua sgorgava dagli anfratti carsici di un’altura costituita da rari calcari cristallini e finiva per essere poi convogliata attraverso un sistema idraulico, documentato nello scavo, verso una vasca impluvio centrale e, verosimilmente, verso altri apprestamenti idraulici presenti nell’edificio e nelle sue adiacenze. Il ritrovamento di numerosi reperti ceramici, molti dei quali riferibili proprio alla raccolta dell’acqua, così come la notevole quantità di statuine femminili stanti, variamente abbigliate e, in un caso almeno, con chiari attributi devozionali, lascerebbe propendere per la presenza di un luogo di culto legato alle acque, forse un santuario dedicato alle Ninfe. E’ un aspetto questo sul quale, così come su altri, riuscirà a fare ancora più luce l’ulteriore proseguimento degli scavi.

Se dunque il sito di Gianmartino si annuncia come uno ”scrigno” in grado di riservare ancora numerose sorprese, la Cooperativa di Comunità “Scherìa” dal canto suo si è affermata come un’esperienza significativa e duratura: apprendiamo infatti da Stocco come stia proseguendo il progetto di gestione del Museo e del Parco archeologico (con tutte le collegate attività), i quali al momento sono sottoposti a un ampio progetto di restauro e di riqualificazione da parte del Comune insieme a “Scherìa”, con l’obiettivo di dare vita a un grande “Museo di Comunità”. La notizia che però conferma in modo netto il successo di questa iniziativa di innovazione sociale è il suo essere stata capace di fare scuola, imponendosi come virtuoso modello per molte altre iniziative avviate in altri luoghi della Calabria.

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