Da anni specie protetta, non riesce a trovare pace, venendo sradicato ogni estate a colpi di ruspa col consenso di ottuse amministrazioni
di Redazione FdS
Il suo profumo intenso lo si sente aleggiare sopratutto nelle notti d’estate senza vento lungo i litorali del Sud Italia, ma non è inconsueto vederne spuntare le bianche corolle anche tra le dune costiere del centro-nord. E’ il giglio di mare (Pancratium maritimum), una presenza naturale che impreziosisce le spiagge del Mediterraneo, spingendosi fino a quelle del Portogallo, delle Isole Canarie, del Marocco e, a Est, fino al Mar Nero. Sarà per il suo candore virginale, per la sua luminosa bellezza, la sua presenza fra l’arida sabbia degli arenili ha qualcosa di sacrale, evocando quasi l’omaggio di un nume ad antichi eroi morti e insepolti, un germe di vita nelle pieghe del suolo riarso. E non è forse un caso che echi di sacralità si ritrovino nella ritenuta identità tra questo fiore e il khavatselet ha-Khof, il fiore che cresce nella Pianura di Sharon menzionato nel meraviglioso Cantico dei Cantici, così come non sorprende che esso sia stato innalzato agli onori del Mito da una leggenda ancora superstite in Sardegna, luogo che insieme a Puglia e Calabria è tra i suoi habitat più rigogliosi. La leggenda è quella che lo vuole nato dal latte di Hera, la regina degli dei, sfuggito al suo seno quando il piccolo Eracle lo morse nella foga di succhiare, provocando con quello schizzo la nascita della Via Lattea in cielo e del giglio di mare sulla terra. Anche il Pancratium (dal greco pan, “tutto” e cratys, “potente”, chiara allusione a supposte virtù medicinali) partecipa dunque di quella plurimillenaria poesia di cui l’uomo seppe ammantare gli eventi della propria vita e del mondo naturale, poesia che ritroviamo anche nel ciclo biologico dei suoi leggerissimi semi che, sparsi solitamente dal vento, riescono anche a galleggiare sull’acqua e a disperdersi grazie alle correnti, viaggiando in mare fino a raggiungere nuove spiagge da colonizzare.
Tra luglio e ottobre, il giglio di mare ci fa omaggio dei suoi numerosi fiori (da 3 a 15 per pianta) riuniti in infiorescenze circondate da foglie lineari che, come il fusto, si diramano dal sotterraneo bulbo, tanto simile a una comune cipolla. Un “omaggio” evidentemente poco gradito da alcune amministrazioni comunali che, ottusamente omissive rispetto alla salvaguardia di questa rarità botanica, oltre che in aperto conflitto con le normative in materia, dispongono ogni estate un’indiscriminato livellamento delle spiagge a colpi di mezzi meccanici, operazione di cui sono spesso vittima interi ecosistemi dunali, giglio di mare compreso. E’ quanto ad esempio avvenuto a ll’inizio di questa estate nel comune calabrese di Praia a Mare (Cosenza) dove – come denunciato dalla Sezione Alto Tirreno Cosentino di Italia Nostra – i gigli di mare presenti sull’arenile sono stati distrutti da un macchinario detto “livella spiaggia”, e come pare stia per avvenire nuovamente nella splendida San Nicola Arcella, la cui spiaggia ha già sperimentato negli ultimi anni la furia delle pale meccaniche. Insomma si assiste impotenti ad una sconsiderata gestione “a strascico” delle spiagge ai danni di una preziosa risorsa naturale e paesaggistica di cui molti faticano a comprendere il valore. Per fortuna ci sono eccezioni virtuose: dalle dune catanzaresi di Giovino, dal 2019 protette grazie a una iniziativa popolare, alla recente scelta del comune tirrenico di Grisolia che – fa sapere Italia Nostra – ha avviato interventi di tutela e salvaguardia di questa specie protetta che cresce insieme ad altre piante in area dunale. Un genere di misure di cui già nel 2019 Italia Nostra aveva sollecitato ripetutamente l’adozione ai sindaci dei comuni di Praia a Mare, Scalea e appunto Grisolia.
Tra le misure adottate dal comune di Grisolia quella di delimitare le aree con paletti e corda, nonché l’apposizione di cartelli informativi e di eventuali corridoi protetti di attraversamento. Ma si può fare ancora meglio, dice Italia Nostra: “l’incontro tenutosi agli inizi di giugno dello scorso anno con il sindaco del comune di Grisolia proprio su quest’ area sulla quale si sta intervenendo – spiegano gli ambientalisti –, comincia a dare i primi importanti frutti. Tuttavia, ora ci attendiamo altre due cose: che venga adottata e pubblicata, come concordato, una specifica ordinanza di tutela di questa specie protetta con la individuazione e perimetrazione delle aree di pertinenza all’interno del comune di Grisolia, e che tali aree di popolamento della specie vegetale di alto pregio in questione , come prevede la L.R. n. 47/2009 e s.m.i. vengano riportate negli strumenti urbanistici del comune”. Agli altri comuni che fossero ancora in ritardo nella tutela di questa pianta, non resta dunque che imitare tali esempi virtuosi, per evitare che del bellissimo giglio di mare resti solo la leggenda.
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Interessante articolo…occorre sensibilizzare sempre di più per una presa di coscienza consapevole…grazie