Ripercorrendo la storia dei luoghi di Calabria, ci si può imbattere in vicende avvolte da un fitto alone di mistero e in antiche leggende di quelle che, nonostante la loro irrazionalità, ti chiedi sempre se possano corrispondere al vero. Girifalco è uno di questi luoghi. Questo Comune di montagna si trova a circa 32 km dal capoluogo di regione, Catanzaro. Adagiato ai piedi del Monte Covello, ricco di boschi e di varietà faunistiche, ma famoso soprattutto per la straordinaria salubrità delle sue acque oligominerali.
Da piccola sentivo definire Girifalco “il paese dei pazzi”, perché vi era stato ubicato il manicomio provinciale. La follia, l’immagine di persone che avevano perso il contatto con la realtà, rinchiuse in luogo oscuro, mi turbava e mi impauriva. Era un’immagine ambigua, oscura. Oggi, il vecchio manicomio non esiste più. In base alle nuove leggi in materia, è stato trasformato in ospedale psichiatrico ed è anche un complesso monumentale, visto che sorge all’interno di un vecchio monastero dei Frati Minori risalente al XVII secolo. Trovandomi ora a studiare la storia di Girifalco, nella speranza di avere finalmente un quadro più chiaro del suo passato e anche dell’etimologia del suo nome, scopro che non è possibile fare luce su questi particolari e che la coltre di mistero continua ad aleggiare intorno a questo luogo.
Per quanto riguarda la storia, le fonti scritte sono davvero esigue e circa la fondazione della cittadina, raccontano che essa avvenne dopo la distruzione dei villaggi Toco e Caria, nell’836, da parte dei saraceni. I superstiti al massacro si rifugiarono in cima ad una rupe conosciuta come “Pietra dei Monaci”. Si sa inoltre che Girifalco divenne Comune durante il decennio francese, dal 1806 al 1815. Per il resto, le fonti scritte tacciono. Tranne per particolari enigmatici, come ad esempio il fatto che proprio a Girifalco, nel 1723, venne fondata la prima loggia massonica d’Italia, detta “Fidelitas” [1].
Molte ombre ancora avvolgono anche la ricerca sull’etimologia del nome Girifalco, che secondo la leggenda è legata alla presenza di un falco che volteggiava intorno all’abitato. Ipotesi non molto assurda, visto che in alcuni periodi dell’anno, questa zona costituisce un passaggio obbligato di questi uccelli. La cosa curiosa è che i rapaci sono presenti anche nello stemma araldico di altri centri calabresi, come Catanzaro (l’aquila) e Gerace (lo sparviero). Per quanto riguarda la cittadina del reggino c’è di più: considerando il fatto che il suo nome deriverebbe dal greco Hierax (sparviero, falco), qualcuno ha ipotizzato che la ricerca etimologia del nome Girifalco potrebbe aprirsi a nuove prospettive. Tommaseo, nel “Dizionario della Lingua Italiana”, ipotizza infatti che il nome della cittadina in questione potrebbe essere la ripetizione dello stesso termine in due lingue diverse: hierax e falco, proprio come nel caso di Linguaglossa, il grosso centro dell’entroterra catanese.
Se tutto questo non basta per affascinare chi legge e far nascere nella mente l’associazione “Girifalco – luogo misterioso”, sappiate che in questa cittadina si ambienta una leggenda legata ad un monumento cittadino popolarmente noto come la “Fontana del diavolo”. Il monumento in questione, sorge in piazza Vittorio Emanuele II, accanto alla chiesa seicentesca dedicata al santo patrono, San Rocco. La fontana in stile barocco fu costruita nel 1663, sotto il mandato dell’allora sindaco Carlo Pacino, per questo è detta “Fontana Carlo Pacino” [2]. Essa si è guadagnata, nell’immaginario comune, la tenebrosa definizione di “Fontana del diavolo” per varie ragioni: la leggenda vuole innanzitutto che con la sua bellezza sembri voler sfidare le fattezze della Casa di Cristo, a cui pare voltare le spalle. Con la costruzione del raffinato monumento sembrerebbe insomma che Lucifero abbia voluto dare dimostrazione del suo potere. A questo si aggiunga la celerità con cui sarebbe stata edificata: si racconta che i contadini del luogo, che partivano per i campi, videro la piazza vuota all’alba e trovarono, con loro grande sorpresa, la splendida fontana al loro ritorno a sera. Essi pensarono fosse opera dell’Immondo avversario di Cristo, un’ostentazione della sua volgare arroganza.
Oltre a numerose chiese, palazzi nobiliari e monumenti, nell’area di Girifalco esistono anche diversi siti archeologici, tra cui i resti di un cimitero ebraico del VII secolo d.C. (in località San Vincenzo), le rovine di un precedente insediamento del paese distrutto dal terremoto del 1783, nelle località Pietra dei Monaci e Pioppi Vecchi, e i resti di un antico acquedotto in località Battandieri.
Questa cittadina a soli 32 km dal luogo in cui vivo, insomma è un crocevia di leggende tra sacro e profano, un luogo tutto da scoprire e chissà che tornando a visitarlo con maggiore consapevolezza, io non riesca a carpirne altri segreti.
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[1] Cfr. Rocco Ritorto, Tavole Massoniche, Pellegrino editore, Cosenza, 2012
[2] Nel 2018 il monumento è in votazione sul sito del FAI (Fondo Ambiente Italiano) fra i Luoghi del Cuore, ossia quegli beni del patrimonio culturale e paesaggistico italiano che necessitano di un intervento di recupero. La Fontana di Carlo Pacino rientra anche fra i monumenti ai quali è applicabile il Decreto Art Bonus che garantisce a chi effettua erogazioni liberali in denaro per il sostegno della cultura, importanti benefici fiscali sotto forma di credito di imposta.
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