Sotto la Maschera. I Pulcinella di Alessandria del Carretto: una testimonianza sulle origini popolari del Carnevale
di Francesco Delia*
Anche quest’anno**, gli abitanti di Alessandria del Carretto (CS) si apprestano a celebrare il loro carnevale tradizionale, le cui maschere, imponenti, colorate e suonanti, accompagnate da zampogne, organetti e tamburelli, scenderanno in piazza con il loro ballo tipico, reiterandolo per ore insieme ai loro gesti di scherno e di buon auspicio.
Con il reportage “Sotto la maschera” ho voluto fare il punto sul Carnevale tradizionale di Alessandria del Carretto e sulle sue condizioni attuali di fenomeno ludico non propriamente essenziale alla vita della comunità e al suo contesto economico e sociale: non esiste più l’ansia del buon raccolto e non sussiste più il Carnevale come rito propiziatorio, non esiste più l’aristocratico e il ricco signorotto e, dunque, non vi è più alcun ordine sociale o gerarchia da sovvertire.
Prima di Pasqua e dopo Natale, incipit abbondante della povera e catartica Quaresima, mentre la terra dorme e già si sogna la cornucopia dei suoi frutti, mentre la possibilità del risveglio della natura include ancora la morte e la malasorte dei raccolti e del lavoro, il Carnevale esplodeva nelle comunità come forma di supplica tracotante diretta al mondo ultraterreno, ai suoi spiriti malvagi affinché se ne andassero e a quelli buoni affinché restassero per assicurare le abbondanti messi.
Il Carnevale era il tempo scelto dagli uomini per fare i conti con forze superiori (inclusa la loro propria cultura!), era il dispositivo magico e drammatico attraverso il quale si invertiva la quotidianità e si creava la cornice straordinaria dentro la quale le comunità, per tramite del mascheramento, parlavano il linguaggio degli dei e acquisivano così, esse stesse il potere di influenzare le leggi della natura e le dinamiche consolidate dei rapporti di potere in terra. Il travestimento, i colori, i suoni e i balli, il vino e il cibo erano gli ingredienti per la buona riuscita della grande inversione del tempo presente.
Il Carnevale di Alessandria del Carretto è nei nostri giorni “soltanto” una rivisitazione di un aspetto culturale e una forma d’intrattenimento patrocinato? Ma cosa c’è sotto la maschera? Sicuramente non ci sono attori, ma persone che trattengono in sé il ricordo di bambino di un momento collettivo di festa e persone che, protagonisti un tempo delle mascherate, conoscono i gesti e l’attitudine del Pulcinella di Alessandria del Carretto; ci sono, ancora, i giovani che cercano, entusiasti, di raccordarsi all’ethos e ai simboli dei loro antenati.
Le foto presentate illustrano tre momenti del Carnevale alessandrino: quello finale della mascherata in piazza, quello preparatorio della vestizione delle maschere, quello incipitario e individuale dell’artigiano costruttore di maschere Giuseppe Brunacci.
Attraverso questa ricerca fotografica, rifletto anche sulle modalità di conservazione e trasmissione di questo fenomeno e del suo retroterra culturale: se il rito in sé è una forma di autorappresentazione spettacolare da offrire al pubblico senza influire sulla vita della comunità (anche in termini turistici), le fasi preparatorie, al contrario, si rivelano come quelle in cui le persone rientrano nell’orizzonte culturale tradizionale ancora incidente sulla condotta di vita delle persone.
Il rito in sé rivela l’aspetto diacronico della cultura alessandrina (nonostante la mancanza del contesto socio-economico giustificante l’esistenza del Carnevale, esso si continua a fare), mentre le fasi preparatorie disvelano l’aspetto sincronico della stessa cultura, perché in esse avvengono consegne di responsabilità, passaggi di conoscenze sul come resistere alla maschera, si riaprono le casse che custodiscono il corredo del Pulcinella e ci si riallaccia alla propria genealogia, si riattualizzano i saperi e l’estetica legate alle pratiche dell’artigianato locale.
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**Nel 2020, il Carnevale di Alessandria del Carretto si svolge il 9 febbraio
*Francesco Delia è nato in Calabria nel 1979. Fotografo, documenta l’orizzonte antropologico e artistico dei luoghi in cui si trova a vivere (in Calabria, a Bologna, Roma, Bruxelles). E’ laureato in Semiologia dello Spettacolo al Dipartimento di Arte Musica e Spettacolo dell’Università di Bologna dove ha studiato anche Antropologia culturale ed Etnomusicologia. Alcune esperienze significative nel campo della documentazione antropologica: 2008: Curatore e allestitore della mostra fotografica “Nelle Indie di quaggiù” di Francesco Faeta durante l’edizione del Festival Radicazioni; 2009: ha esposto le sue fotografie nel Festival di Antropologia Museale “Humaines en societé” presso l’Université Catholique di Louvaine-la-Neuve in Belgio; 2010-2011: è stato il curatore scientifico della Candidatura Unesco della Festa dell’Abete nella Lista Rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’Umanita; 2011: realizzatore dell’esposizione fotografica “L’albero che unisce e una danza che travolge: uno sguardo sulla Festa dell’Abete di Alessandria del Carretto (2005-2011)” presso il Centre Culturel Italien di Parigi durante la Semaine Sud Italie dedicata alla cultura del Mezzogiorno d’Italia.