di Redazione FdS
Un possibile bersaglio terapeutico nella lotta contro uno dei tumori più temuti in assoluto, il glioblastoma multiforme, ossia il tumore del cervello più aggressivo e maligno, caratterizzato da una sopravvivenza di appena 12-18 mesi. È quello individuato da uno studio condotto dal ricercatore calabrese Filippo Biamonte, dottore di ricerca del Dipartimento di Scienze Biotecnologiche di base, Cliniche Intensivologiche e Perioperatorie della Facoltà di Medicina e chirurgia della Università Cattolica di Roma, con il coordinamento di Alessio D’Alessio, associato di Istologia del Dipartimento di Scienze della Vita e Sanità Pubblica della Facoltà di Medicina e chirurgia della Cattolica, in collaborazione con Antonio Filippini, ordinario di Istologia ed Embriologia umana del Dipartimento di Scienze anatomiche, istologiche, medico legali e dell’apparato locomotore della Sapienza.
Lo studio, Evidence of Reelin Signaling in GBM and Its Derived Cancer Stem Cells, pubblicato lo scorso giugno sulla rivista scientifica Brain Sciences, si è concentrato sulla Reelin, una molecola che potrebbe aiutare le cellule maligne del glioblastoma ad agire. In realtà essa ha anche una sua normale funzione fisiologica essendo una glicoproteina molto grande della matrice extracellulare, che contribuisce alla migrazione, al corretto posizionamento e alla sopravvivenza dei neuroni, principalmente durante lo sviluppo del cervello. Tuttavia potrebbe giocare un ruolo determinante nello sviluppo del glioblastoma multiforme (Gbm), tumore tipico delle cellule gliali dell’encefalo che si manifesta principalmente nel cervello, ma può anche originare in altre sedi quali tronco cerebrale, cervelletto e midollo spinale. Tranne rarissimi casi, esso non si diffonde al di fuori del sistema nervoso centrale, ma invade e migra all’interno del solo tessuto cerebrale. In Italia si stima un’incidenza media di 8 casi ogni 100.000 abitanti e rappresenta circa il 54% di tutti i gliomi diagnosticati. Diversi studi hanno suggerito il ruolo chiave di una popolazione di cellule staminali tumorali ritenute responsabili della resistenza del tumore ai trattamenti chemioterapici e radioterapici.
Indagando il comportamento della glicoproteina Reelin in diversi campioni di tessuto (tumorale e peritumorale) di vari pazienti, lo studio ha evidenziato una più elevata espressione della proteina nel tessuto tumorale rispetto a quello circostante. L’attenzione è stata inoltre focalizzata sulle cellule staminali tumorali provenienti dalle due sedi, riscontrando un forte segnale dell’Rna messaggero (mRna) di Reelin e del suo adattatore molecolare Dab-1 (una molecola-interruttore che si lega a Reelin e le permette di funzionare) sia nelle cellule isolate del tumore che in quelle derivate dal tessuto peritumorale.
“Queste evidenze – spiegano Biamonte e D’Alessio – indicano che Reelin nel glioblastoma potrebbe rappresentare un fattore favorevole al comportamento nefasto delle staminali tumorali e tradursi in un bersaglio terapeutico per questo tumore”. Il prossimo passo, anticipano gli studiosi, sarà tentare di bloccare il meccanismo di segnalazione di Reelin utilizzando un anticorpo neutralizzante specifico (CR50) già individuato, o mediante l’utilizzo dei piccoli Rna in grado di spegnere l’espressione genica della proteina, al fine di studiare come reagiscono le cellule tumorali. Ma – spiegano – la ricerca è ancora in una fase sperimentale pre-clinica.
FILIPPO BIAMONTE
Classe 1974, originario di Torano Castello (Cosenza), Filippo Biamonte, dopo la maturità classica, si è laureato in Scienze Biologiche a indirizzo morfo-funzionale, presso l’Università degli Studi della Calabria. La glicoproteina Reelin è al centro dei suoi studi fin dai primi anni 2000, quando si è occupato della interazione tra Reelin ed estrogeni sullo sviluppo delle cellule del Purkinje (classe di neuroni situati nella corteccia del cervelletto) nella sua tesi di Dottorato di Ricerca in Scienze Morfologiche Molecolari presso l’istituto di Anatomia Umana e Biologia Cellulare dell’Università Cattolica del Sacro Cuore (Roma), Facoltà di Medicina e Chirurgia “Agostino Gemelli”. Presso la stessa facoltà ha anche conseguito la Specializzazione in Patologia Clinica e Biochimica Clinica. Ha quindi iniziato l’attività di ricerca studiando l’influenza di fattori ormonali e neurotrofici nell’organizzazione delle reti neuronali presso il laboratorio di Neuroscienze dello Sviluppo della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Campus Bio-medico di Roma. Qui, grazie a finanziamenti di enti statunitensi e in collaborazione con gruppi di ricerca internazionali, è tornato ad occuparsi della glicoproteina Reelin descrivendone l’interazione con il Metil-mercurio (di origine alimentare) e i neurosteroidi durante lo sviluppo cerebellare e la correlazione a patologie del neuro-sviluppo. Biamonte è autore di numerose pubblicazioni su prestigiose riviste internazionali, di capitoli di libro di testo e di numerose comunicazioni in congressi nazionali ed internazionali, mentre parte dei suoi studi sono citati in pubblicazioni di altri autori. Svolge anche attività didattica accademica: già professore a contratto presso l’Università Campus Biomedico di Roma, sede nella quale è anche tutor presso il corso di Laurea in Scienze dell’Alimentazione e Nutrizione Umana, dal 2011 è professore a contratto presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, “Agostino Gemelli” Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma.
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