Grande Progetto Unesco per Napoli: presto i lavori per il teatro romano celato nel ventre della città. Stanziati sei milioni di euro. Altri tre serviranno a restaurare la chiesa di San Pietro a Majella
di Redazione FdS
Lo scorso febbraio è stato presentato a Napoli il “Grande Progetto Centro Storico di Napoli – Valorizzazione del sito UNESCO” finalizzato ad una riqualificazione di parte del centro storico di Napoli mirando alla conservazione del patrimonio dell’antico impianto ed agendo sia sul tessuto urbanistico ed edilizio sia su quello sociale, ambientale e delle attività artigianali legate alla tradizione partenopea. L’importo previsto è di 100 milioni di euro messi a disposizione dal Por Fesr Campania 2007-2013 (asse6, sviluppo urbano e qualità della vita, relativo alla città di Napoli). Sono già 17 le gare di lavori pubblicate e 5 già aggiudicate per il recupero del centro antico di Napoli (sono cantieri già aperti quelli per il recupero della Cappella Pignatelli e per l’Insula del Duomo); in questi giorni sono state bandite altre due gare rispettivamente per i lavori di sistemazione dell’area del Teatro Romano di Neapolis (6 milioni) e per i lavori di restauro, consolidamento e miglioramento degli standard di sicurezza della Chiesa di San Pietro a Majella (3 milioni).
Per quanto riguarda in particolare il Teatro della Neapolis romana, i lavori interverranno sull’antica struttura costruita nel cuore dell’attuale via Anticaglia nel I° secolo avanti Cristo su un corpo di fabbrica precedente, greco, risalente al IV secolo. Il progetto prevede il recupero di parte del complesso moumentale. Una volta terminati i lavori, saranno rese accessibili le storiche strutture inglobandole in un nuovo parco archeologico urbano; in particolare, la cavea potrà tornare ad ospitare oltre 100 spettatori per spettacoli e manifestazioni culturali.
Le due nuove nuove gare del Grande progetto Unesco-Centro storico di Napoli sono state pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale. Ad annunciarlo sono stati gli assessori Edoardo Cosenza (delegato del presidente campano Caldoro al coordinamento dei Grandi progetti), Carmine Piscopo (Urbanistica e Centro storico Unesco del Comune) e Mario Calabrese (Lavori pubblici, Infrastrutture e Grandi progetti sempre del Comune).
IL TEATRO ROMANO DI NEAPOLIS: UN GIOIELLO ARCHEOLOGICO NASCOSTO SOTTO UN LETTO
Le origini
Nel cuore del centro storico di Napoli, nella zona compresa tra via Anticaglia a nord, via San Paolo a ovest e vico Giganti a est, con il vico Cinquesanti che praticamente lo attraversa, sorge l’antico teatro romano di Neapolis. Non aspettatevi di vederne integralmente la struttura, se non per brevi tratti costituiti da arcate rimaste inglobate fra i palazzi o parti della gradinata recentemente affiorate, perchè l’edificio è per lo più interrato e quindi invisibile dall’esterno. Non a caso, la visita di una parte del teatro è attualmente una delle tappe del percorso noto come Napoli Sotterranea. L’area che lo riguarda si trova presso il decumano superiore che, insieme al decumano maggiore e al decumano inferiore, è una delle tre strade progettate in epoca greca che attraversavano in tutta la loro lunghezza l’antica Neapolis.
Risalente all’età romana, il teatro è sorto nel I° sec. a.C. al posto di un preesistente edificio greco del IV secolo a.C., anch’esso probabilmente destinato alle rappresentazioni teatrali. A differenza dell’Odeion – oggi praticamente quasi scomparso – che gli sorgeva accanto ed era destinato a particolari manifestazioni musicali, il teatro era scoperto. Costruito in opus mixtum (ossia una fusione di reticulatum e latericium) con funzione antisismica, era di forma semicircolare secondo il modello del teatro greco, ed aveva tre ingressi, due per gli attori e uno per il pubblico. Risulta che il teatro sia stato ristrutturato durante l’età Flavia (I secolo), non a caso la maggior parte dei resti risale proprio a questo periodo e a successivi restauri.
Dopo secoli di regolare utilizzo, con la caduta dell’Impero romano ed il declino degli spettacoli teatrali, la struttura venne abbandonata, pare anche a seguito di un’alluvione abbattutasi sulla città tra il V e il VI secolo. Oblio che si rafforzò nel periodo medievale allorchè (VII sec.) il teatro fu utilizzato come piccola necropoli e discarica, finendo tra il XV e il XVII secolo con l’essere sovrastato dalla costruzione di vari edifici costruiti sulla cavea, oltre ad essere sventrato dal vico Cinquesanti voluto tra il 1569 e il 1574 dai Padri Teatini. Gli ambienti interni, almeno quelli rimasti in qualche modo accessibili, sono stati adoperati nel tempo come stalle, cantine, depositi e botteghe.
La riscoperta del teatro in età moderna è avvenuta nel 1859 in occasione dello scavo di una fogna; un primo scavo archeologico ebbe invece luogo alla fine dell’Ottocento nel giardino dello stabile su cui insiste il teatro, mentre un primo piano di recupero globale risale al 1939 e prevedeva addirittura la demolizione di tutti gli stabili che insistevano sul teatro. A partire dal 1997 l’intervento del Comune di Napoli, ha permesso importanti lavori di recupero che fra 2003 e 2007 hanno portato all’affioramento, sempre nel citato giardino, della parte ovest della media cavea del teatro (i posti centrali).
Un passato illustre
Questo teatro fu uno dei vanti di Neapolis, città amata da Ottaviano Augusto che la riteneva custode della grande cultura ellenica. La sua scena conobbe rappresentazioni illustri come quella di commedie volute dall’imperatore Claudio in onore dell’amato fratello Germanico. Ma a sfiorare la leggenda sono le esibizioni canore di Nerone. Ne parlano Tacito nei suoi Annales e Svetonio in De vita Caesarum: quest’ultimo in particolare racconta come Nerone avesse debuttato a Napoli con una sua ode e nonostante in quello stesso istante fosse scoppiato un violento terremoto, costrinse la popolazione a rimanere ritenendo l’evento un segno di apprezzamento degli dei. A Napoli Nerone tenne numerose e prolungate esibizioni, alle quali – raccontano le fonti – partecipava il popolo in massa fomentato da una claque di circa 5 mila persone, pronta ad applaudire in vari modi e in modo tutt’altro che spontaneo, pur di ingraziarsi l’imperatore.
Il teatro di Napoli viene ricordato anche dal filosofo Seneca che nella lettera 76 delle sue Epistulae morales ad Lucilium dice che per raggiungere la scuola del filosofo Metronatte bisognava passare per la zona del teatro, definito con rammarico da Seneca come sempre strapieno di gente al contrario della scuola. In età Flavia, il poeta Publio Papinio Stazio, esalta in una lettera alla moglie contenuta nelle sue Silvae i templi e una grande piazza porticata facendo riferimento a due grandi teatri nella città, quello all’aperto e quello coperto, ubicati nella parte superiore del Foro, alle spalle dell’area sacra del tempio dei Dioscuri.
La visita
Attualemente la parte visitabile del teatro è raggiungibile attraverso una botola in un basso di vico Cinquesanti. Il proprietario del locale, poi espropriato dal Comune, aveva ricavato l’accesso agli ambienti sotterranei adoperati come cantina tramite un passaggio collocato sotto il letto. Aveva inoltre curiosamente disposto un meccanismo che permetteva la scomparsa del letto in una nicchia del muro, facendolo scorrere su appositi binari. La parte del teatro raggiungibile da questo vicolo corrisponde alla zona di proscenio. Passando invece nel vicoletto Giganti, traversina di vico Cinquesanti, si ritorna in via Anticaglia da dove si può accedere a una parte delle gradinate (la si raggiunge entrando in un’antica bottega sita nel cortile di un palazzo di origini quattrocentesche). Queste ultime, che avevano una capienza tra i 5000 e i 6000 posti, mostrano ancora in alcuni tratti i marmi di rivestimento e alcuni vomitoria, ossia gli accessi del pubblico. La parte visibile della gradinata riguarda solo un piccolo tratto dei posti centrali e di quelli più in basso, mentre la parte più alta della gradinata è andata irrimediabilmente perduta con la sovracostruzione di alcuni palazzi. Delle strutture portanti del teatro, visibili dall’esterno, rimangono due massicce arcate sulla via Anticaglia, che oggi appaiono inglobate negli edifici di epoche successive.
Per ulteriori informazioni: Napoli Sotterranea