Grano Senatore Cappelli: uno studio del Gemelli di Roma ne svela gli effetti benefici

Campo di grano Senatore Cappelli in Calabria - Image by Mulinum

Campo di grano Senatore Cappelli in Calabria – Image by Mulinum

Ritorna in auge il padre antico dei grani duri moderni. Un recente studio del Policlinico Gemelli di Roma ne esalta le proprietà salutari

di Redazione FdS

Le nonne d’Italia, soprattutto quelle del Sud, se lo ricordano come un grano eccezionale da cui ricavare ottima farina per fare in casa pane, pasta e focacce, così come diffusa era la convinzione che oltre ad essere buono facesse anche bene alla salute (realtà oggi confermata dalla ricerca scientifica, come vedremo più avanti). Una fama, quella del grano Senatore Cappelli, rimasta incontrastata fino agli anni ’60 quando questa cultivar di grano duro autunnale fu soppiantata da varietà più precoci e produttive per il mercato, ottenute attraverso particolari incroci e uso della mutagenesi, ossia un trattamento fisico volto ad indurre modificazioni nel patrimonio genetico delle piante, ad esempio al fine di ridurne l’eccessiva altezza all’origine del fenomeno dell’allettamento (ossia il ripiegamento fino a terra per l’azione del vento o della pioggia), negativo per la mietitura oltre che causa di problemi di ordine fitosanitario. Dopo decenni di oblio, il grano Senatore Cappelli è stato riscoperto in tempi recenti da diversi produttori di grani antichi biologici e da aziende che ne stanno utilizzando la farina per ricavarne pasta secca e pane. Prima però di scoprirne i benefici, ripercorriamone in breve la storia.

L’OMAGGIO DEL GENETISTA STRAMPELLI AL SENATORE

La storia del grano Senatore Cappelli inizia in Puglia, presso il Centro di Ricerca per la Cerealicoltura di Foggia, dove la cultivar fu ottenuta nel 1915 dall’agronomo marchigiano Nazareno Strampelli, il quale partendo da grani nordafricani, selezionò in modo naturale una varietà rustica di grano molto resistente e adatta ai terreni del meridione d’Italia, caratterizzata da una pianta alta fino a un metro e ottanta. Strampelli decise di dedicarla al marchese abruzzese Raffaele Cappelli, senatore del Regno d’Italia, autore a fine Ottocento di importanti trasformazioni agrarie in Puglia oltre che sostenitore dello Strampelli attraverso la messa a disposizione di campi sperimentali e altre risorse utili alla sua attività di ricerca. Grande fu il successo di tale varietà grazie alla sua adattabilità, alla sua rusticità ed alla eccellente qualità della semola, e ciò a dispetto dell’altezza, del carattere tardivo, della scarsa resa (25-30 quintali a ettaro, contro i 60-70 di grano comune) e della suscettibilità alle ruggini ed all’allettamento. Per decenni la coltivazione di questo grano fu la più diffusa nel Sud Italia e nelle Isole, arrivando ad occupare, dagli anni ’20 agli anni ’50, fino al 60% della superficie nazionale coltivata a grano duro, diffondendosi anche in altri paesi del Mediterraneo. Negli anni ’30 fu definito “razza eletta” di grano duro per via delle eccellenti qualità nutrizionali e dell’alto valore proteico.

Dopo aver rappresentato la base del miglioramento genetico del grano duro, risultando presente nel patrimonio genetico di quasi tutte le cultivar oggi coltivate in Italia e di altre all’estero, il grano Senatore Cappelli è finito nel dimenticatoio per ragioni commerciali ma, come si accennava prima,  è ora tornato in auge in particolare in regioni del Mezzogiorno come Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna, per la produzione di pasta di qualità superiore, pane e pizza biologici, dando vita a un consistente mercato.

SENATORE CAPPELLI: MERCATO LIBERO O FILIERA CONTROLLATA?

Di recente però questo mercato è stato scosso dalle sanzioni che l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha inflitto nel 2019 alla Società Italiana Sementi (Sis) di Bologna, vicina a Coldiretti, che nel 2016 aveva ottenuto dal Consiglio per la Ricerca in Agricoltura (Crea) di Foggia la licenza esclusiva per la produzione del seme puro di Senatore Cappelli destinato agli agricoltori che ne avessero fatto richiesta. Secondo le accuse dell’Antitrust, la Sis avrebbe approfittato di tale esclusiva per aumentare il prezzo dei semi, ritardarne o rifiutarne la consegna ad agricoltori non aderenti a Coldiretti, imporre il conferimento dell’intero raccolto, obbligando di fatto le controparti a un rapporto chiuso cosiddetto “di filiera”. La Sis si è difesa dicendo che tale rapporto era finalizzato a garantire agli agricoltori una più equa retribuzione del raccolto e ad evitare che essi procedessero alla risemina in autonomia, pratica che col tempo, a causa di fattori ambientali, va a compromettere la purezza del seme e con essa la conservazione delle proprietà originarie del grano Senatore Cappelli, come del resto hanno dimostrato passate analisi su paste di marchi nazionali da esso ottenute. Da qui la necessità di difendere la purezza del seme per non compromettere il prodotto finale.

A far però scoppiare il caso sono state le proteste di vari coltivatori e associazioni di categoria che hanno ritenuto vessatorio il regime di monopolio della Sis rispetto a un grano che è di proprietà pubblica. E mentre il caso attende di essere definito davanti alle autorità competenti, Sis ha sospeso il proprio ruolo svolto finora, per cui molti agricoltori hanno smesso di produrre questo grano eccellente non avendo più la certezza di vendere il raccolto a un prezzo soddisfacente. Questo pasticcio all’italiana, segnalato dalla nota trasmissione giornalistica d’inchiesta Report lo scorso 19 ottobre, è accaduto proprio mentre alcuni ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma pubblicavano gli esiti sorprendenti di un primo studio sugli effetti benefici della pasta a base di grano Senatore Cappellirivelatasi in grado di contrastare le intolleranze e i disturbi di vario genere che in molte persone compaiono quando consumano la comune pasta in commercio. Parliamo di uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Nutrients ma le cui conclusioni non hanno finora avuto alcuna divulgazione mediatica in Italia, né sono pervenute ai pastai a causa della sopraggiunta pandemia da coronavirus.

I SORPRENDENTI ESITI DI UNO STUDIO DEL GEMELLI DI ROMA

L’iniziativa di questo studio è partita dalla stessa Sis (Società Italiana Sementi) che ha voluto verificare scientificamente la fondatezza della tradizionale affermazione secondo la quale la pasta ottenuta da farina di grano Senatore Cappelli è più buona ed ha effetti benefici sulla salute. Incaricati dello studio, i ricercatori del Policlinico Gemelli di Roma hanno agito su una popolazione di pazienti già sensibili al glutine e quindi normalmente restii a consumare pasta per evitare fastidiosi malesseri come disturbi gastrointestinali, gonfiore, dolori addominali e articolari. Per quattro settimane – ha spiegato la dott.ssa Maria Cristina Mele – sono stati somministrati 100 gr. di pasta Senatore Cappelli e 100 gr. di pasta comune a due gruppi distinti di 30 pazienti affetti da questo genere di disturbi; come controprova, i due tipi di pasta sono poi stati assegnati agli stessi gruppi di pazienti ma in ordine invertito. L’esito “statisticamente significativo, cioè non attribuile al caso” è stato quello di una consistente riduzione dei suddetti malesseri nei pazienti che hanno assunto la pasta fatta con semola di grano Senatore Cappelli. “Ora – ha aggiunto la dott.ssa Mele – abbiamo bisogno, per confermare il dato di allargare la popolazione, ma intanto abbiamo registrato questo evento che è senza dubbio di notevole interesse”.

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