di Redazione FdS
La toponomastica non è mai casuale: ogni nome di un luogo ha una sua precisa origine, sia essa radicata in un’attività ivi svolta, in una particolare conformazione o vocazione del territorio, in una vicenda là accaduta o anche in una qualche suggestione culturale delle genti che lo hanno abitato. E’ quest’ultimo il caso della Grotta della Lamia, un luogo di grande fascino naturalistico e culturale sconosciuto ai più, situato a Montebello Jonico, in provincia di Reggio Calabria. Siamo in “area Grecanica”, alle pendici meridionali del Massiccio cristallino-metamorfico dell’Aspromonte. La cavità si apre a 910 metri di altitudine s.l.m. sul fianco di uno dei tanti valloncelli tributari del Vallone Spedia, affluente dell’ampia Fiumara Valanidi sulla sua sinistra idrografica.
Le suggestioni che il luogo evoca sono suggerite dalla sua denominazione “Lamia” (dal greco “lamyros”, ingordo, oppure “laimos”, gola) nome che appartenne alla mitologica e bellissima regina della Libia, figlia di Belo, che entrò nel cuore di Zeus, re degli dei dell’Olimpo da cui ebbe molti figli; una discendenza che fu terribilmente invidiata dalla sua legittima consorte Era la quale non sopportando questo amore scatenò l’incontrollabile odio contro i loro figli uccidendoli tutti ad eccezione di Scilla e Sibilla. Così Lamia, travolta dal dolore, si trasformò in quello che mai avrebbe voluto essere…un mostro…e si rifugiò nel buio delle grotte per celare il suo orribile aspetto. Probabilmente, quindi, i Greci per il contrasto tra la bellezza e la paura generata da queste grotte, diedero alla località che le ospita il nome di “Lamia” quale ricordo del mostro mitologico.
Le grotte (il plurale, a volte utilizzato, è giustificato dal carattere articolato della cavità) si aprono all’esterno con una sorta di “bocca” per poi mostrare all’interno le proprie guglie verticali dalle forme più affascinanti e strane che dall’alto scendono verso il basso mentre altre si dirigono in senso opposto. Le antiche storie tramandate dagli anziani del paese raccontano di cunicoli che arriverebbero addirittura all’abitato di Motta San Giovanni. Altri affermano, invece, che le grotte si estendono in profondità fino a raggiungere il greto del fiume. La verità, ad ogni modo, è avvolta dal mistero, ma…una cosa è certa: le Grotte della Lamia costituiscono un patrimonio ambientale di inestimabile valore.
La Grotta della Lamia è infatti considerata la più grande ed estesa emergenza ipogea naturale nota nella provincia di Reggio Calabria e costituisce un sito di rilevante interesse geologico, naturalistico e antropologico. Essa si è formata nel corso di milioni di anni grazie all’azione dell’acqua che ha eroso le tenere rocce arenacee, e trasportando verso valle i granuli sabbiosi, ha creato e tutt’ora crea fantasiosi meandri, tra la più consistente roccia che incontra lungo il cammino, così come sulle volte della grotta. L’effetto è di un mirabolante alternarsi e susseguirsi di meandri, colonne, pilastri e grandi stalattiti; queste ultime sono rese candide dal carbonato di calcio che lascia sulla roccia una patina bianca e crea un affascinante contrasto con la terra scura depositata al suolo.
COME RAGGIUNGERE LA GROTTA DELLA LAMIA
La Grotta, anche se nascosta, è facilmente raggiungibile. Basta seguire la SS 106 e svoltare per Montebello Jonico, proseguire verso Fossato Jonico e da qui verso Lungia. Giunti alla Chiesetta omonima si procede ancora e si fanno pochi chilometri in salita. Ad un certo punto anziché procedere verso monte si gira a sinistra. A pochi metri, sulla destra, un cancello in ferro permette l’ingresso verso il luogo della grotta. Vi si giunge tramite un comodo sentiero d’accesso ed il suo imbocco, rivolto a Settentrione, domina una profonda incisione valliva allo sbocco della quale è ubicato, in posizione elevata, il centro abitato di Trunca. Percorrendolo per circa cinquecento metri è possibile incontrare la Grotta della Lamia. Essa accoglie il visitatore con un grande antro fiocamente illuminato, che immette poi in altri ambienti scuri o in penombra in cui vivono placidamente colonie di pipistrelli. Sulle volte e sulle pareti si osservano raggruppamenti di conchiglie fossili, qui presenti in esemplari eccezionalmente grandi e ben conservati, prevalentemente del genere Pecten.
VISITA GUIDATA AD OTTOBRE
Il 12 ottobre 2014, in occasione della Settimana del Pianeta Terra (12-19 ottobre), Serena Palermiti – vice presidente del Centro Studi per le Politiche Comunitarie e Territoriali di Reggio Calabria – sarà la guida per chi volesse scoprire questo luogo in cui si intrecciano geologia e mito e in cui l’aspetto scientifico incontra le leggende del Mediterraneo.
Programma:
Ore 9.00 – Appuntamento a Montebello Ionico (RC)
Spostamento in auto fino al cancello d’ingresso al sentiero che conduce alle grotte
Visita narrata alle grotte e suggestioni geologiche
Pranzo al sacco
Relax e esperienze di geobenessere
ore 15.30 – Partenza e rientro
Numero massimo di partecipanti: 30
Equipaggiamento: sportivo, necessario
Iscrizione all’evento: obbligatoria
Modalità di iscrizione: Iscrizione via mail: serenapalermiti@yahoo.it, cell. 347 1647692 L’organizzazione declina ogni responsabilità
Quota iscrizione: bambini (costo 5 euro) – adulti (costo 10 euro)
Data di scadenza per l’iscrizione: 04/10/2014
Assicurazione: necessaria, a carico del partecipante
Contatto: Serena Palermiti, geologa e interprete ambientale, serenapalermiti@yahoo.it, cell. 347 1647692 – Ass. Peter Centro Studi per le Politiche Territoriali e Comunitarie, Reggio Calabria L’organizzazione è esonerata da qualsiasi responsabilità civile e penale inerente e conseguente alla partecipazione al geoevento e declina ogni responsabilità in caso di danni a cose e/o persone subiti o arrecati durante il geoevento
IL LUOGO – Montebello Jonico