di Redazione FdS
Si dice che il baccalà sia uno dei pesci più voraci che ci siano, ma più voraci sono di certo i buongustai italiani, che ne sono i maggiori consumatori al mondo. Ma baccalà è il nome proprio del pesce oppure si tratta di un nome commerciale? Che differenza c’è tra un baccalà ed uno stoccafisso? I norvegesi e islandesi che ce li vendono, come lo chiamano? Chi e quando ha introdotto per primo il baccalà in Italia? Queste ed altre domande, anche di quelle che nessuno penserebbe mai di porre, avranno una risposta il 24 maggio alle 16.00 all’interno del “Villaggio del baccalà” allestito a Napoli sul Lungomare Caracciolo per la seconda edizione di “BaccalàRe”.
Certo non sarà facile dare una risposta definitiva a tutte le questioni, in considerazione delle tante opinioni accumulatesi nel corso di anni e secoli, ma il tentativo è d’obbligo. Ci proverà Corrado Lampe, pubblicista e ricercatore storico, che già da qualche tempo raccoglie tutte le informazioni possibili in archivi, biblioteche ed anche in rete per mettere assieme l’enorme puzzle della storia del pesce secco più amato dagli italiani.
L’iniziativa si inquadra tra l’altro nelle attività dell’Accademia Partenopea del Baccalà, che studia e pubblica con la Casa editrice Colonnese testi scelti e garantiti su tutto quanto ruota attorno al “pesce bastone”, uno dei tanti nomi dimenticati coi quali veniva chiamato dai nostri antenati lo stoccafisso.
Ci saranno anche delle novità in merito alla storia del baccalà, cose che solamente pochi veri esperti già conoscono, mentre non resteranno a bocca asciutta neanche gli appassionati di misteri e storie oscure, una di quelle storie che neanche Roberto Giacobbo avrebbe il coraggio di andare a smuovere: il caso della “Isola del Baccalà”, che oggi è una riserva naturale canadese, che però molti giurano e spergiurano non sia mai esistita. Forse Peter Pan ne sa qualcosa.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
IL LUOGO