Promosso da una startup bolognese, il progetto prevede la partecipazione della piccola frazione di Montalto Uffugo, nel cosentino, a un laboratorio internazionale di ”trasformazione sociale” lanciato dal celebre ateneo americano
di Redazione FdS
Prendete una startup innovativa di Bologna, specializzata nel recupero di dimore storiche e interi borghi a rischio di abbandono; una delle più prestigiose Università americane; un piccolo borgo calabrese a forte rischio di spopolamento; una giovane imprenditrice filosofa già ideatrice nello stesso territorio di un innovativo modello di coliving; aggiungete l’entusiasmo di un ampio numero di cittadini che si sono lasciati coinvolgere, e otterrete “I Live in Vaccarizzo”, rivoluzionario esperimento di “trasformazione sociale” volto a produrre la rinascita virtuosa di un centro di circa 500 abitanti applicando un prototipo complesso partecipato dal basso.
La startup bolognese, nata nel giugno del 2018 da un’idea delle architette Federica Benatti e Michela Rossi e dell’imprenditore Renzo Provedel, è BRIT, la quale ha elaborato un modello di Trasformazione Sociale ispirato alla Teoria “U” di Otto Schaermer docente del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston presso la Management Sloan School nonché fondatore del Presencing Institute. La teoria di Schaermer, applicabile a singoli individui, come a gruppi sociali e imprese, in estrema sintesi, propone un cambio di strategia, cioè rovescia il processo usuale che, muovendo dal passato, punta a realizzare un futuro che gli assomiglia col rischio di ripeterne gli errori. Al contrario la teoria “U” risale alle sorgenti profonde della motivazione e mira a sbarazzarsi delle scorie del passato, delle abitudini e dei pregiudizi, al fine di trovare la vera coscienza di sé, da cui trarre la forza per proiettarsi verso un futuro diverso da ciò che ci si è lasciato dietro le spalle.
Su queste basi l’istituto americano ha creato nel 2015 l’ “U.lab: Leading from the emerging Future”, un corso di formazione diffuso su una innovativa piattaforma multilingue. Il corso ha consentito a oltre 30 mila persone di tutto il mondo di sperimentare processi di cambiamento in vari settori, dalla governance alla sanità, dall’educazione all’agricoltura, dalla finanza al business. A una prima fase di formazione ha fatto seguito il primo Societal Transformation Lab, un laboratorio della durata di 5 mesi che si svolge da gennaio a maggio 2019 in tutto il mondo. La grande sfida del MIT è quella di guidare 300 team attivi su 300 progetti differenti ma accomunati dagli stessi valori e da una approccio metodologico comune.
Ebbene, il borgo di Vaccarizzo si è inserito in questo sistema essendo stato scelto da BRIT come luogo ideale in cui realizzare uno specifico prototipo di contrasto allo spopolamento dei borghi situati in zone marginali, scelta premiata anche dal MIT che lo ha preferito tra dieci località italiane tenendo conto di parametri come la rilevanza storica del territorio, la sua attrattività, la disponibilità dei cittadini ad aderire al progetto. Condizione essenziale per la sua realizzazione era inoltre la possibilità di coinvolgere un extended team di almeno 10 persone che operassero gratuitamente sul prototipo per almeno 5 mesi; obiettivo raggiunto grazie al coinvolgimento di professionisti e imprenditori provenienti da varie regioni italiane come Emilia Romagna, Liguria, Lazio e Calabria. L’obiettivo è quello di attivare nel borgo processi di cambiamento attraverso il coinvolgimento dei singoli e dell’intera comunità, chiamati a partecipare su progetti e soluzioni di problemi.
Tra i professionisti dell’extended team troviamo Roberta Caruso, l’imprenditrice filosofa già nota ai nostri lettori per aver creato qualche anno fa a Montalto Uffugo il modello di coliving “Home for creativity” già approdato anche in altre regioni. E’ stata lei a sottoporre al BRIT team la candidatura di Vaccarizzo, convinta che le locali risorse culturali e naturali potessero costituire un ottimo punto di partenza per una vera e propria rigenerazione sociale ed economica di un borgo conosciuto un tempo soprattutto per la lavorazione della seta, l’intaglio del legno e la produzione del miele d’api gran parte della quale acquistata dalla nota azienda Ambrosoli; un luogo dalle origini antichissime che nel XIII sec. vide confluire dal Piemonte un gruppo di Valdesi sua scia della lotta cattolica contro le eresie. Punto di forza del contributo di Roberta Caruso è la sua capacità di tessere relazioni con gli attori del territorio, a cominciare dai propri concittadini, guidata da un inesauribile ed amorevole entusiasmo per la propria terra ormai ben noto a quanti la conoscono. Lo scopo principale è infatti quello di costruire una solida rete di intenti in grado di cooperare per risollevare le sorti di un paese rimasto privo nel corso del tempo di servizi essenziali come la scuola, l’ufficio postale e il trasporto pubblico [nel video seguente intervista ad alcuni degli abitanti di Vaccarizzo].
Il progetto è sostenuto dall’entusiasmo della comunità locale che vi aderisce con sorprendente spirito di resilienza, supportata a sua volta da figure esterne dalle più disparate estrazioni e competenze: dai professionisti del Nomadi Digitali Network a consulenti business, architetti olistici, designers, editori, progettisti di rigenerazione urbana. Il prototipo di “Societal Transformation” è così partito lo scorso 28 febbraio e si svilupperà lungo un percorso di co-progettazione che vede coinvolta l’intera comunità internazionale partecipante al Laboratorio U.lab-S sulla piattaforma social Mighty dedicata al progetto; con essa saranno infatti condivise le buone pratiche sviluppate sul posto e le idee che nasceranno da stimolanti incontri in video-conferenza. La sfida è dunque aperta affinché “I Live in Vaccarizzo” non sia solo un nostalgico claim ma una orgogliosa asserzione di appartenenza a un luogo rinato a nuova vita.
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