di Kasia Burney Gargiulo
Mentre ad Asti, in Piemonte, prosegue fino al 5 luglio 2015 la mostra Alle origini del gusto. Il Cibo a Pompei e nell’Italia antica, ispirata al tema dell’Expo 2015 di Milano: “Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita”, dal 21 luglio partirà una nuova esposizione sempre dedicata all’antichità, nella quale il cibo tornerà ad avere un ruolo di primo piano sia pure nell’ambito di un quadro tematico più ampio: si tratta della mostra “Natura, mito e paesaggio dalla Magna Grecia a Pompei” che avrà sede al Palazzo Reale di Milano fino al 10 gennaio 2016. L’esposizione è curata per Expo 2015 da Università di Milano, Università di Salerno, Soprintendenza per i beni archeologici di Napoli e soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia.
Seguendo le linee guida dell’Expo2015 secondo le quali “la qualità e la genuinità del cibo vanno di pari passo con la tradizione consolidata nelle attività di coltivazione e di allevamento dei popoli e delle comunità locali, frutto di esperienze millenarie sulle quali oggi si innestano forti innovazioni scientifiche e tecnologiche”, la mostra milanese esporrà – fra le altre meraviglie provenienti da un Sud rappresentato nella vita quotidiana di due millenni fa – testimonianze del cibo abitualmente consumato dai pompeiani e straordinariamente conservatosi sotto l’azione dell’eruzione vulcanica del 79 d.C. che ha sepolto la città, immobilizzandola nel tempo.
E allora vedremo noci, fichi, bucce e semi di melagrane, semi di grano, farro e miglio, legumi come favino e veccia, quest’ultimo utilizzato per un pane dall’impasto misto, solo per citare alcuni alimenti. A seconda del materiale in cui si sono conservati, li vedremo o tali da sembrare ancora freschi oppure carbonizzati ma ben riconoscibili nelle loro forme: che siano stati coperti dalla cenere incandescente o sepolti dal fango, essi sono giunti fino a noi dopo 2000 anni per offrirci uno spaccato di vita quotidiana in cui, per molti versi, possiamo ancora riconoscerci e davanti alle cui testimonianze non mancheremo di emozionarci. A custodire questi reperti con attenzione e a studiarli con scrupolo scientifico è il team del Laboratorio di ricerche applicate della Soprintendenza Archeologica di Pompei. In queste ore, dal direttore Ernesto De Carolis agli assistenti Luigi Buffone, Nicola Germano e Antonio Stampone, tutti stanno lavorando alla preparazione dei materiali che partiranno per Milano fra alcune settimane.
Prima ho citato alcuni tipi di frutta, cereali e legumi, ma a sbalordire il visitatore saranno soprattutto gli 81 pani del pistrinum (forno) di Modestus, il panificio della regio VII vicino alle Terme stabiane, dove i pani incisi a otto spicchi furono rinvenuti dagli archeologi ancora nel forno sigillato da uno sportello in ferro. Vedremo all’Expo anche le olive, gli spicchi d’aglio e le cipolle pompeiane delle cui virtù parlano tanti graffiti emersi dagli scavi, prodighi di citazioni anche a proposito di bietole, senape, zafferano e mentuccia, e scopriremo come i pompeiani amassero le pesche, l’uva da vino e quella passita, i datteri e la frutta secca come noci, nocciole e mandorle. I resti di bucce e semi di melagrane, oltre a ricordarci un frutto destinato all’alimentazione, venivano utilizzati anche per la preparazione di colori naturali.
Tutti questi alimenti che vedremo alla mostra di Milano faranno anche parte anche di un progetto più ampio – voluto da Massimo Osanna, Soprintendente di Pompei – di musealizzazione dei reperti organici emersi dagli scavi della città vesuviana: dalle stoffe ai cordami, dai sandali intrecciati alle reti da pesca e per la caccia agli uccelli, dalle borse in pelle alle tavolette cerate destinate alla scrittura e alla contabilità, dai rami ai tronchi.
La mostra di Milano non riguarderà però solo questo straordinario insieme di reperti organici, ma comprenderà anche una scelta di capolavori del mondo antico – dai vasi dipinti alle terrecotte votive, agli affreschi, agli oggetti di lusso come le argenterie per la casa o i monili aurei – che condurranno il visitatore alla scoperta dell’arte e dell’artigianato ispirati alla natura, al paesaggio e al rapporto dell’uomo con l’ambiente. Vedremo quindi riprodotte in varie forme immagini della fauna e della flora, delle foreste, del mare e delle coste, utilizzate dagli antichi per la composizione di splendidi paesaggi.
Ai reperti provenienti dagli scavi di Pompei e dal Museo archeologico Nazionale di Napoli, si affiancherà nella stessa mostra anche la celebre Tomba del tuffatore – con una delle più belle scene di convivio pervenuteci dall’antichità – pronta a lasciare il Museo Archeologico di Paestum per la sua seconda trasferta da quando nel 1968 fu rinvenuta dall’archeologo Mario Napoli.
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