di Redazione FdS
Nei giorni scorsi si è tanto parlato sui media – dalle televisioni, ai quotidiani, ai social network – del concerto che a Taranto ha radunato il 1° Maggio scorso oltre 100 mila persone per veicolare sull’onda della musica gli umori di una città che in decenni di industria pesante ha vissuto gli aspetti più deleterii di un lavoro che consuma energia, salute e integrità ambientale senza produrre un reale sviluppo economico e sociale nel territorio. Parallelo al concertone romano di Piazza San Giovanni, l’evento tarantino si è svolto per il secondo anno consecutivo con l’organizzazione di Michele Riondino e la direzione artistica di Roy Paci ed ha avuto come fine quello di attirare l’interesse della gente intorno al dramma cagionato dall’Ilva, fabbrica di sofferenza e di morte.
L’iniziativa – certo favorita dal cast di ospiti noti intervenuti (da Caparezza agli Afterhours, Fiorella Mannoia, 99 Posse, Paola Turci e tantissimi altri) e dal ruolo svolto dal tam tam della Rete – ha avuto una grandissima eco al punto che qualcuno le ha attribuito una capacità di coinvolgimento superiore alla ‘storica’ manifestazione romana: al di là della veridicità o meno del dato in questione, e tenuto conto di una situzione drammatica quale quella vissuta dalla città di Taranto che non basteranno dieci generazioni a risarcire, questa non era certo un’affermazione (peraltro fondata) tale da suscitare la reazione che invece ha provocato, e per giunta in ambienti sindacali, dai quali i cittadini si aspetterebbero scatti di orgoglio in ben altri contesti e su ben altre questioni che non in un caso del genere. E invece no: ecco che sul profilo Twitter ufficiale della CISL arriva prontamente un’accusa di cattivo gusto rivolta allo spettacolo pugliese, definito “una saga paesana” (avete letto bene, “saga” e non sagra…tanto per dare anche una bella prova di italiano traballante). Lo scivolone è stato giustamente fatto rilevare dal direttore artistico Roy Paci che ha deplorato un atteggiamento del genere da parte di un sindacato il cui dovere morale sarebbe dovuto essere di sostegno e non di critica gratuita ad una manifestazione come quella di Taranto.
Proprio per restituire a questo evento, dal nostro punto di vista, il giusto peso nel cuore di una città che fatica a riprendersi da decenni di “saccheggio” materiale e morale, abbiamo voluto sentire le impressioni di una persona che da anni vive con partecipazione attiva e sensibile il dramma della sua città: la fotografa Anna Svelto. A lei la parola.
Sì ai diritti no ai ricatti: un 1° Maggio da ricordare
di Anna Svelto
Il Concerto del 1° maggio a Taranto è stata la cassa di risonanza di grande qualità dei messaggi e delle testimonianze di denuncia delle tante realtà drammatiche italiane. Da Trieste a Piombino, da La Spezia a Terni, dalla Terra dei Fuochi a Brindisi, dalla Val di Susa a Niscemi, da Gela a Priolo e da Crotone alla Val d’Agri. Sul palco voci dure e crude, voci forti e determinate che parlano dei problemi ambientali irrisolti dalla politica.
Era il 2 agosto 2012 quando i Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti entrarono in Piazza della Vittoria a Taranto con l’Apecar, poi diventato simbolo di una lotta per un lavoro dignitoso senza compromessi inaccettabili, e contestarono i sindacati accusandoli di non aver fatto gli interessi degli operai e della città subendo il ricatto salute o lavoro.
Il Concerto, al quale hanno aderito tantissimi artisti gratuitamente, è stato evento musicale di grande spessore: da Caparezza a Vinicio Capossela, Fiorella Mannoia, Paola Turci, Afterhours, 99 Posse, Sud Sound System e tanti altri. Ognuno di loro ha lanciato messaggi di lotta democratica e di unità di tutti i movimenti ed associazioni per un unico obiettivo: dare dignità reale al lavoro, un lavoro che non baratti le vite umane con il profitto sulla pelle della gente, senza tradimenti ed inganni.
Ecco, è stata una festa di denuncia che ha coinvolto oltre 100.000 persone giunte da tutta l’Italia meridionale, da un Sud che vuole riscattarsi e cercare alternative economiche alle fabbriche della morte.
Michele Riondino, in apertura del Concerto al Parco Archeologico delle Mura Greche, ha maledetto politici e sindacalisti che avrebbero potuto fare e non hanno fatto. Aggiungo io, e continuano a non fare purtroppo. E non solo a Taranto.
Le istituzioni tutte erano sul banco degli imputati, per Taranto per tutti i siti inquinati presenti nel Paese, frutto di una strategia finalizzata al profitto con assenza totale di attenzione ambientale e rispetto delle popolazioni. E Gino Strada in collegamento dal Sudan ha dichiarato che Taranto è una città simbolo di ricatti e diritti negati, situazione indegna per un Paese civile ed ha chiesto con impeto: ”Ma dove sono finiti i diritti delle persone, i diritti dei lavoratori, il diritto alla giustizia, alle cure, all’istruzione?”.
Dal palco un ricordo di Alessandro Rebuzzi, un giovanissimo guerriero tarantino, il guerriero buono che pur gravemente ammalato, e prima di morire, era fuori del Tribunale insieme a tutti i giovani a manifestare solidarietà alla magistratura tarantina e al giudice Patrizia Todisco.
E tra le tante testimonianze, ricordo Tina De Raffaele di Crotone, di “Crotone ci mette la faccia” che ci ha profondamente colpiti ed emozionati fino alla commozione. “Crotone è un cimitero a 5 stelle, uno dei 57 Sin, nel nostro caso sito di disinteresse. Le vecchie fabbriche dismesse ci hanno lasciato 350.000 tonnellate di rifiuti tossici, oltre alle discariche a mare, ricoperti con scuole, strade, edifici, questura”. E rivolta al Presidente Vendola, per un’infelice battuta espressa con la quale ha detto di preferire il cancro all’avviso di garanzia, gli ha gridato:”Presidente, io avrei preferito un avviso di garanzia al cancro contro il quale sto lottando”.
Un concerto dal forte valore sociale che ha voluto scuotere le coscienze e scardinare la cultura del industrialismo di rapina a tutti i costi, questo è stato l’evento del 1° maggio a Taranto.
Canzone simbolo della giornata tarantina, “Give the poison” “Butt u’ vlen”. Protagonisti della serata sono stati i bambini dell’Apecar con uno striscione :”Noi vogliamo vivere” che con la loro voce innocente hanno rivendicato il diritto alla vita.
Un grazie ai Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti per essere riusciti a realizzare questo evento straordinario esclusivamente con le loro forze e con l’aiuto di cittadini sensibili.
Conclusivamente va detto che per il 1° maggio è stata promossa dai Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti una raccolta di denaro, utile ad acquistare un emogasometro per il reparto oncologico dell’ospedale Moscati.