Il Consolato dell’Arte della Seta a Catanzaro compie 500 anni

Part. di tessuto catanzarese in seta - Museo Diocesano d'Arte Sacra, Catanzaro

Pianeta Borgia (part. di tessuto catanzarese damascato in seta), XVII sec. – Museo Diocesano d’Arte Sacra, Catanzaro

Un ”pezzo” di identità calabrese da celebrare al di là delle ricorrenze

di Angela Rubino

La città di Catanzaro e la Nobile Arte della Seta: un connubio fortunato che in passato portò l’attuale capoluogo della Calabria a varcare i confini d’Italia per fama e prestigio, grazie alla straordinaria raffinatezza e al grande valore dei tessuti di seta prodotti nelle sue filande. Una storia meravigliosa, rimasta nel cuore e nella mente dei pochi cultori di storia locale, un numero troppo esiguo di persone, se si considera il profondo legame della città con questa attività e la vastità del tessuto socio-economico coinvolto nelle fasi della lavorazione della seta, in una società come quella catanzarese e calabrese più in generale in cui non solo l’arte della seta, ma quella della tessitura assumeva una grande valenza storico-antropologica, radicandosi profondamente nell’identità di questo popolo che la praticava da millenni, come dimostrano le evidenze archeologiche e le fonti letterarie.

Il 2019 è un anno emblematico per Catanzaro, da questo punto di vista, perché le ricorda da un lato quanto l’arte della seta fosse importante in passato e dall’altro quanto la città sia stata incapace di trarre beneficio da questo antico retaggio della sua origine bizantina, che non può fregiarsi nemmeno di un museo che ne conservi la memoria.
 

Velo di calice damascato, manifattura calabrese del XIX sec. - Diocesi Oppido Mamertina

Velo di calice damascato, manifattura calabrese del XIX sec. – Diocesi Oppido Mamertina-Palmi

La seta fu introdotta in tutta la Calabria nel VI secolo dai bizantini e Catanzaro riuscì a distinguersi per la produzione di tessuti serici di grande pregio. I sovrani del Regno di Napoli inserirono in primo piano, nella propria politica protezionistica, l’industria e il commercio della seta e Catanzaro, dove la tradizione della produzione della seta era notevole per cui poté usufruire subito della legislazione protettrice. Se Napoli fu la prima città del Regno in cui venne istituito il Consolato dell’Arte della Seta, nel 1465, Catanzaro può vantare il fatto di essere stata la seconda in tutto il Regno di Napoli a godere di questo privilegio. Il diploma relativo è datato 30 marzo 1519 e fu firmato dall’imperatore Carlo V, che in tale occasione concesse anche il rinnovo degli Statuti della Seta, rigide norme a cui le aziende dovevano attenersi, sia in materia di rapporti di lavoro, sia in materia di standard qualitativi del prodotto finito.
 

Frontespizio degli Statuti dell'Arte della Seta, Catanzaro

Frontespizio degli Statuti dell’Arte della Seta, Catanzaro, XVI sec.

Occorre precisare che già fin dai tempi delle più antiche corporazioni medievali, a Catanzaro, erano state stabilite, seppure informalmente delle regole fisse in materia di lavorazione serica, dunque ai tempi di Carlo V, gli statuti avevano già alle spalle una plurisecolare elaborazione di esperienze, sia in materia tecnica di produzione, sia riguardo al rapporto tra le aziende e a quello con i dipendenti e i fornitori e anche riguardo agli standard produttivi, rimasti sempre fermi a livelli alti e rigorosi. Insomma gli statuti dell’arte della seta determinavano una costante specializzazione e la gestione organizzata e codificata di una nobilissima arte, oltre a implicare alcuni privilegi fiscali. Nel 1569 tali norme vennero racchiuse in un corpo organico e pubblicate con la denominazione di “Capitoli, ordinazioni et statuti da osservarsi da quelle persone che esercitano la nobilissima arte della seta in Catanzaro”.
 

Bozzoli di baco da seta

Bozzoli di baco da seta

Il Consolato della seta concesso dall’imperatore Carlo V implicava anche il fatto che tutta l’organizzazione amministrativa dell’arte dipendesse da tre consoli, eletti annualmente il primo maggio. Ad essi erano affidati non pochi compiti. Tra questi l’amministrazione dei proventi economici dell’arte della seta e lo stretto controllo del rispetto delle norme da parte di chi, a vario titolo, lavorava la seta ed era iscritto alla relativa corporazione.

I matricolati dell’arte catanzarese erano diventati, col procedere dei decenni, delle potenze economiche, almeno nei limiti in cui era consentito in quel periodo e in quelle determinate condizioni economico-sociali. Certo è che sul finire del XVII secolo, si può dire che non esistesse famiglia catanzarese di un certo rango che non avesse i suoi interessi nell’arte della seta, un’attività che era molto diffusa tra le fasce della popolazione e coinvolgeva anche l’hinterland, caratterizzando fortemente questi territori da un punto di vista socio-economico.
 

Bachi da seta tra le foglie di gelso

Bachi da seta tra le foglie di gelso

Oggi, a distanza di mezzo millennio le cose sono molto cambiate e per impedire che queste preziose pagine di un passato glorioso siano per sempre cancellate dalla memoria dei posteri, non basta riscoprirle solo in occasione di una ricorrenza, ma occorre recuperare questo sapere, preservarlo e trasmetterne la conoscenza soprattutto alle nuove generazioni. Perché la memoria, come la vita stessa, non esiste solo nel giorno di un anniversario, ma deve essere vissuta e celebrata ogni giorno essendo in essa racchiuse le radici del nostro presente e la nostra stessa identità.

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Bozzoli di baco da seta

Bozzoli di baco da seta

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Fonti bibliografiche: Angela Rubino, “La Seta a Catanzaro e Lione”, Calabria Letteraria Editrice, 2007

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