A poca distanza dalla costa di Porto Cesareo un pilota di drone cinematografico ha individuato un isolotto dalla suggestiva forma. Negli anni ’30 del secolo scorso vi fu rinvenuta una statuetta egizia del dio Toth
di Redazione FdS
Le sfumature verdi-azzurre del mare delineano nettamente i contorni del piccolo lembo di terra, roccia e pochi cespugli di macchia mediterranea, affiorante a breve distanza da una delle coste più rinomate del Salento, quella di Porto Cesareo (Lecce). Mai nessuno prima d’ora ne aveva però colto la suggestiva forma di cuore, chiaramente visibile solo da un punto di osservazione aereo. Ad offrire l’occasione per una scoperta che dalla prossima estate alimenterà senza dubbio l’interesse di turisti e curiosi, sono state le riprese di un documentario che il pilota di drone cinematografico Roberto Leone stava effettuando nei giorni scorsi in collaborazione con l’Area marina Protetta di Porto Cesareo. Si può immaginare la sorpresa destata da questa piccola bizzarria della natura che va ad arricchire il già notevole patrimonio paesaggistico di un angolo di Puglia ormai noto in tutto il mondo.
L’isolotto si trova a circa un centinaio di metri dalla costa su cui s’erge Torre Chianca, affascinante edificio cinquecentesco costruito a presidio del territorio contro gli attacchi dei pirati saraceni, oggi affacciato su una spiaggia di sabbia chiarissima bagnata da un mare cristallino dai colori cangianti. A poca distanza – sulla destra di chi osserva dal litorale – c’è l’Isola della Malva le cui deliziose dune costiere, contornate di macchia, sono raggiungibili con una breve nuotata o in barca con pochi colpi di remi, come del resto lo stesso isolotto a forma di cuore noto ai locali e ai pescatori dello Jonio salentino con il nome di “Scoglio della Malva”.
Se oggi l’isolotto sale alla ribalta grazie alla sua evocativa e romantica forma, il 12 gennaio del 1932 fu invece protagonista di uno straordinario ritrovamento archeologico: il pescatore Raffaele Colelli di Porto Cesareo, insieme al fratello Chicco e all’amico Eupremio Alemanno, raccolse con le sue reti una statuetta di Thot, dio egizio della sapienza, della scrittura, della magia, della matematica e della geometria, talora ritratto in forma di babbuino. Il reperto in basalto, proveniente da Hermopolis ed oggi custodito presso il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, è riferibile al periodo Saitico (XXX dinastia – VI sec. a.C.) e forse fece parte del carico di una nave oneraria romana naufragata in zona. Dagli splendori marittimi del Salento un vero e proprio salto nel “cuore” della Storia.
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