di Redazione FdS
“Lo stile dei Gesuiti mi offre sempre materia di riflessione. Chiese, campanili, edifici, rivelano sempre nei loro disegni una grandiosità e una compiutezza che ispirano profondo rispetto a chiunque, mentre nella decorazione è concentrata una tale ricchezza e profusione d’oro, argento, metallo, pietre lavorate, da abbagliare i miserabili di qualsiasi ceto (…), [una ricchezza] intesa ad accattivarsi e ad attrarre i comuni mortali. Questo è lo spirito che informa, in genere, il culto cattolico esteriore, ma non l’ho mai visto esprimersi in modo così sagace, abile e conseguente, come fra i Gesuiti. Tutto concorre a far sì che essi non siano, come altri ordini ecclesiastici, prosecutori di una vecchia, ottusa religiosità, ma, in accordo con lo spirito dei tempi, le infondano nuova forza con il fasto e la magnificenza…”
Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, 1786
Photos (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8) by SNappa2006 | CC BY 2.0
Benvenuti in quella che può considerarsi una delle chiese più fastose del Sud Italia. Un tripudio di intarsi marmorei, di stucchi, di affreschi vi abbaglierà non appena avrete varcato la soglia della Chiesa del Gesù a Palermo, nota anche con il nome di Casa Professa che le deriva dall’annessa casa madre dell’ordine religioso. Difficilmente uno scenografo dell’età barocca avrebbe potuto concepire un apparato più rutilante e teatralmente stupefacente di questo. Se “dell’artista è il fin la meraviglia”, parafrasando la celebre espressione del poeta napoletano Giovan Battista Marino, gli artisti ed artigiani che hanno profuso la loro opera nella realizzazione di questa chiesa certo non hanno mancato l’obiettivo. Ci troviamo nel quartiere dell’Albergheria, uno dei quattro rioni storici (o mandamenti) della città di Palermo, al civico 21 della Piazza che porta lo stesso nome della Casa che ospita la Rettoria dei Gesuiti. Nei pressi lo storico mercato di Ballarò. Poco distante da qui si trova la casa dove nel 1743, un secolo dopo la costruzione della chiesa, sarebbe nato il famigerato Conte di Cagliostro. In tanti ricorderanno anche la citazione che di questa chiesa fa lo scrittore siciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa che nel suo celebre romanzo “Il Gattopardo” descrive una visita a Casa Professa di don Pirrone, il prete di casa Lampedusa, durante una passeggiata palermitana in carrozza del Principe.
La costruzione della Chiesa del Gesù iniziò nel tardo Cinquecento, dopo l’arrivo dei Gesuiti a Palermo che risale al 1549. Il luogo dove sorse era ritenuto tradizionalmente rifugio di eremiti, in particolare San Calogero vi avrebbe dimorato in una grotta: tuttora nei pressi vi si trovano catacombe paleocristiane. Progettata dall’architetto gesuita Giovanni Tristano, in un primo momento si presentava ad unica navata con ampio transetto e ampie cappelle laterali. Agli inizi del Seicento, per adeguarla alle esigenze di grandiosità tipiche dell’architettura gesuita, su progetto di Natale Masuccio vennero abbattuti i muri divisori delle cappelle, ottenendo così tre navate. La consacrazione della grande chiesa avvenne nel 1636. Nel 1892 il cav. Salvatore Di Pietro, già rettore della Casa Professa, ottenne tramite il ministro della pubblica istruzione Paolo Boselli che il tempio venisse dichiarato monumento nazionale.
Durante la Seconda guerra mondiale, nel maggio del 1943, una bomba colpì proprio la cupola della chiesa che, nel suo crollo, trascinò con sé le parti ad essa vicine e naturalmente andò perduta parte delle pitture del presbiterio e del transetto. La cupola fu interamente ricostruita e un accurato restauro riuscì a porre riparo alla grave ferita inferta al monumento.
Photos (9, 10, 11, 12) by Erik den yngre | CC BY-SA 3.0
La parte più spettacolare dell’edificio è forse la tribuna dell’abside, ornata dall’Adorazione dei Pastori (1710-1714) e dall’Adorazione dei Magi (1719-1721), bassorilievi marmorei posti sulla tribuna, di Gioacchino Vitagliano su modelli del grande Giacomo Serpotta.
Ci piace fare riferimento agli interni della chiesa evocando le parole che nel 1793 scrisse l’abate comasco Carlo Castone Della Torre di Rezzonico nel suo Viaggio della Sicilia: ““le pareti sono coperte da marmi, da tarsie, da statue e da arabeschi senza fine, che debbono aver costata immensa copia di danaro agli ambiziosi Lojolei [da Ignazio di Lojola- NdR] i quali ogn’altro tempio vollero mai sempre offuscare nella città colle loro magnifiche chiese”. Poche parole per descrivere in modo efficace questo miracoloso esempio di fusione tra architettura, pittura e decorazione plastica. A balzare immediatamente allo sguardo è in particolare la decorazione a mischio, cioè a tarsie marmoree pregiate, composte secondo motivi floreali o figurati (immagini mitologiche, animali esotici, grottesche…) e tanto più soprendenti tenuto conto che arrivando dall’esterno la facciata, pur di evidente impronta barocca, non lascia – nella sua relativa sobrietà – sospettare tanto rigoglio di decorazioni all’interno. Prima si citavano Gioacchino Vitagliano e Giacomo Serpotta, ma non sono gli unici artisti ad aver concorso a tanta magnificenza: percorrendo navate è possibile individuare testimonianze anche di altri fra più illustri artisti dell’epoca, tra cui si possono ricordare Pietro Novelli, Gaspare Serenario, Antonio Grano, Ignazio Marabitti. Tutti loro hanno contribuito alla realizzazione di quello che è stato considerato il contributo più significativo e originale della cultura artistica siciliana alla civiltà del barocco europeo, caratterizzato dalla movimentata convivenza fra architettura, scultura e pittura, in conformità alla prassi e all’estetica secentesche; un apparato teatrale fitto di rimandi concettuali, concepito “in guisa che senza pennello sembra opera di pennello”, come direbbe il coevo storico palermitano Antonio Mongitore.
Orari di apertura della Chiesa:
Feriali: ore 6:30-13:00, 16:00-19:00.
Domenica e festivi: ore 6:30-12:30, 17:00-18:30.
Contestualmente all’apertura della chiesa o è possibile visitare il nuovo museo della Compagnia di Gesù a cui si accede dai locali di sacrestia e che comprende anche l’Oratorio del Sabato la sacrestia e la cripta.
Orari di apertura: da lunedì a venerdì: ore 9.30-13.30 (accesso dalla chiesa); sabato: 9.30-16.00
Ingresso a pagamento:
Info: +39.3387228775 +39.3384512011