“Era la Città Altano nelle pendici dell’Apennino, in un colle molto ameno, verso l’Ostro, nel sinistro lato di S. Giorgio, distante però da lui per ispatio di tre miglia in circa, dove insino ad hoggi si veggono le reliquie dell’antiche mura…”
Girolamo Marafioti, 1601
di Redazione FdS
Nei pressi dell’estremo lembo nord-occidentale del Parco Nazionale d’Aspromonte, in un’area posta fra i comuni di San Giorgio Morgeto e Cittanova, nel reggino, si trovano le rovine di un vasto insediamento fortificato che dovette svolgere un importante ruolo militare e strategico lungo il percorso che attraverso l’area montana della Limina faceva da via di congiunzione fra il versante jonico e quello tirrenico, nell’area di influenza dell’antica colonia greca di Locri. I resti dell’insediamento, con pezzi di possenti mura e di torri circolari, emergono da una fitta boscaglia, in un paesaggio di grande fascino, con ampia visibilità sul versante tirrenico: lo sguardo riesce infatti a spaziare verso la Piana di Gioia Tauro dominando un territorio molto vasto. Il sito fu esplorato nel 1921 da Vincenzo De Cristo su incarico del grande archeologo Paolo Orsi, ma in tempi recenti si sono intensificate mirate campagne di scavo. Circa l’identità del luogo, vi sono studiosi che lo fanno coincidere con l’insediamento di Altanum, sebbene non manchino esperti di antichi Itineraria che, viceversa, collocano quest’ultimo sulla fascia litorale jonica, dove esisteva una via romana in gran parte mutuata da un preesistente dromos greco, e lo identificano con una statio romana nei pressi dell’odierna Bovalino, probabilmente la splendida Villa di Casignana in contrada Palazzi.
Circa invece le origini del luogo c’è chi cita fonti letterarie che chiamano in causa gli Enotri, primi colonizzatori di stirpe greca ad arrivare in Italia già fra il XV e l’XI sec. a.C., almeno secondo antichi autori greci come lo storico Dionigi di Alicarnasso. Altri invece ricollegano il luogo alla presenza di un castrum bizantino detto di S. Eusebio, che sarebbe sorto in epoca giustinianea (VI sec.) a ridosso di fortificazioni del periodo protostorico, magnogreco e romano, quale avamposto militare nel conflitto con i Goti. Secondo il vescovo e storico locale Domenico Maria Valensise, gli abitanti dell’antica Altanum sarebbero poi stati, in epoca bizantina, i fondatori della vicina città di Polistena.
In ogni caso, come scrive l’antropologo Vito Teti, in questo luogo “affiora una Calabria segreta, sconosciuta, dell’interno, che ci spinge a riconsiderare questi luoghi in maniera meno angusta di quanto non ci abbiano costretto a fare recenti fenomeni di abbandono e di dissoluzione”. Il luogo, raggiungibile dalla strada provinciale che da S. Giorgio Morgeto porta allo Zomaro, ricade in un’area S.I.C (Sito di Interesse Comunitario) e precisamente nell’area naturalistica di S. Eusebio- Cernatali, con presenza di folti boschi di faggio, sughere e altre varietà di alberi spesso secolari. Per individuare e visitare il luogo senza difficoltà è possibile contattare il trekker e fotografo Antonio Aricò, autore delle immagini qui pubblicate [348/0028998 – antonio-arico@alice.it].
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Bibliografia:
Dionigi di Alicarnasso, Antichità romane, I, 13.2, Einaudi, Torino, 2010, 844 pp.
Girolamo Marafioti, Croniche et antichità di Calabria, Padova, Ad instanza de gl’Uniti, 1601
Emmanuel Miller, Recueil des itinéraires anciens: comprenant l’Itinéraire d’Antonin, la Table de Peutinger et un choix de périples grecs, Paris, 1845, p. 33
Vito Teti, Il senso dei luoghi: memoria e storia dei paesi abbandonati, Donzelli editore, Roma, 2004, 598 pp.
Domenico Maria Valensise, Monografia di Polistena, Napoli, Tipografia di Vincenzo Marchese, 1863