di Redazione FdS
Vasi, ciotole, giocattoli e poppatoi di ceramica, ancora integri, compongono il toccante campionario di oggetti infantili portati alla luce con la scoperta, nel borgo salentino di Muro Leccese, della sepoltura ormai denominata “Tomba dei Bambini”. Si tratta di una deposizione, con resti ossei e un intero corredo funerario, appartenuta a più bambini vissuti in età ellenistica (IV-III sec. a.C.), ritrovata nel contesto di un’area adibita a necropoli dell’antica città messapica che anticamente occupò il sito dell’odierna Muro Leccese.
Alla scoperta, avvenuta pochi giorni fa in via Don Bosco durante i lavori di ampliamento della fogna bianca, è seguito il recupero dei reperti a cura degli archeologi Oda Calvaruso e Francesco Meo dell’Università del Salento per conto della Sovrintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Brindisi, Lecce e Taranto. Questo genere di rinvenimento, avvenuto a poca distanza dal sito in cui Francesco Meo conduce da tempo una campagna di scavi durante il periodo estivo, costituisce ad oggi un unicum.
Il territorio di Muro Leccese è da sempre un importante giacimento di beni archeologici, essendo stato sede di uno dei più floridi insediamenti del popolo dei Messapi, giunti in Puglia via mare dall’Illiria (l’odierna area balcanica). Non mancano tuttavia testimonianze dell’età del Bronzo, come i menhir, e altre di età neolitica, che attestano la presenza di insediamenti pre-messapici. E’ infatti su un precedente villaggio japigio di capanne che i Messapi hanno impiantato, a partire dall’VIII sec. a.C., un centro urbano con case e strade, circondato, a partire dal IV sec. a.C., da una cinta muraria in blocchi squadrati lunga 4 km di cui persistono cospicui resti. Ancor oggi se ne scorgono infatti massi disposti in tre o cinque filari, per un’altezza complessiva di 3 metri, che in origine raggiungeva i 7 metri, a protezione di un’area urbana di 107 ettari. Attualmente è però possibile seguirne il percorso per un solo chilometro, dato che nei secoli molti blocchi sono stati impiegati nella costruzione di altri edifici.
Alla profonda trasformazione urbanistica impressa fin dall’inizio dai Messapi, corrispose anche la nascita una comunità più articolata sotto l’aspetto sociale ed economico, come attestato dal ritrovamento di resti di abitazioni, tombe e ceramiche greche d’importazione, che documentano la formazione di gruppi familiari dotati di un ruolo dominante e inclini ad autorappresentarsi nelle forme tipiche delle aristocrazie greche, anche se verso il IV sec. a.C. gli usi e costumi messapici tornarono a prevalere sui modelli ellenici d’importazione. A tal proposito è interessante ricordare come dei Messapi siano riemerse a Muro Leccese importanti testimonianze di scrittura nella loro lingua, per lo più di carattere religioso e funerario. La parabola storica di questa città era però destinata a concludersi già verso la metà del III sec. a.C. quando essa fu rasa al suolo dalle truppe romane.
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