di Redazione FdS
Con il progetto “Dal contenitore museale al museo en plein air”, cofinanziato dalla Regione Calabria, il Museo della Lingua Greco-Calabra Gerhard Rohlfs di Bova (Reggio Calabria) avvia una più intensa valorizzazione non soltanto delle collezioni presenti oggi nel contenitore museale ma anche e soprattutto del borgo e dell’intero territorio grecanico, culla di civiltà, di incontri e scontri tra culture, di stratificazioni di memorie. Un patrimonio culturale, quello grecanico, che attende ancora oggi di essere meglio conosciuto e studiato ma anche fruito da un pubblico più ampio, oramai sempre più alla ricerca di mete inedite, luoghi ai margini del turismo di massa, storie da ascoltare per la prima volta.
Questa la strada che il Museo della Lingua Greco-Calabra Gerhard Rohlfs si prefigge di perseguire nell’ambito del progetto , “Dal contenitore museale al museo en plein air”, una ricca rassegna di eventi culturali che, curata dal direttore del museo bovese, Pasquale Faenza, scandirà il mese di Agosto 2020 coinvolgendo studiosi artisti e professionisti di vario genere al fine di gettare nuova luce sulle peculiarità del Museo G. Rohlfs, sul territorio che rappresenta, sulle dinamiche storiche e sociali che hanno definito nei secoli l’identità dell’area grecanica. Il Museo della Lingua Greco-Calabra Gerard Rohlfs vuole essere infatti il riflesso di ciò che un territorio è, e di ciò che sono i suoi abitanti, svolgere il proprio ruolo muovendo dalla cultura viva delle persone, da ciò che hanno ereditato dal passato, dall’ambiente che popolano.
Un museo del tempo e dello spazio all’interno di un territorio ricco di peculiarità, un’istituzione che si occupa di studiare, conservare, valorizzare e presentare la memoria collettiva di una comunità e del territorio che la ospita, delineando linee coerenti per lo sviluppo futuro. Non è un caso dunque che il programma culturale 2020, promosso dal Museo bovese, dia particolare attenzione al ruolo che hanno oggi i musei etnografici, specie in una regione come la Calabria, ricchissima di un patrimonio di beni demoetnoantropologici materiali e immateriali sconosciuto al resto del mondo, ma anche poco valorizzato e tutelato.
Questi argomenti saranno al centro dell’incontro previsto giorno 7 Agosto 2020 alle ore 18:30 quando si presenterà la Rete museale Calabria Lab – Etnografia Viva – creata dal Centro Studi Esperide al fine di creare una piattaforma di promozione comune della cultura calabrese. Un esperimento partito dal basso, che coinvolge una decina di musei etnografici, tra cui Il Museo di Etnografia e Folklore “R. Corso” di Palmi, uniti insieme per meglio definire strategie di gestione, valorizzazione del patrimonio culturale che rappresentano, ma anche per sollevare interrogativi sul loro ruolo, la loro missione e, soprattutto, la loro attrattività. L’incontro ha come obbiettivo quello di focalizzare le tante criticità che vivono oggi queste piccole realtà museali, ma anche di tracciare un percorso virtuoso di gestione con le istituzioni deputate alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio culturale calabre.
Proprio per questo, alla presentazione della La Rete museale Calabria Lab-Etnografia Viva, da parte del direttore del Museo di Seminara, Mario Panarello e Monica De Marco, conservatrice del museo delle ceramiche di Calabria in Seminara, ideatrice stessa della rete, seguiranno interventi mirati a sciogliere i tanti interrogativi sulle attuali politiche ministeriali in materia di musei etnografici, il rapporto tra i comuni, titolari spesso delle collezioni etnografiche, e le soprintendenze, il polo museale calabrese, la Regione Calabria. Come valorizzare paesaggi densi di memorie, come catalogare i beni etnografici, come tutelare e affrontare lo studio della cultura popolare calabrese attraverso i musei, sono alcuni degli argomenti trattati con Roberta Filocamo, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Reggio Calabria e la provincia di Vibo Valentia, Roberta Tucci, Demoetnoantropologa ed etno-organologa esperta in beni culturali, l’antropologa Patrizia Giancotti, e poi ancora Domenico Pisani, storico dell’arte, l’antropologo Rosario Chimirri, Vittorio Caminiti, presidente dell’Accademia internazionale del Bergamotto. Il dibattito sarà arricchito da interventi on line, fruibili attraverso la pagina Facebook del Museo della Lingua Greco-Calabra Gerard Rohlfs. Tra i diversi aspetti dell’incontro anche quelli connessi alle difficoltà di creare rapporti costruttivi tra i musei etnografici e la popolazione. Questo genere di strutture museali sono infatti da intendere come organismi che, pur rivolgendosi anche ad un pubblico esterno, hanno come interlocutori principali gli abitanti della comunità, i quali, anziché visitatori passivi, devono diventare a tutti gli effetti fruitori attivi affinché le conoscenze si possano diramare dal passato al presente.
Seguiranno nei giorni successivi, il 8 -9-10 Agosto gli appuntamenti deputati alla scoperta del patrimonio storico artistico del borgo, con Mario Panarello, Gianfrancesco Solferino, Bruno Vadalà, grazie ai quali sarà possibile vedere da vicino i meravigliosi tesori della cittadina calabrese. Se infatti lo storico dell’arte Mario Panarello (8 Agosto ore 18:30) ci guiderà in un percorso sulle opere tardo manieriste di Rinaldo Bonanno, di cui Bova conserva bene tre interessanti sculture della fine del Cinquecento, Gianfrancesco Solferino (9 Agosto ore 21:00), ripercorrerà le testimonianze artistiche legate alla figura San Rocco attraverso l’eccezionale numero di sculture lignee presenti in Calabria, sapientemente studiate dallo storico dell’arte sidernese. Suggestiva la serata dedicata al Settecento bovese, con lo storico dell’arte Bruno Vadalà, il 10 Agosto alle ore 21:00, quando sotto le stelle di uno dei borghi più belli d’Italia, sarà possibile visitare la chiese e i tesori del tardo barocco custodite al loro interno.
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