di Redazione FdS
Dopo il nuovo decreto governativo che ha cancellato, rispetto alla bozza iniziale, sia l’uso dei fondi sequestrati alla famiglia Riva dalla Procura di Milano per reati fiscali e valutari, sia l’istituzione di un commissario ambientale al posto del sub commissario (mettendo così fuori gioco in quel ruolo Edo Ronchi che a giudizio di molti avrebbe garantito con il suo lavoro e la credibilità di cui gode, la certezza nei tempi di risanamento dell’Ilva e rimesso in funzione, seguendo le best practice in Europa, il più grande impianto siderurgico d’Europa), un’ondata di giudizi sfavorevoli ha investito il provvedimento dell’esecutivo, fra cui quello espresso da Legambiente.
“Dopo l’incomprensibile nomina del commissario Gnudi, ora questo decreto approvato dal Governo, all’acqua di rose rispetto alla bozza iniziale: ma la famiglia Riva siede in Consiglio dei Ministri?” È questo il commento amaro di Stefano Ciafani, vice presidente nazionale di Legambiente, al decreto sullo stabilimento siderurgico approvato il 10 luglio dal Consiglio dei Ministri.
Sull’Ilva il Governo – dice Legambiente – è riuscito a fare assai peggio di quanto si potesse immaginare. Tre le scelte fondamentali che il Governo avrebbe dovuto fare: rendere disponibili i fondi sequestrati dalla Procura di Milano per gli interventi di ammodernamento, mantenere ferme le scadenze previste dal piano ambientale e dai precedenti decreti e dare pieni poteri a Edo Ronchi per poterlo realizzare. Il Consiglio dei ministri ha invece stravolto il testo anticipato dalla stampa, nascondendosi dietro la vuota e stanca formula della compatibilità tra “risanamento ambientale e la continuità e valorizzazione dell’impresa” per non urtare gli interessi dei Riva, in barba all’interesse generale dei cittadini e degli stessi lavoratori di avere un centro siderurgico profondamente risanato. La scelta del Governo segue lo scandaloso ricorso dei Riva contro il Piano di Risanamento Ambientale del siderurgico, mentre ignora i dati epidemiologici drammatici resi noti dall’ultimo aggiornamento dello studio Sentieri.
“Nel mar in tempesta di Taranto – concludono Francesco Tarantini e Lunetta Franco, rispettivamente presidente di Legambiente Puglia e del circolo tarantino – il Governo con questo decreto ha deciso di gettare in acqua l’ennesimo improbabile salvagente per l’Ilva senza prevedere nessuna imbarcazione di salvataggio e a una distanza abissale dalla costa. Se non si aggiusta il tiro il naufragio completo dell’Ilva sarà inevitabile e di questo saranno responsabili il governo e la proprietà. Il Governo attuale non può voltare le spalle alla comunità jonica e rinnegare gli impegni presi due anni fa dallo Stato italiano dopo l’intervento della magistratura. C’impegneremo con tutte le nostre forze affinché il testo approvato dal Cdm sia pesantemente modificato in sede parlamentare e sia coerente con le scelte di risanamento promesso”.