di Redazione FdS
Ci voleva un grande paesaggista come il francese Gilles Clèment per accorgersi di quale spazio prezioso disponga la città di Bari proprio nel cuore del suo tessuto urbano e di come si possa fare innovazione anche nella gestione del verde pubblico. Come forse molti ricorderanno, nel 2008 la ex Caserma Rossani, vasto complesso di terreni ed immobili in pieno centro cittadino, in abbandono dal 1992, era stata conferita dallo Stato al Comune in cambio della cessione al governo di Mosca della storica Chiesa Russa, fatta costruire nel 1913 dall’ultimo zar Nicola II e affacciata su via Benedetto Croce. Dopo quella permuta, e nonostante lo stanziamento di un bel po’ di denaro per la riqualificazione, non se n’è saputo più nulla e l’intera area è rimasta in balia del degrado. Solo di recente si è tornato a parlare dell’ex Caserma Rossani, dopo che alcuni spazi sono stati occupati dai giovani di un collettivo cittadino appena sfrattato da un altro immobile di proprietà pubblica. Ma ecco che domenica mattina è giunta all’improvviso una visita che sta giustamente facendo notizia: ospite delle Manifatture Knos a Lecce, il paesaggista francese Gille Clèment ha accettato l’invito a Bari di alcuni gruppi che stanno promuovendo l’impianto di orti sociali e di un bosco urbano nella ex caserma. La visita è stata organizzata in poche ore ma ad accoglierlo c’erano circa duecento persone, fra cui diversi architetti, paesaggisti e studenti.
Clèment, che oltre ad essere architetto paesaggista (insegna all’École Nationale du Paysage di Versailles) è anche ingegnere agronomo, entomologo e scrittore, ha trasformato la passeggiata negli spazi a verde selvatico dell’ex Caserma in una vera e propria lezione di botanica: fra lotus, verbascum floccosum, scabiosa dai fiori viola e allium selvatico, è stato tutto uno scoprire quale ricchezza di biodiversità possa nascondersi fra quello che ad un primo colpo d’occhio non sembra altro che un ammasso di sterpaglie. Clèment sembrava come accarezzare quelle umili ma affascinanti piantine quando col gesto sapiente del giardiniere, subito imitato da alcuni dei presenti,ha tolto le foglie secche a qualcuna di esse. Ma ciò che più conta di questa visita è ciò che lui ha detto quando ha definito questo spazio una opportunità per Bari che va saputa giocare bene, in modo da trasformarla in una carta vincente.
Il teorizzatore del Terzo Paesaggio (quello appunto ottenibile dalle aree dismesse), del Giardiniere Planetario (ossia colui che guarda la biodiversità come una garanzia di futuro per l’umanità) e del Giardino in movimento (inteso come spazio in cui la natura non è assoggettata e soffocata dalle briglie di uno schema preconfezionato, e dove spesso è più prezioso sapere cosa non fare piuttosto che intervenire e aggredire) ha dedicato circa tre ore all’ex Caserma Rossani per arrivare a concludere entusiasta di non aver mai visto nulla del genere, di non conoscere in Europa altro posto come questo, così vasto e collocato al centro della città. Un luogo “di alto valore pedagogico” che può rivoluzionare il modo di concepire il rapporto fra uomo e natura, mostrando che mentre l’abbandono dei manufatti umani prelude alla loro rovina, la natura lasciata a se stessa è un mondo che rinasce, “il regno della complessità biologica”, un tesoro di inestimabile valore.
Poi sorride a chi gli segnala la pervasività di alcuni eucaliptus piantati in epoca fascista per motivi ornamentali, di propaganda o per la bonifica di aree paludose e sottolinea ironico come non esistano “piante fasciste”. Gli vengono poi mostrati i nuovi alberi di un bosco urbano appena avviato: sono querce e fra queste spicca anche un raro esemplare di Quercus Vallonea. Il timore di aver scelto le varietà sbagliate viene subito fugato da un entusiastico “C’est magnifique!” di Clèment, che rivela di possedere anch’egli una Vallonea nel giardino della sua casa nel Limousin.
Interpellato da uno dei giovani attualmente installatisi nell’ex Caserma Rossani su come quest’area potrebbe diventare oggetto di un piano di recupero, Clèment ha risposto che occorre stabilire un ordine di priorità, interpellare la popolazione che va resa partecipe del progetto di recupero e stabilire quali delle costruzioni presenti conservare e quali no. Passaggi non facili ma necessari, e da fare subito, per garantire a questo prezioso spazio un futuro di nuova e positiva fruibilità da parte dei cittadini.