di Redazione FdS
E’ uno degli accademici più blasonati dell’Università della Calabria e il suo ultimo libro “L’utilità dell’inutile” (272 pp. – 9 euro) in Francia è già diventato un “caso” dopo che il quotidiano Le Monde gli ha dedicato l’editoriale pubblicato da Jean Birnbaum sulla prima pagina del supplemento «Le Monde des Livres». Parliamo del prof. Nuccio Ordine, ordinario di Letteratura Italiana, il cui libro nel nostro Paese, in sole due settimane, ha avuto ben tre edizioni, mentre in Spagna è uscito in due versioni (in castigliano e in catalano), approdando, oltre che in Francia, anche in Grecia, Brasile, Corea e Germania.
Ecco la tesi centrale del libro: Non è vero – neanche in tempo di crisi – che è utile solo ciò che produce profitto. Esistono, nelle democrazie mercantili, saperi ritenuti “inutili” che invece si rivelano di una straordinaria utilità. Ordine utilizza opportunamente le doppie virgolette e il riferimento è evidentemente alla cultura rispetto alla quale l’uso dell’aggettivo “inutile” va inteso nel senso di “incapace di produrre profitto”, un’accezione da evocare cum grano salis per non approdare a quella logica distorta che fece dire a certi politici nazionali che “con la cultura non si mangia”. Basterebbero a tal proposito i dati dell’Italia dotata di un patrimonio artistico da record: ben 5mila tra musei, monumenti e aree archeologiche, con 49 siti Unesco, beni che attirano turisti per 10 miliardi di euro l’anno, ma con il grande paradosso di disperdere le risorse in mille rivoli dimostrando incapacità di gestione e incapacità di alimentare adeguatamente le potenzialità di profitto di un settore nel quale paesi con molte meno risorse riescono ad ottenere risultati ben superiori ai nostri. Premesso questo, ogni affermazione sulla reale inutilità della cultura è un esercizio dialettico del tutto sterile. Ed abbiamo fatto riferimento solo alle implicazioni economiche della cultura.
Ma parliamo anche degli altri valori che la cultura incarna, di quelle implicazioni morali e spirituali che fecero dire ad Aristotele 2400 anni fa “la cultura è un rifugio nell’avversa sorte” o al filosofo russo ottocentesco Pavel Florenskij “ogni atto di cultura è verità” o allo scrittore francese del ‘900 Albert Camus “la cultura è l’urlo degli uomini in faccia al loro destino”. E’ proprio quello che fa Nuccio Ordine nel suo saggio quando, nel voler attirare la nostra attenzione sull’utilità dell’ “inutile” e sull’inutilità dell’ “utile”, passa in rassegna le riflessioni di grandi filosofi (come Platone, Aristotele, Zhuang-zi, Pico della Mirandola, Montaigne, Bruno, Campanella, Bacone, Kant, Tocqueville, Newman, Poincaré, Heidegger, Bataille) e di grandi scrittori (Ovidio, Dante, Petrarca, Boccaccio, Alberti, Ariosto, Moro, Shakespeare, Cervantes, Milton, Lessing, Leopardi, Hugo, Gautier, Dickens, Herzen, Baudelaire, Stevenson, Kakuzo Okakura, García Lorca, García Márquez, Ionesco, Calvino, Foster Wallace). Un’operazione attraverso la quale l’Autore mostra come l’ossessione del possesso e il culto dell’utilità finiscano per inaridire lo spirito, mettendo in pericolo non solo le scuole e le università, l’arte e la creatività, ma anche alcuni valori fondamentali come la dignitas hominis, l’amore e la verità.
In questo libro-manifesto Nuccio Ordine smaschera altresì l’ipocrisia di certe scelte politiche compiute più per un bieco calcolo che non – come avrebbe dovuto essere – per la convinta difesa di irrinunciabili ragioni culturali, e cita il caso della Grecia, poi allargando il discorso ad una riflessione a più ampio raggio: “Gli ipocriti sforzi per scongiurare la fuoriuscita della Grecia dall’Europa – ma le stesse riflessioni potrebbero valere per l’Italia o per la Spagna – sono frutto di un cinico calcolo e non di un’autentica cultura politica fondata sull’idea che un’Europa senza la Grecia sarebbe inconcepibile, perché i saperi occidentali affondano le loro remote radici nella lingua e nella civiltà greca. I debiti contratti con le banche e con la finanza possono avere la forza di cancellare con un solo colpo di spugna i più importanti debiti che, nel corso dei secoli, abbiamo contratto con chi ci ha offerto in dono uno straordinario patrimonio artistico e letterario, musicale e filosofico, scientifico e architettonico? In questo brutale contesto, l’utilità dei saperi “inutili” si contrappone radicalmente all’utilità dominante che, in nome di un esclusivo interesse economico, sta progressivamente uccidendo la memoria del passato, le discipline umanistiche, le lingue classiche, l’istruzione, la libera ricerca, la fantasia, l’arte il pensiero critico e l’orizzonte civile che dovrebbe ispirare ogni attività umana. Nell’universo dell’utilitarimo infatti, un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perchè è facile capire l’efficacia di un utensile, mentre è sempre più difficile a cosa possano servire la musica, la letteratura o l’arte…”
Alla domanda su come sia nata l’idea del suo libro, il prof. Ordine ha così risposto: “In una società in cui l’utile (ciò che produce profitto) sembra dettare legge in ogni ambito della nostra vita, mi è sembrato opportuno ricordare che l’inutile (quei saperi che non producono guadagno) è molto più utile dei soldi. L’unica occasione che abbiamo, come esseri umani, di diventare migliori ce la forniscono l’istruzione, la ricerca scientifica, i classici, i musei, le biblioteche, gli archivi, gli scavi archeologici: e non è un caso che la scure dei governi e della crisi si abbatta purtroppo proprio su quelle cose ritenute inutili. Attraverso la parola dei classici, dall’antichità ai nostri giorni – spiega Ordine – ho voluto mostrare l’utilità dell’inutile e l’inutilità dell’utile (quante cose “inutili” ci vengono imposte come ‘utili’?). La logica commerciale del profitto non solo sta progressivamente distruggendo l’istruzione (trasformando le scuole e le università in aziende e gli studenti in clienti), ma ha talmente inaridito lo spirito a tal punto da rendere disumana l’umanità”.
Per lo studioso di Giordano Bruno “non è possibile, in nome della crisi, espropriare le classi più deboli della loro dignità, sopprimere senza colpo ferire i posti di lavoro, i contributi per i disabili e gli ammalati. Basta leggere Il Mercante di Venezia di Shakespeare per capire cosa possa significare ridurre l’uomo a merce e tagliare la carne viva per pagare il debito. E tutto ciò avviene, mentre solo la corruzione costa all’Italia più di 150 miliardi all’anno. Non sarebbe meglio tagliare la carne viva dei corrotti anziché quella degli operai licenziati e degli ammalati?”.
Ordine è convinto che “proprio quei saperi considerati inutili sono l’unica forma di resistenza alla dittatura del profitto. Con i soldi tutto si può comprare: parlamentari, giudici, successo. L’unica cosa che con in soldi non si compra è il sapere: la cultura dell’inutile ci insegna che il sapere non si acquista ma si conquista con uno sforzo personale che nessuno può fare al nostro posto. La letteratura, l’arte, la musica, la ricerca scientifica di base – conclude Ordine – ci insegnano che l’umanità per diventare più umana ha bisogno di esaltare la gratuità e il disinteresse. Educare i giovani ai saperi inutili significa offrire loro una possibilità per diventare cittadini consapevoli, in grado di amare il bene comune, rinunciando agli egoismi e all’avidità che ormai dettano legge grazie al culto del profitto”.
Allegato al testo di Nuccio Ordine, e tradotto per la prima volta in italiano, troviamo inoltre l’affascinante saggio dell’educatore americano Abraham Flexner (1866-1959) il quale ricorda che pure le scienze ci insegnano l’utilità dell’inutile. Eliminando la gratuità e l’ “inutile”, uccidendo quei “lussi” ritenuti superflui, difficilmente l’homo sapiens potrà rendere più umana l’umanità.
Nuccio Ordine è calabrese di Diamante (Cosenza), borgo affacciato sul Tirreno calabrese in cui è nato nel 1958. E’ professore ordinario di Letteratura Italiana presso l’Università della Calabria. A Giordano Bruno ha dedicato tre libri, tradotti in undici lingue, tra cui cinese, giapponese e russo: La cabala dell’asino (19962), La soglia dell’ombra (20093) e Contro il Vangelo armato (20092). Ha pubblicato anche: Teoria della novella e teoria del riso nel Cinquecento (20092), Le rendez-vous des savoirs (20092), Trois couronnes pour un roi (2011, Bompiani 2014), Les portraits de Gabriel García Márquez (2012). Fellow dell’Harvard University Center for Italian Renaissance Studies e della Alexander von Humboldt Stiftung, è stato invitato in qualità di Visiting Professor in diversi istituti di ricerca e università negli Stati Uniti (Yale, NYU) e in Europa (EHESS, ENS, Paris-IV Sorbonne, CESR di Tours, IEA Paris, Warburg Institute, Max Planck di Berlino). È Membro d’Onore dell’Istituto di Filosofia dell’Accademia Russa delle Scienze (2010) e ha ricevuto una laurea honoris causa nell’Universidade Federal do Rio Grande do Sul di Porto Alegre (2012). È stato insignito in Francia delle Palme Accademiche (2009) e il Presidente della Repubblica gli ha concesso la Légion d’Honneur (2012). Il Presidente della Repubblica lo ha nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana (2010). In Francia dirige, con Y. Hersant, tre collane di classici (Les Belles Lettres) e in Italia la collana “Classici della letteratura europea” (Bompiani). Collabora al “Corriere della Sera”.