Il rito lucano degli uomini-albero che sta facendo impazzire New York

frame dal film 'alberi'

Un frame del film “Alberi” di Michelangelo Frammartino

Il suono avvolge e le immagini danno le vertigini, in un’esperienza sinestetica che catalizza le facoltà percettive del foltissimo pubblico in visita al “Dome”, un tendone semisferico allestito nel cortile del Moma Ps1, la divisione sperimentale del Museum of Modern Art di New York. Parliamo di “Alberi”, il nuovo film del regista milanese Michelangelo Frammartino presentato in occasione del Tribeca Film Festival; un lavoro che il direttore artistico della manifestazione, Frédéric Boyer, ha definito “molto più che un film da guardare”. L’installazione video ha sede sotto la cupola geodetica del Ps1, secondo la scelta mirata della curatrice Jenny Schlenzka in accordo col regista.

E’ possibile vivere questa esperienza fino al 27 aprile recandosi a Long Island City, un quartiere post industriale di New York, nel Queens, dove ci si può sdraiare e ritrovarsi virtualmente all’ombra di una foresta lucana, avvolti dai suoni della natura. “Alberi” narra infatti di una foresta nel cuore della Basilicata, e di un antichissimo rituale arboreo tipico del borgo di Satriano dove stava scomparendo e che proprio grazie al film è stato riportato in vita. Nel film Frammartino lo mette però in scena in un altro paesino lucano, Casale di Armento, un agglomerato di antiche case circondato dal verde dei boschi. In questo rituale “gli uomini si coprono di foglie e rami e – racconta il regista – diventano tutt’uno con la foresta, diventano la foresta stessa”. Con questo suo lavoro ha inteso accendere i riflettori sul tema delle “connessioni con il contesto” riportando al centro dell’attenzione il legame con la Natura, ossia la vegetazione, gli animali, l’ambiente che ci circonda, dei quali condividiamo il destino.

Oltre che per la particolarità del tema trattato, il film si fa notare per le modalità della comunicazione e della narrazione, che mentre di solito sono fondate sulla parola e sulla predominanza delle immagini, questa volta seguono altri parametri: audio e video sono sullo stesso piano, perchè il suono, molto curato, è quello del contesto, mentre le voci degli uomini sono confuse e indistinte dal resto, così come il canto degli uccelli si intreccia al rumore delle foglie mosse dal vento.

“Alberi” è un lavoro che riesce ad evocare una tradizione ancestrale stimolando un senso di “appartenenza” oggi sempre più in pericolo. Ed è curioso che tutto questo possa viversi a Long Island City, a due passi dalla frenetica Manhattan, dove il ritmo della quotidianità – a New York come in qualsiasi altra metropoli tentacolare – rischia di produrre effetti di alienazione.

Il rito degli uomini-albero di Satriano, insieme a quello del ‘matrimonio degli alberi’ di Accettura (Matera) che FDS andrà a seguire per voi il 19 maggio prossimo, è uno degli ultimi riti arborei sopravvissuti nella loro integrità che la tradizione ha traghettato dall’epoca del paganesimo ad oggi. Si svolge nel mese di febbraio, durante le festività del Carnevale, e coinvolge tre figure diverse: l’orso, la quaresima e l’eremita che sfilano per le vie e le strade del paese accompagnati dai suoni dei campanacci portati dai contadini che creano un rimbombo udibile in tutto il paese. Legata alla vegetazione è in particolare la figura dell’eremita (U’rumit), un uomo avvolto e cosparso di foglie, rampicanti e tralci d’edera, simbolo di povertà e penuria. Raffigura il cittadino di Satriano, che nonostante la povertà è rimasto fedele alla sua terra natia e alla natura costruendosi un rifugio nel bosco. Sin dal mattino del giorno di carnevale va chiedendo elemosina di casa in casa, con un bastone nella mano destra alla cui sommità vi è un ramo di pungitopo o di ginestra per bussare alle porte. Ispirato sempre al Carnevale di satriano è un altro film di Michelangelo Frammartino, intitolato ‘Le quattro volte” e girato nel 2010 in Calabria.

IN QUESTO VIDEO ALCUNI BREVI ESTRATTI DEL FILM “ALBERI” IN PROGRAMMAZIONE A NEW YORK

 

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