È il 15 maggio. Da un giorno si affollano i cancelli del Lingotto per la ventottesima edizione del più atteso appuntamento con la lettura. Siamo in fila, da quasi un’ora. Inutile dire che l’attesa oggi riserva meno sorprese di quella di ieri. Tutto è previsto, preannunciato, postato, condiviso, taggato. Ci aspettano l’ “Italia, paese delle meraviglie” e la Germania, ospite d’onore, dove si svolge annualmente la Buchmesse di Francoforte. Veniamo dal Liceo Classico di Matera, rispondiamo al personale dell’accoglienza. Finalmente sanno dov’è. Questa sì che è davvero una sorpresa, pensiamo gongolanti mentre ci lanciamo occhiate gonfie di “materano orgoglio”.
Senza dire che, proprio quel giorno, alle tre del pomeriggio, si tiene un incontro che unisce idealmente Ivrea a Matera, legate almeno negli spazi davvero grandi della mente di Adriano Olivetti e delle Edizioni di Comunità. Le due città protagoniste delle utopie del fondatore della fabbrica e dei quartieri operai della Olivetti si congiungono, oggi, in un progetto di collaborazione: tra gli obiettivi da raggiungere durante i prossimi anni della candidatura 2019 si punterà sulla formazione culturale come centro delle proprie attività, con l’intento di diventare una piattaforma open nel sud del Paese e nella zona del Mediterraneo. A sua volta Ivrea, sede dell’imminente Festival della lettura La grande invasione, svilupperà proposte di editoria innovativa e valorizzazione del suo patrimonio di archeologia industriale, per il riconoscimento da parte dell’Unesco di Città industriale del XX secolo. Ci sembra che sia la prima volta che alla città lucana sia dedicato un appuntamento tra le centinaia di box e di spazi d’incontro del salone.
Per il resto il Sud è presente, sparso un po’dappertutto e non col contagocce. Dicono per il 35 per cento, compreso il Centro. Per la giornata del 16 maggio è in cartellone Roberto Saviano, ma noi siamo in viaggio. Tra i piccoli editori del Sud, ben 27 sono pugliesi. Notiamo le scelte di Rubbettino, con un catalogo accurato e coerente, autentica voce degli studi calabresi e quelle della debuttante Innuendo, con un ricco ventaglio di titoli ironici e nuove leve di autori. Durante i nostri slalom, riconosciamo di essere elettrizzati: una mega libreria fa più effetto di una mega biblioteca. Siamo liberi di guardare toccare annusare sfogliare leggere comprare conoscere gli autori e fare domande, intervistare gli editori scoprire un mondo inesplorato di piccole case editrici che confezionano libri, così belli fuori che, pensiamo, saranno belli anche dentro.
Nonostante la disposizione degli spazi per gli espositori, gli incontri, i laboratori, le tavole rotonde e le conferenze, sia ordinatamente organizzata per assi ortogonali, la sensazione borgesiana di labirinto non ci abbandona. Ci siamo persi, ciascuno a rincorrere col proprio fiuto di cacciatori di letture più o meno incalliti o anche solo curiosi, risucchiati come Alice tra spirali di volumi, torri cartacee, filari di pagine, pareti di audiolibri. Goloso tra golosi, il Book Cook, frequentatissimo. Insieme alla misterica galleria della Massoneria, che ospita una sorta di piccola mostra di pratiche iniziatiche e cagliostresche, atta a catalizzare anche i più scettici. Torneremo a casa ognuno con la propria preda. Il Salone provoca nei visitatori una sorta di trance che porta a acquistare di tutto. Chi scrive si è ritrovata a scaricare al rientro un best seller giapponese sul tenere filosoficamente in ordine la casa.
Leggere può dare indipendenza. È l’avvertenza che leggiamo dappertutto tra i banchi del Lingotto Fiera. Non è solo uno slogan sui pericoli della lettura, commentiamo con alcuni studenti, lungo il viaggio di ritorno a Recanati. A sedici anni Leopardi di libri ne aveva letti dodicimila ed è diventato infelicissimo, pensano loro. E non hanno torto, taccio.
A mezzogiorno abbiamo una prenotazione in Sala Rossa per seguire la lectio di Luciano Canfora su “Augusto, figlio di Dio”, lucidissima, arguta e dottissima come sempre. Uno come lui può salvare gli studi di antichistica. A seguire, l’interessante relazione di Andrea Carandini su Augusto e i cento monumenti di Roma.
Torniamo a bagnarci nella folla. Per quanto manchi l’ossigeno, ci facciamo bastare quello per la mente, per il cuore e per gli occhi. Sarà davvero in crisi il mercato librario? Il libro sarà soppiantato da altri supporti, annuncia perentorio dallo stand della Rai il presidente del Kobo, ma abbiamo il sospetto che sia un po’ di parte. Ci allarmano col dire che il libro sia sul viale del tramonto e che non si legga più, e intanto Piero Dorfles parla di traduzione in un dibattito italo-tedesco, vediamo sugli scaffali che si scrive in tanti su tutto e di tutto, e continuiamo a chiederci, allora, chi sarebbero mai quei 300.000 visitatori al giorno che credono che il libro sia l’unico antidoto all’appiattimento. Magari il canto delle sirene non è lo stesso del passato: ce la sentiamo davvero di arricciare il naso dinanzi a una ragazza con il suo trofeo di dieci coloratissimi manga? Al Salone Internazionale del Libro i giovanissimi sono in crescita esponenziale, dato di fatto senza precedenti, una vera crociata dei bambini alla conquista di uno dei sancta sanctorum degli intellettuali. Un successo per l’organizzazione di Rolando Picchioni e Ernesto Ferrari, capitani coraggiosi tra le secche inevitabili della routine e le procelle di un settore in crisi, un incentivo per i futuri responsabili dell’edizione 2016.
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