“Hackert ha l’arte di disegnare e dipingere dalla natura con gusto incomparabile”
Johann W. von Goethe
di Kasia Burney Gargiulo
La scelta dell’Italia come patria elettiva, un duraturo impegno di artista di corte presso il re di Napoli Ferdinando IV dopo una lunga esperienza romana come pittore di paesaggi che gli fruttò incarichi da committenti di prestigio come papa Pio VI, il principe Marcantonio Borghese e la zarina Caterina II di Russia, oltre che dai tanti grand-touristes di frequente passaggio nella Città Eterna. Sono queste alcune delle “tappe”principali del soggiorno italiano di Jacob Philipp Hackert, pittore nato in Prussia nel 1737 e scomparso a S. Pietro a Careggi, in Toscana, nel 1807. Già famoso in Francia, l’artista approdò nel nostro Paese per la prima volta nel 1768 insieme al fratello Johann-Gottlieb, scegliendo Roma come suo quartier generale dopo brevi soggiorni a Genova, Livorno, Pisa e Firenze. Ma il suo destino si sarebbe presto legato al Sud Italia: nella primavera del 1770 partì infatti alla volta di Napoli con una lettera di raccomandazioni per l’ambasciatore inglese sir William Hamilton che gli commissionò immagini del Vesuvio e del Monte Nuovo di Pozzuoli per illustrare la sua opera Campi Phlegraei. Una volta in Campania, ritrasse anche numerosi scorci di Pozzuoli, Sorrento, Vietri sul Mare, Cava dei Tirreni.
Fu questo il primo di una serie di viaggi nel meridione, che compresero anche una prima spedizione in Sicilia nel 1777 al seguito di due inglesi che intendevano pubblicare una guida illustrata dell’isola. Noto ormai in tutta Europa grazie alle committenze ricevute durante il periodo romano, Hackert ritornò a Napoli nella primavera del 1782 occasione nella quale venne presentato dall’ambasciatore russo al re Ferdinando IV di Borbone, dal quale ricevette l’incarico di realizzare quattro quadri a gouache raffiguranti La mietitura a San Leucio, Il traghetto sul Sele, Il casino di caccia a Persano e La reggia di Caserta vista dal Belvedere dei Cappuccini, opere tuttora visibili nel palazzo reale di Caserta. I viaggi del pittore fra Roma e Napoli divennero così sempre più frequenti, intervallati dall’esecuzione – sempre per conto del re – di quadri con scene di caccia e, nel 1784, di quattro grandi dipinti dedicati al tema delle Stagioni, destinati al reale casino di caccia del Fusaro e purtroppo andati distrutti durante i moti rivoluzionari del 1799.
Estremamente soddisfatto del suo lavoro, il Re consacrò Hackert pittore di corte con un contratto stipulato nel 1786. L’artista e suo fratello Giorgio, a sua volta nominato incisore ufficiale, andarono così ad abitare a Napoli nel Palazzo Francavilla (oggi Cellamare) ottenendo in dotazione anche un’ala del palazzo vecchio di Caserta. Hackert seguì spesso il sovrano nei suoi spostamenti oltre a curare l’educazione artistica dei figli e gli arredi delle residenze reali di campagna. In particolare curò la decorazione del Casino reale di Carditello eseguendo, fra l’altro, due affreschi con scene agresti e i ritratti del re e della regina di cui sopravvivono solo i bozzetti custoditi a Napoli al Museo Nazionale di S. Martino.
Grande amico di Goethe, conosciuto a Napoli nel 1787 e diventato suo biografo, si trasferì con lui a Roma nel giugno dello stesso anno dove supervisionò il trasferimento nella città campana delle statue della collezione Farnese, che Ferdinando IV aveva ereditato dal padre Carlo. Durante l’incarico presso la corte napoletana l’artista realizzò alcune celebri vedute della Reggia di Caserta e una serie di dipinti dei porti del Regno commissionata dal Re oltre a un nuovo ciclo di dipinti a gouache realizzato per il sovrano nel 1792 con vedute del Giardino Inglese, di Cava dei Tirreni, di Ischia e di Capri. Nello stesso periodo pubblicò un volume di Memorie dei pittori messinesi, redatto in collaborazione con monsignor Gaetano Grano e ancor oggi edito.
La personale ricerca artistica e la committenza reale lo portarono, fra il 1790 e il 1795, a esplorare sempre nuovi luoghi del Sud Italia immortalati in numerosi disegni, come il borgo campano di Montesarchio (Benevento), i monti del Matese, il fiume Garigliano e la Basilicata, terra verso la quale intraprese un lungo viaggio durante il quale visitò Eboli, Persano e Auletta, località del salernitano, così come non mancò di trascorrere periodi estivi sugli Appennini, disegnando dal vero in luoghi come Monte Forte e Monte Vergine o sostando presso conventi di benedettini e camaldolesi.
Esplosa nel ’99 la rivoluzione giacobina, con l’arrivo a Napoli delle truppe francesi e la fuga del re in Sicilia, Hackert lasciò per sempre la Campania rifugiandosi in Toscana, dove trascorse gli ultimi anni di vita dipingendo per committenti privati e curando un suo grande podere. La seguente photo gallery contiene una selezione di sue opere in cui si evidenziano nettamente l’eleganza del gusto, la descrizione realistica dei luoghi rappresentati e la particolare cura per il dettaglio figurativo, qualità che lo collocano fra i massimi rappresentanti del vedutismo.
I PORTI DEL REGNO DI NAPOLI DIPINTI DA HACKERT. IN MOSTRA A GALLIPOLI QUELLI PUGLIESI
Nella primavera del 1788 il re Ferdinando IV di Borbone – volendo emulare la serie di Vedute dei Porti di Francia che il pittore Claude Joseph Vernet realizzò nel 1753 per il re di Francia Luigi XV – incaricò Philipp Hackert di realizzare una serie di dipinti con i porti del Regno di Napoli. L’esecuzione dei disegni preparatori portò l’artista in Puglia e Campania e, nel 1790, in Calabria e Sicilia. La serie, oggi custodita presso la Reggia di Caserta, include 17 dipinti dei quali ben nove sono quelli pugliesi in mostra, dal 20 giugno al 5 novembre 2017, presso la Sala Ennagonale del Castello di Gallipoli (Lecce), esempio unico di architettura militare di tale forma e dimensionene. L’esposizione intitolata “I porti del Re” è a cura di Luigi Orione Amato e Raffaela Zizzari ed è prodotta dal Castello in collaborazione con la Reggia di Caserta e il Comune di Gallipoli. All’inaugurazione interverranno lo storico dell’arte Philippe Daverio e il direttore generale della Reggia di Caserta Mauro Felicori, che saranno insigniti del Premio Barocco 2017.
Per ritrarre i porti pugliesi l’artista viaggiò per circa tre mesi da Manfredonia fino a Taranto approntando gli studi necessari per dipingere, una volta a Napoli, tutti gli approdi delle tre estreme province orientali del Regno di Napoli: Capitanata, Terra di Bari e Terra di Otranto. Questi presero forma su tele di grandi dimensioni a cominciare dai porti di Taranto e di Brindisi nel 1789, cui seguirono i porti di Gallipoli, Manfredonia, Barletta, Bisceglie e Santo Stefano di Monopoli nel 1790, il porto di Trani nel 1791 ed infine il porto di Otranto nel 1792. Le opere furono realizzate sulla base di schizzi dello stesso Hackert: una raccolta di 136 cartelle di disegni preparatori conservata presso lo Staatliche Museeum di Berlino.
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Sala Ennagonale del Castello, Gallipoli
21 giugno- 5 novembre
Orario: giugno e settembre dalle 10 alle 21
luglio e agosto dalle 10 alle 24
novembre 10/13 – 15/17
Biglietti: Intero 7 euro, ridotto 6 euro
Info: tel. 0833262775 / e-mail: info@castellogallipoli.it
www.castellogallipoli.it
Bibliografia:
– P. Chiarini (a cura di), Il paesaggio secondo natura. J.P. H. e la sua cerchia (catal.), ed. Artemide, Roma 1994, 368 pp.
– Cesare De Seta, Hackert, Electa, Napoli 2005, 240 pp.
– T. Weidner (a cura di), J.P. H.: paesaggi del Regno (catal.), ed. Artemide, Roma 1997, 216 pp.
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