di Redazione FdS
Il tunnel: frammenti di sociologia visuale è un lavoro realizzato a quattro mani, fra fotografia e sociologia, tra arte e interpretazione. Questo breve saggio, dunque, nasce dall’incontro tra due persone, Davide Costa (sociologo) e Anna Rotundo (fotografa), molto diverse e al tempo stesso similari, nel senso che entrambi gli autori tendono a cogliere gli stessi elementi con strumenti differenti, ovvero da un lato la fotografia e dall’altro la sociologia. Così, entrambi hanno sentito da un lato la necessità di voler dare voce alle situazioni che tormentano i nostri animi, dall’altro per la necessità di dire qualcosa di diverso. È nella diversità che si svela la particolarità.
Il titolo “Tunnel” nasce perché da un punto di vista di ‘senso comune’, rappresenta lo spazio che dalle tenebre porta alla luce, ma anche un collegamento tra ciò che c’è prima e ciò che c’è dopo. Dal tunnel, così, si può sempre uscire. Infondo si trova la luce, però prima bisogna attraversarlo.
Un ruolo centrale in questo lavoro lo ha svolto la fotografia. Fotografia come osservazione, ma anche come strumento che ha molto in comune con la sociologia. Emerge nel percorso una parte dedicata proprio a questo legame perché per comprendere in pieno una fotografia, come nel nostro caso, è fondamentale l’utilizzo e il supporto della sociologia perché solo così possiamo comprendere nella totalità quello che sta succedendo nel mondo. Inoltre, da un punto di vista sociologico, anzi metodologico in senso lato, l’atto di osservare è l’atto scientifico per eccellenza. Lo sguardo e l’osservazione sono il medium per ogni tipo di scoperta sia essa relazionale o di altro tipo.
Così con questa riflessione si analizza la pandemia sotto diversi punti di vista dal mutamento sociale del valori al mutamento delle modalità di svolgimento del lavoro, al tanto dibattuto tema della distanza fino all’analisi del significato sociale dei dispositivi di protezione individuale. Il saggio si conclude con la considerazione secondo la quale niente è più come prima e, al di là dei tuttologi e delle previsioni a lungo termine, che non tengono conto della mutevolezza umana, siamo innanzi ad un bivio perché se da un lato c’è una luce, anzi una penombra, dall’altro ci sono i nostri animi che rimarranno segnati per sempre. È anche vero che non c’è una risposta netta SI o NO: questa pandemia, ci sta insegnando il concetto di equilibrio, che è figlio del relativismo, e quindi della medietà delle posizioni. Nello specifico potrà esserci in parte la ‘luce’ e in parte il ‘buio’, ma dipende da noi scegliere se e come cogliere entrambi. Scegliere è un atto particolare, intimo e individuale, perché come ricorda Eraclito “Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”.
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GLI AUTORI
Davide Costa è laureato in Sociologia, Professioni sanitarie e Scienze delle amministrazioni e delle organizzazioni complesse (curriculum in Analisi e gestione dei conflitti) all’Università degli studi Magna Graecia di Catanzaro; presso lo stesso ateneo è attualmente dottorando di ricerca in Ordine giuridico ed economico europeo (curriculum in Migrazioni, sistemi sanitari europei e tutela dei diritti fondamentali), i suoi interessi riguardano la Sociologia della salute, applicata a vari ambiti della medicina. È membro ordinario della Società italiana di Sociologia della Salute(SISS) e dell’Associazione Italiana di Sociologia(AIS) sezione Sociologia della Salute e della Medicina; finalista (2019 e 2021) al concorso internazionale di poesia Il Federiciano. Autore di pubblicazioni scientifiche su riviste internazionali indicizzate, e di recente ha pubblicato il suo primo Saggio, “Mangiare da matti: una storia socio-alimentare a Girifalco(e non solo)”.
Anna Rotundo è laureata in Dams indirizzo Cinema presso l’Università della Calabria; presso lo stesso ateneo ha conseguito la laurea magistrale in Linguaggi dello spettacolo, del cinema dei media. I suoi interessi riguardano la fotografia perturbante.