Il turismo culturale allunga la stagione estiva. Boom di presenze al Museo Amarelli di Rossano. Fortunato Amarelli: «Format replicabile anche per il Codex»

AMARELLI

Fortunato Amarelli, CEO della Amarelli Liquirizia, azienda fondata nel ‘700 a Rossano Calabro e nota in tutto il mondo

di Redazione FdS

Non soltanto funziona anche e soprattutto alle nostre latitudini, ma il turismo culturale, ampliando l’offerta e potenziando la capacità attrattiva complessiva dei territori, di fatto vince ogni sfida meteorologica ed allunga la stagione estiva tradizionalmente intesa. A confermarlo, qualora ve ne fosse stato bisogno, sono ancora una volta i numeri importanti di visite guidate e la quantità di richieste straordinarie pervenute anche nel e per tutto il mese di settembre per il Museo Storico della Liquirizia Giorgio Amarelli di Rossano Calabro (Cosenza) – il museo aziendale più visitato d’Italia dopo quello della Ferrari – che alla luce delle diverse provenienze dei visitatori, si conferma attrattore turistico d’eccezione in Calabria ed in tutto il Sud. A far visita al Museo ieri è giunta anche una delegazione dell’associazione nazionale piccoli comuni italiani (ANPCI). L’enorme interesse per il Museo si unisce anche ad un boom di ordini per il portale e-commerce dell’azienda (amarellishop.it) lanciato sul web meno di un mese fa e visitato soprattutto dall’estero (in particolare Francia, Spagna, Regno Unito ed in generale Nord Europa).

“Alla soddisfazione per un risultato straordinario registrato per l’intero periodo estivo e che condividiamo con Rossano e con il territorio – dichiara Fortunato Amarelli (nella foto sopra) – non possiamo che far seguire una riflessione, anzi una constatazione sulla quale diventa sempre più difficile avanzare obiezioni: funziona l’investimento culturale ed anzi restituisce ai territori una gamma di opportunità e di proposte d’attrazione e d’accoglienza che da complementari all’offerta estiva stagionalizzata possono diventare autentico valore aggiunto nel complessivo potere competitivo di una destinazione turistica a 360 gradi e 365 giorni all’anno.

Del resto – continua – quello del Museo della Liquirizia con i suoi 13 anni di crescita costante è un format replicabile, nella nostra stessa Città e nel territorio, per altri e più prestigiosi ed importanti marcatori identitari, come ad esempio il Codex Purpureus*.

A tal proposito – aggiunge – non possiamo che leggere con soddisfazione e con adesione le tante e nuove iniziative di attenzione rispetto alla necessità di fare in concreto, di questo patrimonio culturale unico al mondo, una delle principali leve di marketing territoriali utili all’economia della Città e del territorio. Perché investire in cultura fa girare l’economia dei luoghi e perché – sottolinea Amarelli – è necessario che il mondo dell’impresa si interessi sempre di più dell’industria culturale, vero scrigno inutilizzato del Bel Paese, soprattutto della cosiddetta Italia minore, quella dei nostri centri storici e dei nostri parchi archeologici.

È molto importante – conclude Fortunato Amarelli – che sulle infinite occasioni del turismo culturale aumentino dunque i momenti di confronto e di dibattito sociale, istituzionale e fra esperti, nella consapevolezza che declinare il turismo al plurale significa comprendere che più si arricchisce l’offerta identitaria, distintiva e permanente di un territorio più si diversifica e destagionalizza la domanda e quindi il flusso e la permanenza dei visitatori.

ph.amarelli

Calabria – Antichi documenti dell’Archivio della Famiglia Amarelli, esposti nell’omonimo Museo della Liquirizia, Rossano Calabro (Cosenza)

NOTE: *Il Codex Purpureus Rossanensis è uno straordinario manoscritto onciale greco del VI secolo, conservato nel Museo diocesano di Rossano e contenente un evangeliario con testi di Matteo e Marco. Riporta testi vergati in oro ed argento ed è impreziosito da 14 miniature, accompagnate in calce di cartigli descrittivi, che illustrano i momenti più significativi della vita e della predicazione di Gesù. Il manoscritto deve il nome “Purpureus” al color porpora delle sue pagine e le sue miniature ne fanno uno dei più antichi manoscritti miniati del Nuovo Testamento giunti fino a noi.

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