di Redazione FdS
Iniziamo il nostro percorso attraverso le impressioni lasciate dal Sud Italia nell’animo e negli scritti di viaggiatori d’ogni epoca attingendo all’opera di uno degli esponenti più grandi del pensiero europeo fra Sette e Ottocento: il drammaturgo, poeta, saggista, scrittore, pittore, teologo, filosofo, umanista, scienziato, critico d’arte e critico musicale tedesco Johann Wolfgang Goethe (1749-1832). Dal suo celebre “Viaggio in Italia”, pubblicato fra il 1816 e 1817 e riferito al viaggio svoltosi nel nostro Paese fra il 1786 e il 1788 – un viaggio che avrebbe influito fortemente sulla sua vita e sul suo pensiero – scegliamo un breve e significativo brano riferito alla Sicilia. Goethe giunse sull’isola raggiungendo via mare la città di Palermo. Quindi visitò i templi di Segesta e Selinunte, si recò poi fino alla valle dei templi di Agrigento, Caltanissetta, Catania, Taormina e Messina, dove trovò la città distrutta da un recente terremoto. Infine si imbarcò e fece ritorno a Napoli non senza aver rischiato il naufragio in prossimità dell’isola di Capri.
«L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto» […] «La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra…chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita».
(J.W.Goethe, “Viaggio in Italia”, 1817)*
* Un’edizione moderna del “Viaggio” di Goethe è quella attualmente in commercio per l’editore Mondadori