SULLO SFONDO DELL’INCANTATO FIORDO DI FURORE, LA TORMENTATA STORIA D’AMORE FRA LA MAGNANI E ROSSELLINI
In un precedente articolo dedicato al bellissimo borgo campano di Furore (Salerno), abbiamo ricordato come la sua storia più recente sia legata soprattutto agli anni ’40 del XX secolo, quando Furore, da sempre luogo caro agli dei, fu teatro della tormentata storia d’amore tra Roberto Rossellini e Anna Magnani. Il celebre regista fra Furore e Maiori girava in quegli anni Il Miracolo*, secondo episodio del film “L’amore” (l’altro episodio è ‘Una Voce Umana’). Anna Magnani, allora sentimentalmente legata al regista, fu l’interprete della stessa pellicola. Quella a Furore fu per entrambi un’esperienza in cui si fusero idillio e scontro, fino alla brusca interruzione del loro rapporto con la comparsa all’orizzonte dell’attrice svedese Ingrid Bergman. Un piccolo museo ad essi dedicato è oggi ospitato in una delle casette del fiordo (Museo Permanente Villa della Storta).
Anna Magnani e Roberto Rossellini si erano conosciuti e innamorati in maniera travolgente durante la lavorazione del film “Roma, città aperta”. Nel 1948 la coppia decise di vivere insieme una nuova esperienza professionale. Nacque così il progetto del film “L’amore”. Vagliarono numerosi soggetti e alla fine decisero di girare un episodio di quaranta minuti con la Magnani da sola in scena: “Una voce umana”. Praticamente un monologo tratto dal dramma teatrale “La voix humaine” di Jean Cocteau, presto rivelatosi una delle prove d’attrice piu straordinariamente intense di tutta la carriera della Magnani. L’artista vi appare in una camera da letto, mentre parla al telefono con il suo amante e dà sfogo a tutti i sentimenti e ai conflitti interiori che può provare una persona che ha appena perduto l’amore: speranza, gelosia, disperazione, rancore, umiliazione. Il progetto cinematografico previde però anche un secondo episodio dalle atmosfere decisamente diverse: nacque così “Il Miracolo”. E’ questo episodio a portarci sulla Costiera Amalfitana dove, fra Furore e Minori, furono realizzate le riprese. A raccontarci come nacque questa parte del film e le tempestose vicende personali che coinvolsero i due artisti durante il loro soggiorno in Campania è Vito Pinto nell’articolo seguente.
ANNA MAGNANI E ROBERTO ROSSELLINI: UN AMORE CONCLUSO CON UN LANCIO DI PIATTI
di Vito Pinto
“Sessant’anni fa una troupe cinematografica giungeva in Costiera Amalfitana, scegliendo come set cinematografico il Fiordo di Furore. Nella troupe vi era una coppia allora famosa: Roberto Rossellini ed Anna Magnani. Era il 1948 e l’Italia, uscita in modo rovinoso dal conflitto mondiale, si era messa all’opera per ricostruirsi l’identità storica, sociale, politica ed economica. Varata la Costituzione della Repubblica, il Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, sciolse la Costituente indicendo, per il 18 aprile successivo, le elezioni per i rappresentanti al primo Parlamento libero e repubblicano della storia d’Italia. E fu una campagna elettorale infuocata e passionale che coinvolse, con i leaders di allora (De Gasperi, Togliatti, Nenni, Pertini, Saragat, La Malfa) personaggi come padre Riccardo Lombardi, soprannominato “il microfono di Dio” e quel Giovannino Guareschi, giornalista del settimanale satirico “Candido” che raccontò un’epoca con le sue storie di Don Camillo e Peppone.
L’Italia si diede il suo Parlamento, ma alcuni colpi di pistola esplosi il 14 luglio contro Palmiro Togliatti portarono il Paese sull’orlo di una rivoluzione armata. Per fortuna Gino Bartali, due giorni dopo, con un’epica impresa al Tour de France, strappò la maglia gialla a Louison Bobet tenendola fino alla conclusione: la rivoluzione era scongiurata e l’Italia era democratica. Nelle balere si ballava il boogiewoogie, sui palcoscenici impazzava la rivista con Macario, Rascel, Dapporto e Wanda Osiris, nelle sale cinematografiche venivano proiettati i film con Bing Crosby e Barry Fitzgerald, con musiche di Glenn Miller. Il cinema italiano si stava riorganizzando alla grande e, abbandonate le storie ai “telefoni bianchi”, offriva il neorealismo. Padre e maestro fu Roberto Rossellini che nel 1945 girò “Roma città aperta” con Anna Magnani e Aldo Fabrizi. Un film choc per un pubblico non abituato alla nuda realtà sullo schermo. Giuseppe Ungaretti, rivolto alla Magnani, scrisse: “T’ho sentita gridare ‘Francesco’ dietro al camion dei tedeschi e non ti ho più dimenticato”.
Durante la lavorazione di quel film nacque la grande storia d’amore tra l’attrice romana e il regista, che nel 1948 giunsero in Costiera Amalfitana per girare l’episodio de “Il Miracolo” del film “Amore”. La Costiera Amalfitana non era nuova alle troupe cinematografiche. La prima a giungervi era stata quella di Roberto Roberti, pseudonimo di Vincenzo Leone, padre del più famoso Sergio che, nel 1921, alla Marina di Praia aveva girato “Consuelita, la fanciulla di Amalfi” con Francesca Bertini, diva del cinema muto. Nel 1946 alla Marina di Praia e a Furore arriva Gianni Franciolini per girare “Notte di tempesta” con Fosco Giacchetti ed una giovane Marina Berti che si faceva chiamare Maureen Melrose. In quello stesso anno lo stesso Rossellini a Maiori girava “Paisà”, altro capolavoro del neorealismo.
Nel 1948, Rossellini ritornava in Costiera per il film “Amore” tutto dedicato all’arte di Anna Magnani. Il primo episodio era tratto dalla pièce di Jean Cocteau “La voce umana”. Bisognava avere una storia che dovesse “far piangere e ridere, essere un po’ neorealista però gradevole e che rappresentasse anche un atto d’accusa contro la società”. Si pensò al giovane aiuto di Rossellini, Federico Fellini: lui di sicuro avrebbe avuto l’idea giusta. «Incontrandomi in un ristorante – ricordava Fellini – la Magnani mi disse: ‘Invece di star qui a mangiare che perdi quell’aria romantica da morto di fame, perché non mi scrivi una bella storia per quel matto del tuo amico Roberto? Mi era simpatica la Magnani, l’ammiravo, ma mi dava un po’ di soggezione, con quell’aria fosca da regina degli zingari, le lunghe occhiate silenziose scrutatrici, gli scoppi di risa rauche nei momenti più inattesi. Sembrava sempre risentita, annoiata, altera. E invece era una ragazzetta timida, che nascondeva un sentimento caldo, pieno, di una vera donna, come vorresti incontrarne più spesso».
La storia venne fuori e fu “Il Miracolo”, scritta apposta per essere girata in luoghi come il Fiordo di Furore, le lunghe scale ascendenti tra la roccia verso il paese nascosto e quella chiesetta in alto di San Michele, con il campanile, nel quale la giovane matta partorisce il bambino del vagabondo barbuto da lei creduto San Giuseppe. Su per i tremila gradini la povera contadina è accompagnata solo da una capretta. E’ una salita faticosa, che rappresenta il destino di questo paese che sembra non esserci, ma che vive eternamente in bilico su aerei maceri dove matura l’uva e si arrossa il “piennolo”. Un salire che per secoli ha rappresentato la dannazione di quanti erano costretti a portare a spalla i sacchi di farina dai mulini o a portare giù i limoni da imbarcare per le tavole dei lord.
Le cronache raccontano che, al termine del racconto fattagli da Fellini, la Magnani ebbe un vero e proprio “scoppio di gioia”: «Oh, adesso ci siamo! Bravo, Federì! Questo sì è un personaggio per me. Vie’ qua, fatte da’ un bacio». La troupe giunse in Costiera e prese alloggio al “Santa Caterina” di Amalfi, albergo poco distante dal Fiordo. Questo era ed è una stretta lingua di sabbia, che all’interno si fa roccia e gradini in essa intagliati. Il mare, con ritmico andirivieni, una volta entrava ad inquinare di salmastro le acque dolci dello scomparso Schiatro. Abbarbicati alla roccia, verso la spiaggia, insiste il piccolo gruppo di “monazèni”, case di pescatori che allora mostravano la nobiltà delle rughe del tempo. Tutto era allo stato naturale, non vi era neanche la corrente elettrica e l’illuminazione, di sera, era ancora affidata alle “paragnole” a stoppino galleggiante.
Quando la Magnani si affacciò per la prima volta sul ponte e vide questo scenario, definito da Rossellini “l’orrido più bello del mondo”, restò senza fiato. A lei sembrò un regalo del “suo” regista al quale era legata da tre anni e si entusiasmò a tal punto che comprò, per diecimila lire, una di quelle casette per trascorrervi i giorni del suo amore con Rossellini. Con una certa dose di autoironia la chiamò “la casa della storta”. E non importava se non vi fosse la luce elettrica. A Vincenzo Florio, sindaco di allora e che lo sarà anche per i trentatre anni successivi, Rossellini giurò che in pochi mesi avrebbe fatto arrivare la luce. Invece le cose andarono diversamente e la luce al Fiordo arrivò alcuni decenni dopo.
Anche se appassionato, l’amore tra la Magnani e Rossellini era anche litigioso. I furoresi ricordano ancora quella sera in cui alla locanda di Bacco, dove i due innamorati erano soliti salire per gustare le pietanze di Donna Letizia, la “dolce e bella” Nannarella sbatté in faccia a Rossellini un piatto di “ferrazzuoli” ai pomodorini di “piennolo”, avendo appena scoperto uno scambio di telegrammi con una “certa Ingrid Bergman”. In una lettera inviata al regista, la Bergman scriveva: «Caro Signor Rossellini, ho visto i suoi film ‘Roma città aperta’ e ‘Paisà’ e li ho apprezzati moltissimo. Se ha bisogno di un’attrice svedese che parla inglese molto bene, che non ha dimenticato il tedesco, non si fa quasi capire in francese, e in italiano sa dire ‘ti amo’, sono pronta a venire in Italia per lavorare con lei».
Da quel momento i rapporti tra i due “amanti del Fiordo” cominciarono ad andare a precipizio, anzi bisogna dire che Rossellini, dentro di sé aveva ormai già abbandonato la Magnani. Da lì a poco, infatti, l’attrice partì per Londra e Rossellini l’accompagnò alla stazione salutandola con grande trasporto. Ma cinque minuti dopo che il treno era partito, il regista era sulla strada per Ciampino: correva a prendere Ingrid Bergman che arrivava a Roma. Due giorni dopo Anna Magnani lesse sui giornali del fidanzamento tra il suo uomo e l’attrice svedese.
Rossellini ritornò con la Bergman sulla Costa Diva e le cronache dell’epoca raccontano delle attese, al mattino, dei reporters sotto l’Hotel Luna di Amalfi ad attendere che la “divina” Ingrid, affacciandosi al suo risveglio, mostrasse, col suo azzurro sguardo, la soddisfazione (o meno) di una notte con Rossellini.”
FdS – Courtesy of L’ISOLA