In mostra a Stilo la restaurata Madonna d’Ognissanti di Battistello Caracciolo. Ritorna al suo antico splendore uno dei capolavori del celebre pittore caravaggesco napoletano
di Redazione FdS
L’avevamo lasciata la scorsa primavera in mostra-didattica presso la chiesa di San Giovanni Therestis, a Stilo (Reggio Calabria), visitabile durante le operazioni di restauro curato da Sante Guido e Giuseppe Mantella della “Restauro Opere d’Arte”. Ora – a restauro completato – la ritroviamo a Stilo dove il prossimo 18 novembre alle ore 17.00 sarà presentata al pubblico sempre presso la chiesa di S. Giovanni Therestis. Proveniente dalla locale Collegiata, l’opera è un olio su tela di cm 415×300, la grande pala d’altare raffigurante la Madonna col Bambino e Santi, opera di Giovan Battista Caracciolo, detto il Battistello (1578 – 1635), pittore protagonista del primo Seicento napoletano.
“Dopo un lavoro diplomatico durato due anni per riportare nel suo luogo di appartenenza il capolavoro di Battistello Caracciolo da tempo nei depositi della Soprintendenza – ha dichiarato il restauratore Giuseppe Mantella – finalmente dopo un attento e lungo restauro lo possiamo mostrare nel suo fulgore. E’ un’opera straordinaria e poco conosciuta. Restaurarla è stata una grande emozione. Un altro piccolo passo per far conoscere una Calabria diversa, non solo mafia e non solo Bronzi…”
Alla importante manifestazione organizzata dalla Diocesi di Locri-Gerace, dalla Soprintendenza ai Beni Storico-Artistici e dal Comune di Stilo parteciperanno il Vescovo, S.E. Francesco Oliva, il Direttore Regionale del Mibac, Francesco Prosperetti, il Sindaco di Stilo, Giancarlo Miriello, il Presidente della provincia di Reggio Calabria, Giuseppe Raffa, l’assessore provinciale ai Beni Culturali, Eduardo Lamberti Castronuovo, l’assessore provinciale ai Borghi Storici, Mario Candido, il funzionario di zona della Soprintendenza BSAE e storico dell’arte, Faustino Nigrelli, il presidente regionale del Fai, Anna Lia Paravati con Carmela Fonti, capodelegazione Fai della Locride e della Piana e i restauratori Sante Guido, Giuseppe Mantella, Laura Liquori e Ilaria Caretta.
Il dipinto
Inizialmente affascinato dalla pittura di Caravaggio, Battistello seppe, nel corso della sua carriera, interpretare la lezione del maestro lombardo stemperando gli effetti luministici e i contrasti chiaroscurali servendosene – invece che come mezzo per svelare il reale aspetto delle cose – per esaltare il disegno delle sue figure statuarie e delle sue composizioni, derivanti da una precisa conoscenza del classicismo accademico di scuola bolognese dei Carracci e del Reni.
La Madonna di Ognissanti, realizzata per la chiesa matrice di Stilo tra il 1618 e il 1619 su commissione del medico Tiberio Carnevale, è costituita dalla complessa rappresentazione dell’immagine del “Paradiso” con i protagonisti disposti su due registri sovrapposti. Secondo i precetti sanciti dalla Controriforma infatti, i Santi, insieme con la Vergine Maria, ascoltano le preghiere dei fedeli presentando le supplici istanze a Cristo: in alto è raffigurata la Chiesa Trionfante, con al centro Maria col Figlio, incoronata da angeli; nel gruppo a sinistra si possono riconoscere sant’Anna, san Francesco di Paola, san Francesco d’Assisi e san Giovanni Battista, a destra invece, si riconoscono san Giuseppe e i santi diaconi Stefano e Lorenzo.
La Chiesa Militante si colloca nel registro inferiore, dove i santi Pietro e Paolo si pongono ai piedi della Vergine, tra il gruppo degli Evangelisti, a sinistra, e quello dei Quattro Dottori della Chiesa, a destra, assiepati nel primo piano della tela; alle loro spalle si intravedono altre figure che emergono dal buio del fondo: fra esse si individuano Maria Maddalena e santa Marta – immagini simboliche di “vita contemplativa” e “vita attiva” -, gli Apostoli e le Sante Vergini.
L’articolata composizione creata da Battistello genera uno spazio denso di figure pervase dal chiarore di una luce radente o immerse nella fitta penombra, in modo da amplificare il tono rosato degli incarnati e l’intensità del rosso e dell’ocra delle vesti o, al contrario, rendere sempre più indefinito e cupo lo sfondo della scena; la dinamica dei gesti e la retorica degli sguardi creano, inoltre, un commovente dialogo tra le figure dei Santi che finisce per coinvolgere, in un vibrante percorso ascensionale verso la Vergine, lo sguardo partecipato dello spettatore.