In Puglia, nel Salento, la più antica testimonianza dell’uomo moderno in Europa

Puglia - Il tratto costiero su cui si affaccia la Grotta del Cavallo - Ph. Reeva Baumann

Puglia – Il tratto costiero su cui si affaccia la Grotta del Cavallo (al centro della foto, l’accesso), Baia di Uluzzo, a Porto Selvaggio, Nardò (Lecce) – Ph. Reeva Baumann (dalla rete)

di Kasia Burney Gargiulo

Alla domanda su dove sia comparso in Europa il primo Homo sapiens, la risposta è in Italia, e nel Salento per la precisione. Lo ha rivelato tre anni fa un articolo apparso sulla prestigiosa rivista internazionale ‘Nature‘. Il luogo esatto è la Grotta del Cavallo, cavità carsica nella Baia di Uluzzo, a Porto Selvaggio, Nardò (Lecce), che già 45 mila anni fa era frequentata dai primi sapiens europei, e non dai Neanderthal come si era creduto fino a quel momento.

Uno dei dentini ritrovati nella Grotta del Cavallo, in Puglia - Ph. Stefano Bonazzi

Uno dei dentini ritrovati nella Grotta del Cavallo, in Puglia – Ph. Stefano Bonazzi

Il risultato scientifico è emerso grazie alla collaborazione internazionale di 13 enti di ricerca fra cui anche le Università di Pisa e di Siena. Il team di ricercatori, guidato da Stefano Benazzi del Dipartimento di Antropologia dell’Università di Vienna, ha sottoposto ad attento riesame due molari scoperti negli anni Sessanta nella Grotta del Cavallo. Lo studio della morfologia dei due denti, condotto attraverso una microtomografia computerizzata, ha rivelato che essi appartengono ad esemplari di Homo sapiens e non di Neanderthal, come erroneamente si era finora pensato.

Una nuova datazione al radiocarbonio ha riguardato poi alcune conchiglie ornamentali ritrovate insieme ai due molari. Si tratta di nuova metodologia messa a punto dall’Oxford Radiocarbon Accelerator Unit che ha permesso di datare con certezza i due denti a ben 45 mila anni fa, all’epoca della glaciazione Würm 2, in un mondo molto diverso da quello attuale. Il clima era fresco e arido e la quantità di terre emerse era di molto maggiore rispetto ad oggi. I Sapiens del tempo erano cacciatori-raccoglitori e vivevano in piccoli gruppi e pur conoscendo il fuoco non cuocevano ancora i cibi. Quelli della pugliese Grotta del Cavallo sono dunque i più antichi resti di Homo sapiens in Europa.

L’antropologo dell’Ateneo pisano Francesco Mallegni – che ha collaborato allo studio – ha spiegato che i ritrovamenti fatti in Puglia nella Grotta del Cavallo, in provincia di Lecce, sono i più antichi esistenti e dimostrano che “il suo arrivo dall’Africa è precedente di alcuni millenni”.

“Per molte migliaia di anni – prosegue Mallegni – l’Homo sapiens e l’Homo di Neanderthal hanno convissuto in Europa: dal primo discendiamo noi, l’altro invece si è estinto circa 27.000 anni fa”.

Le misurazioni e le analisi condotte dal gruppo di studio anche attraverso modelli digitali 3D hanno dunque dimostrato che i due denti appartengono a due bambini Sapiens. Sono due molari superiori di latte e sono del tutto uguali a quelli dei bambini dei nostri giorni. “Il primo dei denti trovati – ha spiegato Mallegni – spunta tra 15 ed i 18 mesi dalla nascita e siccome è senza usura il bambino alla morte poteva avere 18 mesi; il secondo spunta a due anni ed essendo usurato in questo caso il bambino alla morte poteva avere dai 3 ai 4 anni o forse leggermente di più”.

I due denti sono stati rinvenuti a circa 2 metri e mezzo dalla superficie “Insieme ai due molari – spiega ancora l’antropologo pisano – sono stati rinvenuti anche dei manufatti, come strumenti ricavati da ossa o conchiglie usate per ornamento, ma non bisogna pensare a sepolture, probabilmente i due bambini sono morti in quella grotta casualmente”.

“A parte i dentini il cui smalto ha la stessa durezza del topazio e quindi si conservano bene – ha concluso Mallegni – non è rimasto altro, un po’ perché le ossa dei bambini sono particolarmente deperibili, un po’ perché, denti a parte, i resti umani erano spesso depredati dagli animali”.

Legato allo stesso tema trattato dal citato articolo di Nature, è un secondo studio pubblicato sempre sulla stessa rivista, il quale conferma che i sapiens arrivarono in Europa molto tempo prima di quanto si sia ritenuto fino ad oggi. Un gruppo di ricerca inglese guidato da Thomas Higham dell’Università di Oxford, ha infatti riesaminato un frammento di mascella umana rinvenuto nella grotta inglese Kents Cavern. La datazione l’ha ricondotta a circa 44 mila anni fa e, secondo l’esito dell’esame morfologico, appartenne ad un Homo sapiens. Dalle due ricerche sono dunque emersi dati che secondo quanto affermato da Marco Peresani, paleoantropologo dell’Università di Ferrara, vanno a scardinare completamente i precedenti modelli ricostruttivi sul popolamento europeo aprendo nuovi scenari sulle relative dinamiche. Fra i punti in bilico, quello secondo cui i Neanderthal della fase di transizione avessero avuto visto una evoluzione delle proprie capacità cognitive e tecnologiche. Si è inoltre dovuto retrodatare di alcune migliaia di anni l’arrivo dei primi Sapiens, giunti almeno 45 mila anni fa in Europa meridionale, da dove si diffusero in tutti il continente in un arco di tempo relativamente breve.

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