Incendio doloso distrugge a Reggio il Museo dello Strumento Musicale. Indignazione e voglia di resistere

di Redazione FdS

C’è una violenza esecrabile indirizzata alle persone e c’è una violenza non meno codarda e vile che si estrinseca sulle cose, soprattutto quando queste  sono espressione di una comunità che trova in esse il simbolo vivo e concreto di una più matura forma di civiltà, espressione di un valore sociale che ha nella Cultura e nella Bellezza i suoi fondamenti. E se questa violenza si manifesta in una città come Reggio Calabria – già antica fonte di grande civiltà per decenni annientata dalla furia matricida e fratricida di una minuscola ma insidiosa parte marcia del suo tessuto sociale – allora il fenomeno acquista un’aura sinistra perchè interviene in un momento in cui lo sforzo della parte migliore di quella città è impegnato nel tentativo di riguadagnarle una posizione degna del suo glorioso remoto passato. Queste riflessioni ci suggerisce la demoralizzante notizia dell’incendio che ha distrutto ieri notte il Museo dello Strumento Musicale. Un incendio di vaste proporzioni, sulle cui cause in un primo tempo si sono resi necessari accertamenti, ma che col passare delle ore ha rivelato chiaramente la sua origine dolosa. Un piede di porco per forzare uno degli accessi e un contenitore di liquido infiammabile hanno alla fine evidenziato al di là di ogni dubbio il carattere intimidatorio dell’inqualificabile gesto.

La struttura era ospitata nei 200 metri quadri dell’ex Stazione Lido, ubicata nella Pineta Zerbi, a pochi metri dal lungomare cittadino. Dal 1996 l’Associazione Museo dello Strumento Musicale vi esponeva una collezione di strumenti musicali che, fra antichi e moderni, aveva toccato quota ottocento esemplari, tutti procurati con grandi sacrifici. E’ andata distrutta anche la biblioteca, che conteneva antichi libri e spartiti musicali.

Alle 16,30 di oggi è stata indetta un’assemblea cittadina alla pineta Zerbi sede del Museo della musica per stabilire cosa fare dopo l’incendio. Ebbene, partendo dall’idea di non potersi accettare che un presidio artistico, centro di discussione e dibattito a disposizione di tutti, venga annientato dalla balorda iniziativa di un manipolo di scellerati speculatori, la prima proposta di Demetrio Spagna, fondatore del Museo, è stata questa: “Ci prepariamo a una grande festa…suoneremo e balleremo alla fine dell’assemblea per dimostrare che solo attraverso la musica si sconfigge la cultura dell’ignoranza”. Una amara provocazione per ricordare a tutti che la cultura della aggregazione, della tolleranza e del confronto rappresentata dalla musica, non può essere intimidita e annientata dalla subcultura del crimine, dell’ignoranza e del malaffare.

Dopo il disastro è stato normale interrogarsi su chi potesse avere interessi a compiere un gesto del genere. “Noi non abbiamo mai subito minacce né richieste particolari per l’occupazione di quest’area” ha dichiarato Spagna, constatazione la sua che non ha impedito il diffondersi, fra i partecipanti all’assemblea, dell’idea che il sito dell’ex Stazione Lido riscuota un qualche interesse presso chi vuole attuare le proprie speculazioni in una zona che sarà oggetto di un intervento di riqualificazione, perchè rientrante nel progetto del Waterfront dell’architetto Zaha Hadid. Legambiente, tramite Nuccio Barillà, ha evidenziato che sono già tre le ditte da selezionare, per un bando di 62 milioni di euro in parte erogati con i fondi del Decreto Reggio.

Intanto resta ferma la volontà di Spagna e della sua associazione di non abbandonare il luogo, rifiutando ogni proposta di trasferire altrove ciò che rimane degli strumenti, proposta giunta da privati e anche dal Sindaco di Sant’Alessio che si è offerto di ospitare la collezione. Sarebbe a questo punto umanamente comprensibile ed eticamente necessario che anche le autorità cittadine e regionali dessero un segno di vitale ribellione ad un gesto così arrogante come l’incendio del Museo, del tutto stridente con l’immagine e l’impegno di una Calabria ormai da tempo orientata a volersi riscattare con forza dalle proprie annose problematiche.

 

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