Io lo chiamo Cinematografo. Al Bif&st il libro-intervista di Giuseppe Tornatore sul genio di Francesco Rosi

Puglia - Il regista siciliano Giuseppe Tornatore al Bif&st, fra Felice Laudadio, direttore artistico del Festival  (a sin.) e Ettore Scola, regista e presidente del Festival – Ph. © Ferruccio Cornicello

Puglia – Il regista siciliano Giuseppe Tornatore, al centro, fra Felice Laudadio, direttore artistico del Bif&st e Ettore Scola, regista e presidente del Festival, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

di Redazione FdS

Secondo importante appuntamento con la cinematografia di Francesco Rosi ieri pomeriggio al Bif&st – Bari International Film Festival nell’ambito della sezione Tributo a Francesco Rosi, rassegna di eventi parallela alla grande retrospettiva di film del grande regista italiano scomparso di recente, in corso per tutta la durata del Festival. Dopo il libro di Michel Ciment è stata la volta di un secondo volume dedicato a Rosi, Io lo chiamo Cinematografo, curato da uno dei più conosciuti ed apprezzati registi italiani contemporanei, Giuseppe Tornatore, che ha trascorso circa due anni e mezzo a contatto con Rosi per ricavarne un ritratto a tutto tondo, con speciale attenzione al suo metodo di lavoro, ma senza trascurare il lato umano. Il libro, uscito a firma di entrambi i registi, è pubblicato da Mondadori. Il progetto del libro, come racconta Carolina Rosi, figlia del regista – presente all’incontro presso il Teatro Margherita insieme ad Ettore Scola, presidente del Bif&st, e al direttore artistico Felice Laudadio“ha svolto una funzione umanamente salvifica, perchè in quel momento mio padre era in depressione per la morte di sua moglie; il libro ha quindi rappresentato un’ancora, un impegno costruttivo che ha tenuto occupata la sua mente e risollevato il suo interesse per la sua vita e il suo lavoro”.

Con queste premesse è dunque nato il libro nel quale Francesco Rosi, classe 1922,  ha deciso di raccontare la propria vita e i segreti del suo mestiere a un altro regista, l’amico Giuseppe Tornatore, celebre autore di film come Nuovo Cinema Paradiso, L’uomo delle stelle, La leggenda del pianista sull’oceano, La sconosciuta e La migliore offerta.“Penso che la curiosità per il dettaglio sia una delle caratteristiche di Peppuccio Tornatore, al quale chiedo quindi di raccontarci qualcosa di questa bella avventura editoriale con Rosi, di questo libro così ricco di domande appassionate…del resto senza passione nulla riesce bene, si fatica di più a farlo ed il risultato è scadente… – ha detto Ettore Scola nell’introdurre il giovane collega siciliano.

“Mah…una delle prime cose che dissi a Franco – racconta Tornatore – è che da ragazzo sognavo di frequentare una scuola di Cinema e in particolare sognavo il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, che purtroppo per un certo periodo rimase chiuso, anche se successivamente fu riaperto. Intanto fui costretto a studiare da solo perchè le attività didattiche del Centro si erano appunto inceppate. Pertanto ho detto a Rosi che i due anni e mezzo dedicati a scrivere il libro insieme a lui, sono stati la mia vera scuola di cinema, quella che non avevo mai frequentato prima. Rosi mi ha infatti insegnato molte cose ed ho avuto l’occasione di conoscerlo meglio anche sul piano umano. Era un uomo molto rigoroso e in pochi sanno quanto fosse ”crudele” con sè stesso, ossia molto critico nei confronti di quei passaggi dei suoi film che non lo convincevano più.

Sul suo metodo di lavoro ho appreso ad esempio che per lui era molto importante l’analisi del contesto in cui si collocava la storia narrata. Sceglieva le ottiche per dare la maggiore importanza possibile al personaggio, ma senza perdere di vista il contesto. Era infatti convinto che un buon film è quello che non trascura il contesto, anche quando questo non sia visibile…Va in ogni caso conosciuto.  A tal proposito sosteneva anche che una sceneggiatura non si dovesse scrivere lontano dai luoghi del racconto. E nella stesura della sceneggiatura usava coinvolgere anche il direttore di produzione perchè riteneva che tale coinvolgimento lo responsabilizzasse molto di più. Credo che nessuno tranne lui abbia mai fatto una scelta del genere. Più in generale attribuiva fondamentale importanza alla conoscenza di tutto ciò che è funzionale alla storia da raccontare.

Con il film Salvatore Giuliano inventò una nuova grammatica cinematografica, tant’è vero che un critico francese scrisse che il cinema dopo questo film non sarebbe più stato lo stesso. Franco era molto attento al presente e ai suoi problemi politico-sociali ma il presente per lui serviva solo a dare uno spunto…infatti non gli interessavano gli “instant movie” perchè a suo avviso non reggono al tempo. Considerava l’inattaccabilità di un film ispirato a fatti di cronaca direttamente proporzionale alla distanza fra il fatto e la realizzazione del film. Osservando la società italiana riteneva che nel nostro paese le cose sarebbero cambiate solo in presenza di una rivoluzione dei processi educativi. Insisteva molto sul valore della scuola e anche sulla necessità che il cinema diventasse una materia di insegnamento.

Mi ha anche svelato qualche piccolo ‘segreto’ sui suoi film come ad esempio il fatto che il Lucky Luciano ripreso in contesti americani reali non era Gian Maria Volontè, ma lo stesso Rosi di spalle, poichè a Volontè era stato negato il visto a causa della sua ‘fede’ comunista. Insomma, posso dire che questi due anni e mezzo accanto a Rosi mi hanno cambiato. Il tempo trascorso ascoltando le sue parole è stato una vera full immersione nella filosofia e nell’estetica del cinema.”

Uno dei momenti centrali della attività di un regista e data dal rapporto con gli attori.  Ettore Scola ha chiesto a Carolina Rosi quale fosse l’approccio di suo padre rispetto a questo argomento: “Mio padre non ha mai creduto nel valore del provino…questo perchè aveva fiducia in se stesso e in ciò che avrebbe potuto ricavare da quel determinato attore…quindi il provino non gli serviva. Io invece, avendo fatto come attrice diversi provini nella mia vita,  mi sono spesso imbattuta in registi con una grande dose di insicurezza…”

L’incontro di Bari con Tornatore e gli altri ospiti ha offerto così alcuni piccoli ”spaccati” di un libro-intervista, qual’è Io lo chiamo Cinematografo di Tornatore e Rosi, le cui 469 pagine offrono un ritratto molto più dettagliato e complesso di un artista di cui certamente sentiremo la mancanza. In questo lavoro che è insieme una autobiografia ed un saggio critico, Rosi svela a Tornatore ed al lettore appassionato un mare di informazioni e di aneddoti  sui suoi film e sulla sua carriera di regista, senza tralasciare gli aspetti più intimi e privati di una vita vissuta con intensità e determinazione: dai tempi della Napoli anni ’30 “legata a doppio filo con il suo mare” al trasferimento nell’immediato dopoguerra in una città come Roma dove avrebbe coltivato la sua passione per il teatro e per la letteratura, ma pur sempre soggiogato dalla magia del cinema, destinato a diventare il suo mestiere. E del cinema di quei primi anni Rosi parla con particolare nostalgia: “Il cinema, allora, era una grande famiglia, è vero. C’era un rapporto di comprensione, anche di affetto. Poi ci sentivamo tutti parte di una grande avventura, far rivivere sullo schermo la vita.” 

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Al Bif&st il libro-intervista di Giuseppe Tornatore

Puglia - Al Bif&st Felice Laudadio, il regista Giuseppe Tornatore, il regista Ettore Scola, Carolina Rosi, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Al Bif&st il libro-intervista di Giuseppe Tornatore

Al Bif&st Felice Laudadio, il regista Giuseppe Tornatore, il regista Ettore Scola, Carolina Rosi, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Al Bif&st il libro-intervista di Giuseppe Tornatore

Al Bif&st il regista Giuseppe Tornatore, il regista Ettore Scola, Carolina Rosi, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

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Al Bif&st i registi Giuseppe Tornatore ed Ettore Scola, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

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Al Bif&st il tributo a Francesco Rosi con ospite il regista Giuseppe Tornatore, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

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Carolina Rosi, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

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Una fan di Tornatore in partenza per la Sicilia interrompe la conferenza per chiedere un autografo, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

Al Bif&st il libro-intervista di Giuseppe Tornatore

Giuseppe Tornatore, Ettore Scola e Carolina Rosi, Teatro Margherita, Bari – Ph. © Ferruccio Cornicello

 

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