di Redazione FdS
Quella che state per sfogliare è una delle collezioni più ricche di immagini che siano mai state dedicate ad una città-mito come Napoli. Essa va ad inserirsi in quel filone che già aveva avuto come opera di spicco il celebre e più ampio lavoro voluto dal re Ferdinando IV di Borbone nel 1782 quando, su suggerimento del marchese Domenico Venuti, decise di far ritrarre dal vero gli abitanti del Regno di Napoli nelle loro “fogge di vestire più caratteristiche”, per poi riprodurre le incisioni realizzate sui servizi di porcellana della Real Fabbrica di Capodimonte da egli stesso creata. Non meno impegnativa dal punto di vista delle energie organizzative ed esecutive profuse per produrla fu anche l’opera in due volumi “Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti” di cui andiamo oggi a parlarvi, la cui realizzazione fu coordinata da Francesco De Bourcard editore di origine napoletana ma di famiglia svizzera di Basilea (Burckhardt poi francesizzato in De Bourcard) particolarmente noto proprio in relazione a questa fondamentale opera di descrizione della città di Napoli e dei suoi abitanti.
Studioso appassionato della vita di questa straordinaria città-microcosmo, De Bourcard avrebbe dedicato circa vent’anni della propria vita, dal 1847 al 1866, per curare la composizione dell’opera che lo avrebbe immortalato e il cui primo volume comparve nel 1853. La pubblicazione è strutturata in una parte testuale e in una parte iconografica formata da 100 tavole ad acquaforte acquerellata e la peculiarità di entrambe le sezioni è quella di essere il frutto di autori di prestigio, sia come scrittori che come artisti. Tra i primi spiccano Giuseppe Regaldi, Carlo Tito Dalbono, Francesco Mastriani, Emmanuele Rocco, Emmanuele Bidera, Enrico Cossovich; mentre tra i secondi troviamo Teodoro Duclère, Teodoro Ghezzi, Tommaso Altamura, Nicola Palizzi ed il più celebre fratello Filippo Palizzi, il quale disegnò circa la metà delle tavole (ben quarantasette su cento). In queste deliziose immagini sono ritratti i personaggi tipici del popolo, gli antichi mestieri, le usanze ed un’ampia carrellata di feste popolari e religiose. Il tutto va ad illustrare in forma grafica i soggetti descritti nei capitoli. Vi diamo anche una descrizione fisica dell’originale: si tratta di due volumi in 8° grande, con bella legatura in pelle, ricche cornici decorate ai piatti, dorso a cordoni con decorazioni e titoli in oro, copertine figurate, pp. VII-XXIII, 324-340, e le magnifiche 100 tavole fuori testo incise all’acquaforte e colorate a mano raffiguranti “tutti quegli usi, costumi o scene popolari che, in Napoli e nei suoi contorni, si rendono affatto originali della nostra nazione” come recita il testo che le introduce.
PHOTOGALLERY 1 (v. le altre a fondo pagina)
Guardare oggi le immagini di quest’opera significa aprire una finestra su una Napoli ormai scomparsa, in cui bizzarri e affascinanti tipi umani si vedono spesso impegnati in mestieri di cui, almeno in alcuni casi, non si sarebbe neppure sospettata l’esistenza: dallo Zampognaro coi pupi (che suona con la bocca e aziona un teatrino di marionette col piede) al Galantarario (il venditore ambulante di articoli di merceria), al Banditore di vino (sorta di imbonitore alla Dulcamara), ai Viggianesi (gruppo di suonatori di vari strumenti fra cui l’arpa lucana di Viggiano), alla Venditrice di pannocchie arrostite di granturco, allo Scrivano pubblico (addetto alla stesura di documenti per conto del popolino analfabeta), all’Acquafrescaio (il venditore ambulante di acqua fresca), al Tronaro (il venditore di petardi, detti ‘troni’ cioè ‘tuoni’), e così via. Ma i mestieri non sono l’unica tematica delle tavole, comparendovi anche scene di vita popolare legate ad usanze o feste religiose, oppure figure popolari negative come i Camorristi, truci nella loro protervia, o scenette anche ironiche come la Salita al Vesuvio e la Discesa, con le guide alle prese con signori e signore ingessati in abiti eleganti come se stessero andando a una serata al San Carlo. Una Napoli rutilante di colori pur nella diffusa povertà del suo popolo, sempre distintosi per le sue mille risorse anche nelle peggiori circostanze. Una Napoli che lasciava sbalorditi, e a volte indignati, ma mai indifferenti, i mille visitatori stranieri calati fino alle sue latitudini per toccare con mano il mito di una città celebre in tutta Europa. Ora grazie alla British Library “questa” Napoli è a disposizione di tutti, anche dei lettori di FAME DI SUD.
“Usi e costumi di Napoli e contorni descritti e dipinti” è un’opera che ha avuto nel corso degli anni numerose ristampe, anche anastatiche e anche in tempi recenti, fra cui quella della stessa British Library che ha diffuso in Rete le immagini che qui pubblichiamo. La Biblioteca inglese ha ripubblicato l’opera, facilmente reperibile sui siti web di vendita di libri, nell’ambito della sua collana Historical Print Editions. Sul mercato antiquario sono invece reperibili sia esemplari originali delle tavole sia dell’opera intera a quotazioni di un certo rilievo.