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di Enzo Garofalo
Sopralluogo di Enzo Garofalo e Ferruccio Cornicello (autore delle immagini) | Difficoltà itinerario: medio-bassa
Partire dall’immagine fotografica di una chiesa di campagna e scoprire tutto il sorprendente mondo che la circonda. E’ quanto ci è accaduto di recente muovendo da uno scatto della piccola chiesa di S. Maria di Costantinopoli, nei boschi del borgo lucano di Castelgrande (Potenza), scatto dal quale è iniziato un viaggio alla scoperta di un paese che ha una vocazione naturale per l’astronomia vecchia di migliaia di anni.
Tale antichità ci riporta ad un misterioso monolite popolarmente noto come “Petra della Madonna” posto in contrada Cannalicchio nei pressi di una roccia di notevoli dimensioni e di una grotta, a breve distanza dalla chiesa, a sua volta immersa in suggestiva posizione nel cuore di un boschetto di querce vicino ad un torrente. Il monolite ha la peculiarità di essere sfiorato dal primo raggio di sole mattutino nel solstizio d’estate. Il tutto avviene in un’area che – come risulta da reperti trovati sul posto – fu sede di un villaggio di cacciatori, raccoglitori e pastori fra il periodo Proto-Appenninico (XVIII-XVII sec. a.C.) e quello Proto-lucano (VIII sec. a.C), sebbene non manchino anche tracce del periodo ellenistico riscontrate in frammenti di ceramica rinvenuti sul vicino Monte Giano. Questo farebbe pensare ad un possibile luogo di culto legato alla fertilità in un momento dell’anno astronomico considerato cruciale dalle popolazioni antiche. Da qualche anno Castelgrande ha riscoperto questo luogo senza tempo ed ogni estate rinnova con una speciale manifestazione l’antica suggestione del legame solstiziale fra cielo e terra.
Il legame coi solstizi si ritrova però anche nella attigua chiesa di S. Maria di Costantinopoli dotata nell’abside di una finestrella gnomonica da cui filtra un raggio di sole che al solstizio d’inverno colpisce un punto preciso dell’altare. La chiesa, a croce greca, sorge su uno sperone roccioso ai piedi del Monte Giano e il suo primissimo nucleo di matrice bizantina risale al IX sec. d.C. Il luogo è sede del culto della Madonna Nera, diffusosi prima in Oriente e poi nell’Italia meridionale, che la ricollega all’antico percorso di pellegrinaggio detto delle “Sette Sorelle” le cui tappe, in altrettanti santuari disseminati fra Basilicata, Campania e Puglia, richiamano la costellazione delle Pleiadi in antico legate anch’esse ai culti agrari di origine pagana.
Queste remotissime pratiche non esauriscono però il rapporto di Castelgrande con la volta celeste. C’è un’altra ragione per la quale il piccolo borgo lucano merita a buon diritto l’appellativo di paese-osservatorio. La sua straordinaria posizione arroccata a 950 metri sul livello del mare e la disponibilità del cielo più terso d’Italia, gli ha infatti permesso di ridiventare – a distanza di migliaia di anni da quelle remote osservazioni – luogo di interesse primario per lo studio del cielo. Invidiabile vedetta sulla Valle del Marmo, Castelgrande quasi mai è avvolto dalla nebbia, che solo a momenti arriva a lambirlo creando scenari surreali, con fughe di monti in successione le cui vette spuntano come magiche apparizioni sulla linea dell’orizzonte. Già a metà del secolo scorso gli astronomi s’accorsero di questa prerogativa di Castelgrande, per cui alla fine degli anni ’60 si ipotizzò di costruirvi l’Osservatorio Astronomico Nazionale.
L’interesse divenne internazionale nei primi anni ’70 quando qui giunsero studiosi dell’Osservatorio di Edimburgo che in località Palazzulo installarono un piccolo telescopio, mentre un gruppo di scienziati provenienti da Arcetri (Firenze) si posizionarono sul Monte Toppo, lì dove esattamente il 21 febbraio 1973 un’apposita commissione dispose venisse eretto l’Osservatorio Astronomico Nazionale. La stazione funzionò ininterrottamente fino al 15 dicembre 1974 ma poi il progetto si interruppe. Fu grazie al Consiglio Comunale di Castelgrande e all’interessamento dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte, se nel ’91 riuscì a riavviarsi il progetto che, oggi, vede la presenza – in località Toppo, a 6 km dal centro del borgo – di uno degli osservatori più grandi d’Italia dotato di telescopio TT1 progettato dai tecnici di Capodimonte e munito di uno specchio di 156 centimetri. L’osservatorio del monte Toppo è sede del SINGAO (Southern Italy Neutrino and Gamma Observatory), primo centro internazionale in Italia per esperimenti in astrofisica.
L’Osservatorio, di proprietà del Comune, s’erge imponente a 1250 metri di altezza, solitario sulla pietrosa sommità, sotto l’occhio vigile dei falchi che planano lievemente adagiati ad ali spiegate sulle correnti. Il sibilo del vento corre fra l’erba ed i cespugli di ginestra e rosa canina che qui sono praticamente endemici. Intorno lo sguardo spazia a 360° su un paesaggio incantevole fatto di cime montuose in serrata successione i cui netti contorni spesso trascolorano in uno sfumato azzurrino degno d’un pennello leonardesco. A volte la sequenza di monti s’interrompe in spaccature scenografiche che come un sipario s’aprono su retrostanti vette, perse in evanescenti brandelli di vapore acqueo. In particolare sono da qui visibili più di 20 paesi e il suggestivo complesso vulcanico del Monte Vulture. Nell’arco dell’anno il paesaggio si veste via via di colori diversi, dal candore assoluto della neve che d’inverno a queste altezze è quasi una costante, fino alle diverse gradazioni di verde, di rosso e di giallo nel periodo che va dalla primavera all’autunno.
Dopo una drastica riduzione delle attività scientifiche dovute ai tagli alla ricerca, l’Osservatorio Astronomico sul Toppo di Castelgrande si accinge finalmente a vivere una nuova stagione perché fra pochi mesi entrerà in funzione la nuova struttura destinata alla ricerca ed alla mappatura dei detriti spaziali, che orbitano in gran quantità intorno alla Terra, rischiando di collidere con i satelliti legati a numerose attività terrestri. Il progetto denominato “Castelgauss” vede la partecipazione, tra l’altro, dell’Università la “Sapienza” di Roma e del Keldish Institute di Mosca. Inoltre alcuni borsisti svolgeranno attività di ricerca ‘in residence’ che li vedrà appunto presenze stanziali all’interno della struttura scientifica.
Nel rapporto fra Castelgrande e l’astronomia, un ruolo di primo piano è svolto anche dall’Osservatorio per Astrofili “Annibale De Gasparis” (astronomo abruzzese con alti incarichi a Napoli, Torino e Modena, scopritore di numerosi asteroidi e sposato a Castelgrande), in località Accolta, dotato di un telescopio didattico con uno specchio di 40 cm. di diametro, finanziato nel contesto dell’iniziativa comunitaria LEADER, e affidato in gestione alla Pro-loco presieduta dall’attivissimo Nicola Paradiso (per info: 339.7929376). Qui è possibile fare diretta ed emozionante esperienza delle meraviglie della volta celeste. Non a caso sono sempre di più gli appassionati e le scolaresche che chiedono di poter fruire di questa struttura.
Ma se l’astronomia è un forte motivo di richiamo per questo nido d’aquila che è Castelgrande, non si può trascurare il suo affascinante impianto urbanistico che lo vede abbarbicato su una rupe posto a guardia dei confini fra la Basilicata e la provincia di Avellino. In origine il borgo fu un castello (forse longobardo) legato nei secoli al nome di potenti famiglie, come quella dei Conti di Balvano a cui appartenne in età normanno-sveva; intorno ad esso ben presto si costituì un nucleo abitativo che andò accrescendosi col trascorrere del tempo. Oggi, nonostante le dure prove a cui il paese è stato sottoposto da guerre e terremoti (ultimo quello del 1980, in occasione del quale Castelgrande ha ricevuto la Medaglia d’Oro al Merito Civile), che hanno determinato più volte interventi ricostruttivi, conserva un assetto suggestivo sia per la sua postazione panoramica sia per il gradevole andirivieni di vicoli e scale che costeggiano palazzotti dagli antichi portali blasonati e case semplici che raccontano del passato agricolo e pastorale della gente del posto.
Uno dei fulcri del centro storico è la Chiesa di S. Maria Assunta in P.zza Matteo Cristiano (rivoluzionario locale che nel ‘600 si oppose eroicamente, ma invano, agli occupanti spagnoli), edificio a tre navate del 1631 distrutto dal terremoto del 1980 e ricostruito per essere riaffidato al culto dei cittadini. Al suo interno sono conservate alcune pregevoli opere come la tela della Presentazione del Bambino e Ss. Giovanni e Anna (XVII secolo), un coro ligneo del 1701 e la scultura lignea di S. Sebastiano (XVIII secolo), di autore ignoto. A prendersi cura con passione del borgo e dei suoi 988 abitanti è il sindaco Domenico Alberto Muro che con la sua giunta composta da due donne (il vice-sindaco Maria Vita Angela Masilotti e l’assessore Annunziata Sarangelo) e i quattro membri del consiglio comunale, si sta impegnando molto per valorizzare il più possibile il patrimonio culturale e ambientale di Castelgrande. Una delle ultime iniziative del Comune è l’approvazione del progetto “Bloc Scouting Boulder Area Agrifoglio”, che prevede l’individuazione di aree rocciose – fra le tante presenti sul territorio – su cui poter svolgere attività di bouldering ossia di arrampicata libera.
E a proposito di patrimonio ambientale, va detto che la caratteristica principale del territorio di Castelgrande è quella di conservare ancora un ambiente incontaminato e ricco di biodiversità, tutto da scoprire attraverso percorsi trekking da effettuarsi con facilità fra monti, gole rocciose e torrenti, magari iniziando dai folti boschi che circondano il paese (ad es. quelli del Monte Giano), dove ci si può soffermare nelle stagioni giuste a raccogliere fragole, funghi e origano, fino ad inoltrarsi lungo gli straordinari scenari più brulli e rocciosi che si possono ammirare lungo le pendici del Monte Toppo, sulla cui alta cima sorge l’Osservatorio. Tanta ricchezza naturalistica ha un testimonial d’eccezione in un insigne castelgrandese, ossia Guglielmo Gasparrini, uno dei botanici italiani più importanti dell’800, che lavorò al prestigioso Orto Botanico di Napoli e fu anche un erudito latinista. Diventato noto per essere stato il primo ad aver chiarito il meccanismo della caprificazione del fico, fu chiamato a insegnare Anatomia e Morfologia Vegetale all’Università di Pavia, ateneo di cui fu anche Magnifico Rettore. A lui sarà intitolato un giardino botanico ancora in via di progettazione, del quale abbiamo visitato il sito.
Castelgrande si profila così come il luogo ideale per chi voglia trascorrere un week-end a pieno contatto con la natura, apprezzando una semplicità e un’autenticità che si esprimono anche nella gustosissima cucina tradizionale del luogo, fatta di materie prime di altissima qualità: dalla carne, alle verdure, ai latticini, come il magnifico caciocavallo prodotto con il profumato latte delle mucche che pascolano libere per i pendii erbosi dei dintorni.
Poche e semplici ma attrezzate sono le strutture ricettive del borgo, fra le quali l’Hotel Ristorante Mizar (dall’ottima cucina tradizionale), in via Gaetano Federici 14, e le case-vacanze per gruppi autogestiti Casa Naturando e Casa Estia. A cinque minuti dal centro storico vi è poi il Centro Sportivo Galaxy (Info: 347.473.9157 – web site) che ospita due grandi piscine scoperte per il periodo estivo oltre a campi da volley, tennis, calcetto e una palestra coperta.
Info pratiche | Vestiario: Siccome vi state recando in montagna, dove il clima è più mutevole, munitevi di abbigliamento a strati con giacca a vento, scarponi da trekking, guanti e berretto. Attrezzatura consigliata: binocolo, macchina fotografica, zaino, ombrello parasole, kway.