“Strong nose, bitterness at the beginning coming through. Soft and smooth and very nicely balanced with a herbal finish”
World Liqueur Awards
di Redazione Fds
Atmosfere rétro e un’aura leggendaria circondano il liquore che a fine aprile si è aggiudicato il primo posto ai World Liqueur Awards di Londra, competizione facente parte dei World Drinks Awards, i premi che selezionano il meglio di tutti gli stili di bevande riconosciuti a livello internazionale. Il liquore di cui vi parliamo ha vinto nella duplice categoria di “Miglior liquore alle erbe” e “Miglior liquore del mondo”portando la Calabria e l’Italia al top internazionale del settore. Si tratta dell’amaro “Jefferson”, prodotto in Calabria da Ivano Trombino, patron del Vecchio Magazzino Doganale, giovane realtà imprenditoriale di Montalto Uffugo, cittadina collinare in provincia di Cosenza dove ha sede il laboratorio di produzione (l’imbottigliatura avviene in Piemonte, presso l’Antica Distilleria Quaglia di Castelnuovo Don Bosco, AT). Di leggendario – ma al tempo stesso reale, perché trattasi di memorie di famiglia – intorno a questo liquore, c’è la storia che precede di oltre un secolo la sua nascita. E’ la storia di Raffaele Trombino e di suo figlio Egidio, rispettivamente bisnonno e nonno di Ivano, 44 anni, esperto di botanica, impegnato nello studio dei biotipi delle piante calabresi, ma da circa un ventennio anche esperto di liquori, al punto da diventare un affermato professionista del settore.
E’ il lontano 1871 e Raffaele, detto ‘u Giocondo, gestisce uno spaccio nelle campagne dell’entroterra ovest della Valle del Crati, a non molta distanza da Sartano (frazione di Torano Castello), località d’origine dei Trombino. Il Vecchio Magazzino Doganale – questo il nome dello spaccio – era uno di quelli tipici dell’epoca, dove avresti potuto trovare di tutto, dai chiodi al cordame, alle spezie, a generi alimentari di prima necessità. In una data non meglio precisata, mentre nel resto d’Europa iniziava a soffiare il vento ottimista della Belle Epoque, allo spaccio si presentarono tre americani – Jefferson, Gil e Roger – provenienti dalla costa tirrenica calabrese di Fiumefreddo Bruzio (Cosenza), dove erano approdati pare a seguito di un naufragio. Erano arrivati in Italia dopo un viaggio da Panama a Genova per consegnare un carico di alcol di canna, ma si erano poi fermati nel nostro Paese a svolgere i loro traffici.
Durante una delle loro puntate lungo le coste italiane, subirono in Calabria un naufragio in cui persero tutto per cui decisero di incamminarsi verso l’interno: fu un percorso lungo e accidentato ma tale da farli innamorare della terra che attraversarono. Arrivati per caso allo spaccio di Raffaele, decisero di piantare le tende e di intraprendere con la sua collaborazione un’attività di export di prodotti del territorio. Di questi ospiti inattesi, Ivano è riuscito – grazie sempre ai ricordi trasmessi in famiglia dal bisnonno e dal nonno, che a quel tempo era un bambino – a trovare traccia fino alla fine degli anni ’10 del Novecento. Poi più nulla. Questa storia, finita a lungo nell’oblio, è riemersa non molto tempo fa quando Ivano e suo padre si sono messi sulle tracce di nonno Egidio del quale non si erano avute più notizie fin dagli anni ’50, dopo un suo viaggio a Rio de Janeiro alla ricerca di un lavoro come barbiere o calzolaio. Infatti dalle memorie parentali più remote, come dalle acque di uno stagno improvvisamente smosse, è inaspettatamente riaffiorato il ricordo di quella storia di 147 anni fa. E oltre a quanto già raccontato, si è in particolare appreso che dei tre americani, Jefferson era quello che più si intendeva di bevande alcoliche al punto da prepararne una – amatissima dal gruppo di amici – a base di alcuni ingredienti che oggi ritroviamo nel premiato liquore a lui dedicato: bergamotto, rosmarino e origano.
Una storia d’avventura e di amore per la terra calabra e i suoi frutti che non poteva non ispirare una persona creativa come Ivano Trombino, appassionato della propria terra e di ciò che il suo ferace territorio è in grado di offrire. Tutto evoca la storia che vi abbiamo raccontato: dal nome dell’azienda, che riproduce quello dell’antico spaccio del bisnonno di Ivano, a quello del liquore vincitore della competizione internazionale, al nome di altri due liquori che richiamano gli allegri compari di Jefferson: il Roger 1871, amaro extra strong realizzato con erbe selezionate, estratti di agrumi calabresi e infuso di bergamotto (tiratura 2017: 3600 bottiglie), e il Gil, un’authentic rural gin a base di ginepro e limone IGP di Rocca Imperiale, uniti al bergamotto e ad altre botaniche (tiratura 2017: 4358 bottiglie); c’è anche in versione torbata, ottenuta bruciando il ginepro con torba proveniente dalla Sila (Lago Cecita) che gli conferisce un piacevolissimo retrogusto affumicato.
Ma veniamo al Jefferson – Amaro Importante, SINCE 1871, superstar del momento: un liquore di fascia alta “intenso all’olfatto, con un sentore amaro all’inizio che passa. Morbido, liscio e molto ben equilibrato, con un finale a base di erbe”, come recita la motivazione del premio ricevuto. Dotato di un gusto mediterraneo che si lascia apprezzare sia a temperatura ambiente sia freddo, è a base di agrumi del territorio come le arance amare e dolci di Bisignano, il limone IGP di Rocca Imperiale e il bergamotto di Roccella Jonica, e contiene varie altre botaniche fra cui figurano l’origano di Palombara e il rosmarino di Montalto Uffugo, in memoria del liquore creato dall’antico marinaio americano vissuto in Calabria. Accanto all’amaro, troviamo poi – nella classica bottiglia farmaceutica con contagocce – la Jefferson Tintura Importante Extra Strong, realizzata con le sole tinture madri usate per creare l’amaro e utilizzabile come aromatizzante nei drink, soprattutto nei grandi classici. “Produco l’amaro Jefferson da due anni e un mese – ci dice Ivano – cioè da quando è nata la mia azienda, ma dietro c’è un intenso lavoro di ricerca e sperimentazione durato almeno cinque anni e svolto avendo sempre come obiettivo un liquore che fosse naturale ed autentico come questo territorio, la Calabria”. Un lavoro peraltro premiato dalla positiva risposta del mercato sul quale nel 2017 Vecchio Magazzino Doganale è stato presente con una produzione di 12 mila bottiglie, con un trend di crescita esponenziale dopo il conferimento del riconoscimento.
E a proposito del premio vinto è curioso ricordare come la partecipazione di Vecchio Magazzino Doganale ai World Liqueur Awards sia avvenuta in modo quasi fortuito: “Non avevamo nemmeno intenzione di partecipare – racconta divertito Ivano Trombino – ma alla fine abbiamo deciso di farlo incoraggiati da Fabio Torretta, marketing manager de La Compagnia dei Caraibi che distribuisce i nostri prodotti. E’ stato un modo per mettere un po’ alla prova noi stessi e misurare il valore del nostro amaro in un confronto internazionale. Ci siamo così lanciati senza neanche preoccuparci troppo se l’etichetta della bottiglia fosse del tutto a posto, ma evidentemente i giurati hanno scelto di dar peso al valore intrinseco del contenuto, premiando la qualità delle materie prime provenienti dal nostro territorio e della loro lavorazione”.
Il legame con il territorio è il leit motiv della nostra chiacchierata con Ivano, che ha scelto con determinazione di rimanere in Calabria e di ritornare in qualche modo alla terra diventando ambasciatore e promotore del migliore utilizzo degli ingredienti autoctoni nella produzione di liquori e in quella speciale ”arte” che viene definita mixology, ossia la preparazione di cocktail con movimenti eleganti e basata sulla misurazione attenta degli ingredienti: “Posso dire con orgoglio – aggiunge Ivano – di aver creato la mia realtà da solo, senza sostegni pubblici, per cui il mio motto è diventato “all’inaugurazione della mia azienda il nastro l’ho tagliato io”. Ed è stato davvero un onore per me essere riuscito a portare in alto il nome della Calabria e dell’Italia ai World Liqueur Awards, prevalendo su etichette provenienti da ogni angolo del Pianeta. Questo prestigioso premio, e il grande riscontro che ne sta conseguendo, non può che rappresentare uno stimolo a fare di più e meglio al fine di dare sempre più valore alle straordinarie risorse di questa terra, a dispetto di chi la considera un luogo da cui fuggire”. E alle risorse naturali della terra di Calabria si ispira, idealmente a materialmente, anche il nuovo progetto che Ivano ha in cantiere e del quale ha voluto darci una piccola anticipazione: ossia la nascita di un orto botanico su una superficie di 18 mila metri quadri in territorio di Montalto Uffugo, una realtà inedita per questi luoghi che non mancherà di far parlare di sé.
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