di Roberto Sottile*
“La ceramica è metafora della trasformazione dell’essere dal basso verso l’alto, parte dalla terra, attraversa l’acqua e l’aria per poi sopravvivere al fuoco.” Designer, Artista, ma prima ancora Artigiano, per cogliere l’essenza della ricerca di Claudio Pulicati bisogna tracciare il campo d’azione, il perimetro, dove si compie questo lungo e complesso processo di creazione artistica, che fa di Claudio tante cose messe insieme, che conferiscono alle sue ceramiche un gusto estetico essenziale, rendendole al tempo stesso oggetti quotidiani e opere di design ottenute con la sperimentazione ed innovazione di tecniche di lavorazione ceramica antiche. Il risultato sono ceramiche che diventano custodi, per utilizzare le stesse parole di Claudio, “dell’essenza dell’Isola d’Ischia”, dove vive e lavora.
Formatosi a Napoli prima, presso l’Università ‘Federico II’ come Architetto di interni, e successivamente a Firenze in artigianato, la sua strada lo condurrà ad immergersi come egli stesso scrive “nell’universo della ceramica”. Sono anni questi fondamentali per la ricerca di Claudio, che diventa compiuta e matura, riuscendo, con continue sperimentazioni capaci di esaltare la materia, a proporre una ricerca dinamica, attuale, caratterizzata da un linguaggio di tradizione fortemente contemporaneo.
Per alcuni anni lavora come assistente all’interno del prestigioso laboratorio del maestro Alessio Sarri, affinando sempre più la sua ricerca e specializzandosi nell’esecuzione di particolari tecniche legate alla manifattura ceramica per realizzare prodotti ideati da noti architetti e designer di fama internazionale, tra cui Ettore Sottsass, James Irvine, Matteo Thun, Gumdesign, Analogia Project e molti altri.
“Vorrei – scrive Claudio Pulicati – che le mie ceramiche abitassero le case delle persone, scegliendole come compagne di vita, amiche confortevoli della quotidianità, spiritelli della memoria con i quali è facile giocare, senza sapere perché siano state fatte, né da chi, ma che sentendole necessarie ci si rispecchiassero volendole bene.”
Le sue creazioni, prodotte sull’Isola d’Ischia, prima colonia greca d’Occidente, esaltano ed idealizzano la storia millenaria dell’Isola, e le sue ceramiche sono il risultato perfetto, romantico e razionale al tempo stesso, di questa grande storia che Claudio ha ereditato dalla sua terra, e ci tramanda attraverso un lavoro costante di sperimentazione, che significa prima di ogni altra cosa mettersi in gioco, sfidare la materia, affinare le tecniche di lavorazione, e rendere ogni oggetto-opera testimonianza e memoria.
“Le ceramiche di questo tipo – scrive ancora Claudio – sono una grande sfida, sono racconti di polveri, pigmenti, superfici trasparenti, opacità, spessori. La ricerca del colore brillante lascia con il fiato sospeso. Stendere il colore con cura e pazienza prima di rimettere tutto nel forno. È un’emozione che sfocia spesso nella disperazione, la suspense del risultato non è per cuori deboli. Ma la meraviglia di quando tutto riesce più bello di quanto non hai immaginato è impagabile.”
La meraviglia e lo stupore è lo stato d’animo con cui si entra in contatto con i lavori di Claudio Pulicati. La speciale lanterna Febe, di grandi dimensioni, oppure opere come Talassa, Meti, Sia, Caos e Gea, esposte nell’Isola dei Vasi, mostra personale presso il Museo del Presente di Rende (Cosenza), ci raccontano di una ricerca vibrante e raffinata. Invincibile, come la forza del fuoco dell’Isola d’Ischia, e nello stesso tempo fragile. Un dualismo che viene esaltato da forme e colori che dialogano con la luce per trasfigurarsi in materia che prende forma, che alla vista e al tatto sublimano i nostri sensi.
Nessuno si sorprenderebbe nel vedere le ceramiche di Claudio spiccare il volo nei paesaggi dell’Isola d’Ischia, oppure immergersi ed affiorare nelle acque del mare, poiché ogni lavoro dato alla luce rappresenta un dialogo, una storia che sta per compiersi che ci viene raccontata con la promessa di custodirla e tramandarla. Sono ceramiche nelle quali Claudio trasmette tutto il DNA di quell’umanità “a colori”, che ha determinato storia, usi, costumi e bellezza di un sud straordinariamente vivo.
Una ricerca quella di Claudio Pulicati, che per essere compresa fino in fondo, necessità non solo dell’incontro visivo con le ceramiche, per assaporarne al meglio colori e forma, ma fondamentale è l’incontro fisico, intimo con ogni opera, capace di far scaturire sensazioni contrastanti. Bisogna, in definitiva, farsi coraggio. Bisogna toccarle.
Per fare ciò, per esempio, Claudio ci ricorda che “Gea è un vaso monofiore caratterizzato da una spessa corazza, una pelle ruvida ed aspra, apparentemente insensibile alla vita, ma che può nascondere un alveolo fiorito.” Gea è un vaso, un semplice vaso con una funzione che tutti quanti conosciamo, dove il concetto di semplicità nella poetica di Claudio non deve far pensare ad una ‘diminutio’ ma al contrario assume un ruolo fondamentale, che ci restituisce l’essenza stessa della materia plasmata e della sua funzionalità. Un vaso, un’opera d’arte, una creazione artistica che tra le mani nude diventa un “altare”, custode e testimone del lavoro, delle visioni e delle conoscenze dell’artigiano.
Claudio Pulicati lavora la materia, ne accetta le sfide, dialoga e fonde miti e tradizioni che rinascono in nuove forme ceramiche che conquistano lo spazio, si bagnano di colore e si inebriano di luce. L’argilla, terra da vaso, dalla quale nascono le sue ceramiche è sua alleata e al tempo stesso terra di conquiste da percorrere con abilità per riuscire a raccontare nuove storie.
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Info: CERAMICA D’AUTORE – CLAUDIO PULICATI SITO WEB
*Critico d’arte e curatore
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