Il cognome del nostro lettore Andrea Martini di Cigala – “fotografo per diletto” –riporta ad una antica famiglia presente soprattutto in Toscana e in Piemonte, ma il legame di Andrea con la Calabria per parte di madre ha quella stessa intensità a cui alludeva Corrado Alvaro quando scrisse che per quanti hanno sangue calabrese nelle vene, la Calabria è qualcosa che vive dentro “allo stato di ricordo, di leggenda dell’infanzia”. E davvero leggendaria è l’immagine che della Calabria riescono a trasmettere le foto di Andrea, soprattutto nella loro capacità di rappresentare con forza lo straordinario dominio di una natura sontuosa e a volte aspra, ma sempre avvolta da quell’aura mitica di cui tanti visitatori del passato subirono il fascino, come testimoniano i loro diari di viaggio. E’ il caso ad esempio dell’artista inglese Edward Lear, autore di un delizioso “Diario di un viaggio a piedi in Calabria” edito nel 1852:
“Il nome di Calabria in se stesso ha non poco di romantico. Nessun’altra provincia del Regno di Napoli offre tale interesse promettente o ispira tanto prima di avervi messo piede. “Calabria!”, appena il nome è pronunziato, un mondo nuovo si presenta alla nostra mente, torrenti, fortezze, tutta la prodigalità dello scenario di montagna, cave, briganti e cappelli a punta, la signora Radcliffe e Salvator Rosa, costumi e caratteri, cupezze e magnificenze senza fine! “
La Calabria, come ci mostrano le immagini di Andrea Martini di Cigala, è una terra dai molti volti, così diversi e contrastanti da aver fatto dire a Guido Piovene, autore di un fortunato Viaggio in Italia (1957), che “la Calabria sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme.” E a noi di Fame di Sud, piacerebbe che man mano questi volti – gli unici davvero autentici della regione – riuscissero ad emergere, e con essi l’orgoglio di una terra ricca di storia, di bellezze naturali e di qualità umane, che potrebbero diventare cento, mille volte più potenti di quell’immagine negativa che oggi tutti conoscono e che purtroppo – nella sua inesorabile realtà, e qualsiasi ne siano le cause – non ammette sconti. Sarebbe finalmente la concretizzazione delle parole pronunciate negli anni ’90 da un grande calabrese come il compianto Gianni Versace, parole che suonano ancora come un condivisibile auspicio: “i calabresi vivono una realtà aspra, crudele a volte; ma ritengo sia l’ora di ribellarsi ad essa e a quel complesso d’inferiorità di cui la maggior parte di loro è spesso vittima.”
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