di Redazione FdS
Nata nel 1890 come tratto ferroviario a binario unico a scartamento ridotto con trazione a vapore, la Circumvesuviana univa Napoli e Ottaviano, ma nel tempo il suo tragitto si è progressivamente esteso arrivando oggi a servire la zona orientale e meridionale dell’Area metropolitana di Napoli per circa 142 km, distribuiti su 6 linee e 97 stazioni, fra le quali la più nota ai non autoctoni è senza dubbio la “Pompei Scavi-Villa dei Misteri”. La novità è che dal 17 dicembre è entrato in servizio il primo dei quattro treni muniti della cosiddetta “livrea d’arte”, ossia quella speciale pellicola adesiva grazie alla quale i vagoni sono stati istoriati con paesaggi e volti di una ricca serie di personaggi del Mito, della Storia e della Letteratura, che hanno avuto a che fare con il Vesuvio e con l’ampio territorio sul quale la rete circumvesuviana traccia i suoi percorsi da oltre cento anni. Il servizio è partito con i treni destinati alle località turistiche, compresi i treni charter speciali, e proseguirà con ulteriori treni sottoposti a restyling che le imprese vincitrici di gara hanno l’obbligo assoluto di consegnare nel 2019, oltre ai nuovi treni da acquistare con una gara appena partita.
Il primo volto è quello antichissimo e mitico di Ercole, ripreso dalla celebre scultura appartenuta ai Farnese e oggi in mostra al Museo Archeologico di Napoli. A lui si credeva fosse consacrato il vulcano dopo la vittoria riportata contro un demone lungo le sue balze; alle sue spalle tralci e grappoli suggestivi di vitigno Piedirosso, a ricordare come il Vesuvio prima dell’eruzione del 79 d.C. fosse considerato null’altro che un grande monte dai pendii ricoperti di vigne. C’è poi Plinio il Vecchio, il più importante testimone e vittima di quella catastrofe, che partendo da Castellammare di Stabia su un’imbarcazione della flotta romana volle, per indomito spirito scientifico, osservare l’evento che spaccò il vulcano in Vesuvio e Monte Somma, riversando la sua lava sul territorio come si vede nell’illustrazione.
Con un balzo di molti secoli, troviamo l’introduzione alla storia antica di Somma Vesuviana e del suo comprensorio attraverso la figura di Lucrezia d’Alagno, la preferita di re Ferdinando d’Aragona; quindi un richiamo a vicende intrise di amore, avvolte nel profumo inebriante delle gustosissime ciliegie del Monte, intorno ad un Palazzo che ospitò anche l’immortale Totò. Nella zona intermedia della grande composizione grafica c’è poi il re Carlo III di Borbone che dominò la metà del Settecento a Napoli e non solo. Tra le sue innumerevoli e preziose realizzazioni la Reggia di Portici, sontuosa dimora vesuviana che diede il via alla costruzione di una sequenza di splendide dimore nobiliari, nota come il Miglio d’Oro, tra le quali spicca Villa Campolieto.
“Con un pennacchio di fumo sul cocuzzolo” il Vesuvio apparve a Wolfgang Goethe quando ne risalì la mole maestosa e terribile, fumante e spettacolare; il medesimo vulcano che aveva distrutto e sepolto Ercolano, Pompei ed altri siti, proprio allora lentamente ritornati alla luce. Un Vesuvio che distrugge e che crea, secondo il ritmo secolare della vita stessa dei vesuviani, così come sulle antiche lave diventate terra le ginestre tornano a prendere vita, luminose e odorose, ad ispirare l’animo inquieto e sensibile di Giacomo Leopardi.
Un territorio unico, questo vesuviano, che ha visto nascere il primo studio sui vulcani nel mondo, grazie a Luigi Palmieri, direttore dell’Osservatorio del Vesuvio, luogo di ricerca, sperimentazione e scoperta, presto supportato dall’unico impianto di risalita esistente su un vulcano attivo, la celebre Funicolare. Questo sistema di trasporto ferrato fu promosso con un motivetto che divenne celebre tra fine Ottocento e inizio Novecento, grazie alle parole napoletane musicate da Luigi Denza di Castellammare di Stabia, nei cui Regi cantieri navali circa cinquant’anni dopo sarebbe stato costruito il superbo veliero Amerigo Vespucci, la nave-scuola per l’addestramento di allievi ufficiali, in quelle stesse acque che videro approdare il prode Plinio il Vecchio.
All’altro capo del comprensorio vesuviano c’è San Giorgio a Cremano a far da essenziale cerniera con l’estensione orientale di Napoli, da dove trae origine anche la ferrovia Circumvesuviana; un luogo il cui carattere, linguaggio e malinconica ironia, sempre in equilibrio tra distruzione e rinascita, diventano icone nella comicità di Massimo Troisi.
Insomma il territorio vesuviano, tra castagneti e vaste pinete, custodisce un patrimonio plurimillenario, ereditato da gente animata da un fortissimo senso di appartenenza, vissuto con una certa serenità, sebbene i piedi poggino precariamente su questa meraviglia irrequieta, il Vesuvio, che insieme a tutti i personaggi che l’hanno vissuto ed amato “è della gente che gli dorme sul cuore” come scrisse la poetessa torrese Maria Orsini Natale. Non rimane che augurarsi che ‘a Muntagna non decida di rimettere in discussione questo antico legame e che la suggestiva ”livrea d’arte” sia l’introduzione anche a una rinnovata stagione di efficienza del servizio ferroviario.
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